Come ogni anno, il calendario degli eventi sul fronte del contemporaneo in Italia si inaugura con Arte Fiera – la più longeva tra le fiere nazionali, alla quarantaquattresima edizione, diretta, per la seconda volta, da Simone Menegoi – in concomitanza della quale la città felsinea esplode in un ricco programma di mostre e incontri. Dal 17 al 26 gennaio, ART CITY Bologna, l’Art Week coordinata dall’Area Arte Moderna e Contemporanea | Istituzione Bologna Musei, sotto la guida di Lorenzo Balbi, mette in rete centinaia di manifestazioni, suddivise in un Main program, ad ingresso gratuito, e in una sezione ART CITY Segnala. Coinvolte istituzioni pubbliche e gallerie, fondazioni e realtà non profit: le tendenze – si legge nel comunicato – sono la prevalenza di artiste donne, il confronto intergenerazionale e l’ampio spazio riservato alla pittura. Per orientarsi tra le numerose sedi, abbiamo stilato una selezione degli appuntamenti – per noi – da non perdere. Il palinsesto completo, lo si può invece visionare sul sito di Art City.
Muntadas. Interconnessioni
A cura di Cecilia Guida e Lorenzo Balbi
17 gennaio – 22 marzo 2020
Villa delle Rose, Via Saragozza 228/230, Bologna
Prima personale in un museo italiano di Antoni Muntadas (Barcellona, 1962), pioniere della Media Art, che ha esposto al MoMA di New York, al Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía di Madrid, al Museu de Arte Moderna di Rio de Janeiro (tra gli altri) e partecipato alla VI e alla X edizione di Documenta a Kassel (1977, 1997), alla Whitney Biennial of American Art (1991) e alla 51a Biennale di Venezia (2005). L’antologica presenta 21 lavori, dai primi anni Settanta a oggi, esplorandone i temi ricorrenti nella ricerca: globalizzazione, capitalismo transnazionale, la nozione di dispositivo, la relazione pubblico/privato, i rapporti tra monumenti e memoria, le “microfisiche” del potere, la circolazione delle informazioni, l\’immaginario politico veicolato dai media. Attraverso fotografia, video, pubblicazioni, web e installazioni, il percorso a Villa delle Rose – che inaugura il 17 gennaio alle ore 18.30 – perlustra la complessità del presente e analizza in maniera approfondita le contraddizioni del sistema.

3 Body Configurations. Claude Cahun, VALIE EXPORT, Ottonella Mocellin
A cura di Fabiola Naldi e Maura Pozzati
18 gennaio – 18 aprile 2020
Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Via delle Donzelle 2, Bologna
3 Body Configurations approfondisce un ambito della storia dell’arte del ‘900 caratterizzato dall’uso di dispositivi extra artistici quali il corpo, la fotografia e la performance, confrontando il lavoro di tre autrici che hanno messo al centro della propria ricerca l’identità e il rapporto fra sè e lo spazio dell’architettura, della natura e dell’illusione. Per la prima volta in Italia sono esposte 38 immagini di Claude Cahun (Nantes, 1894 – Saint Helier, 1954), presenza fondamentale nella Parigi Surrealista, nei cui scatti maschile e femminile si offrono insieme, oltre i confini di genere. VALIE EXPORT (Linz, 1940) è una delle figure più importanti delle Seconde Avanguardie del XX Secolo. Nella propria pratica ideologica, politica e concettuale evoca la connessione tra il linguaggio del corpo e l’ambiente urbano, interrogandosi sul posto delle donne nel campo pubblico. Ottonella Mocellin (Milano, 1966), infine, si avvale di installazioni, video, fotografie e performance, indagando i conflitti, le emozioni, il dialogo all’interno delle relazioni umane.
Jimmie Durham. Un’altra pietra
A cura di Denis Isaia
18 gennaio – 29 marzo 2020
Kappanoun, Via Imelde Lambertini 5, San Lazzaro di Savena (BO)
Saggista, poeta e artista, Jimmie Durham (Arkansas, 1940) alterna scultura, disegno, video e installazioni. Per la mostra a San Lazzaro di Savena il focus è incentrato, come suggerisce il titolo, sul sodalizio con la pietra, materiale legato al suo vissuto personale: inizia infatti a usare questo elemento in Giappone, nel carcere di Yokohama, quando come detenuto è chiamato a spaccare massi per scontare la propria pena. Provenienti da collezioni private italiane, le opere esposte pongono l’accento sul vitalismo primigenio che ne nutre la pratica, costruendo una narrazione del presente più libera di quella raccontata dalla storia della civiltà. Vincitore del Leone d\’Oro alla carriera della Biennale di Venezia 2019, Durham ha esposto nelle principali manifestazioni e musei internazionali: alla Biennale di Venezia nel 2001, 2003, 2005 e 2011; alla Documenta di Kassel (1992 e 2012); alla Gwangju Biennial (2004); all\’Hammer Museum di Los Angeles; al Walker Art Center, Minneapolis; e al Whitney Museum of American Art, New York.
Urs Lüthi. Aus der Serie der grossen Gefühle
18 gennaio – 10 aprile 2020
Otto Gallery Arte Contemporanea, Via D\’Azeglio 55, Bologna
Di Urs Lüthi (Lucerna, CH, 1947) sono noti principalmente i lavori seminali, fotografici e performativi, degli anni ‘60 e ‘70, come le installazioni e gli oggetti, anche recenti, e le edizioni e i video; media che hanno reso la sua opera estremamente sfaccettata e complessa. Ma la produzione pittorica, sviluppata negli anni ’80, è, almeno in Italia, ancora poco conosciuta, ed è questo aspetto del suo lavoro che Otto Gallery presenta a partire dal 18 gennaio. Nelle grandi tele figurative, in dialogo con cicli diversi di autoritratti scultorei, campeggiano corpi femminili e maschili sovrapposti gli uni agli altri: in alcuni casi declinati come rappresentazioni foto-realistiche di nudi quasi classici, in altri come figure comiche simili a fumetti o a graffiti. E’ una pittura volutamente banalizzante e ironica, che affronta il rapporto esistenziale tra l’individuo e la sua identità, il corpo e il suo doppio; e mette in scena gli universi emozionali legati all’amore e alla morte, e le pulsioni umane universali più profonde. Parallelamente, l’artista svizzero produce dipinti organizzati in partiture decorative, realizzati con pennellate nitide e impersonali: composizioni di campi di colore astratti creano sequenze di pattern geometrici che fanno da pendant alla visione dei corpi, dando vita a dittici seducenti.
Ann Veronica Janssens
A cura di Chiara Bertola
20 gennaio – 20 marzo 2020
Cappella di Santa Maria dei Carcerati, Piazza del Nettuno 1, Bologna
L’installazione site-specific nella Cappella di Santa Maria dei Carcerati in Palazzo Re Enzo vede la Janssens confrontarsi non solo con l’ambiente, ma con l’opera di un altro artista: tre specchi circolari mettono sottosopra l’intervento pittorico del minimalista David Tremlett, che nel 2003 aveva interamente dipinto la sala con l’obiettivo di espanderla al di fuori, in un ideale paesaggio. Lo sdoppiamento aiuta ancor di più a valicare i muri, a dilatarsi, e lo fa introducendo un occhio nuovo, estraneo e innocente. Il lavoro è promosso dalla Galleria Studio G7 (in collaborazione con Galleria Alfonso Artiaco, Napoli), che da sabato 25 ospita altre due proiezioni dicroiche dell’autrice: Orange sea blue (2005) e Reggae Colour (2004). Qui la scomposizione della radiazione porta l’immaterialità del fascio luminoso a essere percepito come materia concreta, e induce lo spettatore a perdere i punti di riferimento tradizionali. Lo scopo è creare nuove definizioni geometriche, tentare di dare valenza scultorea allo spazio mettendo in costante relazione l’aspetto statico dell’architettura e la natura mutevole di colore e luce, rivelando, così, la precarietà della percezione umana.
Margherita Moscardini. In the light of
A cura di Barbara Meneghel
21 gennaio – 21 febbraio 2020
Direzione Generale Banca di Bologna, Piazza Galvani 4, Bologna
Dopo le mostre di Elia Cantori (2018), e di Matteo Fato (2019), la proposta espositiva di Banca di Bologna si incentra su un progetto di natura pubblica. Margherita Moscardini (Donoratico, Livorno, 1981) interpreta la sede di piazza Galvani con una singola opera: The Decline of the Nation State and the End of the Rights of Man, un’installazione al neon che riporta il titolo del nono capitolo de “Le Origini del Totalitarismo”di Hannah Arendt (1951). La filosofa tedesca descrive l’istituzione delle nazioni europee attraverso trattati, che anziché proteggere giuridicamente le minoranze le condannano all’apolidia, generando milioni di rifugiati che lo stato continua oggi a trattare come eccezioni anziché come fondamento. Qualsiasi sia l’entità politica capace di servire le esigenze del nostro tempo, assumerà l’apolide come suo stesso fondamento? La condizione dell’esilio, da anomalia, diventerà la base attorno alla quale costruire un altro modo di intendere la cittadinanza? Margherita Moscardini, che considera la citazione lo statement ‘alla cui luce’ leggere la sua produzione recente, crede sia questa la sfida da cogliere adesso.
AGAINandAGAINandAGAINand
Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul
A cura di Lorenzo Balbi
22 gennaio – 3 maggio 2020
MAMbo – Museo d\’Arte Moderna di Bologna, Via Don Minzoni 14, Bologna
Inaugura mercoledì 22 gennaio alle ore 19.00 la mostra collettiva che apre la stagione espositiva 2020 del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna con i lavori di sette tra i più noti artisti contemporanei: Ed Atkins, Luca Francesconi, Apostolos Georgiou, Ragnar Kjartansson, Susan Philipsz, Cally Spooner, Apichatpong Weerasethakul. Il tema del superamento della rappresentazione lineare del tempo pervade il dibattito scientifico contemporaneo e AGAINandAGAINandAGAINand si pone l’obiettivo di indagare i concetti di loop, ripetizione e ciclicità. Il progetto si sviluppa seguendo diversi approcci: uno sociologico che guarda all’impatto delle nuove tecnologie e dei nuovi sistemi di organizzazione del lavoro sulla vita psicologica e fisica dell’essere umano; uno filosofico e religioso che prende ispirazione da forme di conoscenza e di credenza basate sull’olismo e sulla reincarnazione; fino ad uno ecologico che propone modelli alternativi di produzione e consumo basati su una rinnovata coscienza della cultura rurale. Gli autori, spaziando tra diversi media – performance, video, scultura, pittura, fotografia e installazione –problematizzano i diversi argomenti, rivelando come nell’arte sia oggi presente una riflessione sul tempo e sulle forme di sapere e potere che da esso scaturiscono.
Claudia Losi. Ossi
A cura di Matteo Zauli
22 gennaio – 30 giugno 2020
MAMbo – Museo d\’Arte Moderna di Bologna, Via Don Minzoni 14, Bologna
Gli spazi della collezione MAMbo accolgono anche l’installazione Ossi di Claudia Losi, artista italiana dal profilo internazionale, che si contraddistingue non solo per la qualità espressiva della propria ricerca, ma per l’eterogeneità delle pratiche sperimentate e delle tecniche utilizzate, oltre che per le implicazioni poetiche, sociali e paesaggistiche. L’opera si pone come nuovo capitolo di un ciclo di lavori su un tema ricorrente: Ossi, ovvero un gruppo di sculture – costole di balena realizzate in collaborazione con l’azienda di Montelupo Tuscany Art in terra dell’Impruneta e prodotte da Fondazione Museo della Ceramica di Montelupo e Comune di Scandicci – che richiama il mistero profondo e l’aurea mistica che il grande cetaceo porta con sé, innescando una riflessione profonda su storia e natura e, per deduzione, natura e scultura.
Ossa di balena che, inoltre, caratterizzano l’identità di più di un luogo; un intervento, dunque, che affonda le proprie radici in un immaginario antropologico.
Franco Vaccari. Nei sotterranei
A cura di Luca Panaro
23 – 26 gennaio 2020
Musée de l\’OHM, via Manzoni 4, Bologna
Franco Vaccari (Modena, 1936) esordisce come poeta visivo per poi intraprendere, sin dalla fine degli anni Sessanta, un percorso di tipo concettuale, orientato a una riflessione profonda sui nuovi mezzi di comunicazione. Il tema della traccia e il fotografico sono due costanti che attraversano tutto il suo lavoro. Non usa la fotografia per produrre immagini mimetiche, ma come impronta di una presenza, come segnale, come sintomo, come testimonianza fisica di un esserci. Con Nei sotterranei (1966-67, 16mm, 6’56’’), racconta il mondo dei graffiti intesi come una forma di poesia anonima, la poesia dei muri, della strada.
In contemporanea, dal 23 gennaio fino al 21 marzo 2020, la galleria P420 gli dedica una personale nei propri spazi: Migrazione del reale getta le basi nel profondo interesse che l’artista ha avuto, fin dal 1975, per i sogni, cui ha dedicato ben cinque Esposizioni in tempo reale, oltre a una vasta produzione di opere nell’arco di quarant’anni.
Riccardo Benassi. Morestalgia
A cura di Xing, Live Arts Week IX
23 – 27 gennaio 2020
Hall Alta Velocità Stazione Bologna Centrale, Piazza delle Medaglie d\’Oro e Via de\’ Carracci, Bologna
Dopo una serie di tappe internazionali, debutta in Italia, nello spazio sotterraneo della Hall Alta Velocità della Stazione Bologna Centrale, Morestalgia, installazione di Riccardo Benassi a cura di Xing/Live Arts Week IX, realizzata grazie al sostegno di Italian Council (5° edizione 2019). Il progetto nasce da un lavoro di ricerca teorica sul sentimento della nostalgia e sulle sue implicazioni sociali alla luce dell’ingresso di internet nelle nostre vite. Morestalgia è un ambiente composto da testo, suono e oggetti che ha come cuore pulsante uno schermo led penetrabile dal corpo umano. In forma di tecno-tenda, l\’opera multimediale e polisensoriale affronta il tema del display nel contesto abitativo, urbanistico, infrastrutturale e comportamentale, partendo da un’analisi che pone al centro il soggetto e le sue interrelazioni. La pratica di Riccardo Benassi si è distinta negli anni per un approccio multidisciplinare che riflette sull’impatto delle tecnologie nel nostro quotidiano rapporto con lo spazio e le persone, e su come esse abbiano radicalmente alterato le strutture insediative e l’organizzazione del reale, dall’architettura alla politica, così come nella produzione e nel consumo di cultura.
Mika Taanila. Damage / Control
A cura di Lorenza Pignatti
23 gennaio – 22 marzo 2020
Padiglione de l’Esprit Nouveau, Piazza della Costituzione 11, Bologna
Il calendario di ART CITY Bologna prosegue giovedì 23 gennaio alle ore 19.00 con l’inaugurazione del progetto Damage | Control, esordio monografico in un’istituzione pubblica italiana per l’artista e filmaker finlandese Mika Taanila. La mostra, curata da Lorenza Pignatti, presenta un’ampia retrospettiva di opere multimediali incentrate sulle continue trasformazioni dell’immagine in movimento: due videoinstallazioni, una serie di fotogrammi intitolati Black and White Movies, la serie Film Reader, una nuova produzione di collage dal titolo Family Films e tre opere filmiche (Futuro – A New Stance for Tomorrow, Future Is Not What It Used to Be, Tectonic Plate). La ricerca multidisciplinare di Taanila indaga le forme del sapere e il significato storico e culturale di utopie passate che sono diventate archeologia del futuro e gli scenari futuri della condizione umana, con una particolare attenzione alla natura ambivalente delle innovazioni tecnologiche che hanno portato l’umanità a vivere in una perenne condizione di allerta e di “Damage Control”.
Videocittà a Bologna – Video Art Week
23 gennaio 2020 ore 20.00
Cinema Lumière, Sala Officinema/Mastroianni, Piazzetta Pier Paolo Pasolini (ingresso via Azzo Gardino 65), Bologna
In occasione di Arte Fiera, la Cineteca di Bologna propone un percorso per indagare le feconde intersezioni tra cinema e arte. Video Art Week, dal 15 al 26 gennaio, ha in palinsesto film d’artista e video con opere, fra gli altri, di Garrett Bradley, Chris Burden, Jos de Gruyter & Harald Thys, Apichatpong Weerasethakul e Rirkrit Tiravanija. E poi ritratti d’autore (Botero, Escher, Altan e Michele Sembrin) e il documentario di found footage Berlino Est Ovest. Noi vi suggeriamo di non perdere la serata del 23, dove sono in programma le tre proiezioni indicate a seguire. L\’Eccezione (Italia/2019) di Rä di Martino (4\’): una scultura abbandonata in un bosco, senza gambe e senza un braccio, si risveglia e inizia a compiere piccoli movimenti, simili a una danza. Di Martino rielabora il tema delle statue animate, topos della storia dell\’arte occidentale, dalla leggenda di Dedalo ai replicanti di Blade Runner. Chris Burden – Documentation of Selected Works (USA/1971-1974, 35\’): un omaggio alla pratica provocatoria del concettuale Chris Burden. Una raccolta di Super8 che testimonia le sue performance dei primi anni Settanta (tra cui Shoot, Bed Piece, Through the Night Softly) illustrandone i temi principali del lavoro: la paura e la sofferenza come mera esperienza psicologica, lo sfruttamento del corpo come materiale di ricerca, le indagini sulla duplice relazione tra opera e spettatore. Monelle (Italia/2017) di Diego Marcon (16\’): alcune bambine dormono nella Casa del Fascio di Como – esempio di architettura modernista. Attorno a loro, delle presenze realizzate in 3D. Monelle circoscrive un luogo di promiscuità e ambiguità tra diversi formati (35mm e animazione CGI) e tra film strutturale e genere horror.
Arte Fiera
Diretta da Simone Menegoi
24 – 26 gennaio 2020; inaugurazione su invito giovedì 23
Padiglioni 18 e 15, Quartiere fieristico di Bologna, ingresso Nord
Qualche parola anche su Arte Fiera. La quarantaquattresima edizione – la seconda diretta da Simone Menegoi, affiancato da Gloria Bartoli come vicedirettrice – coinvolge 155 gallerie tra italiane e straniere, per un totale di 345 artisti, e si articola in una Main Section (che comprende 108 adesioni) e in tre sezioni curate e su invito. Fotografia e immagini in movimento (con 20 gallerie) è seguita dal collettivo Fantom e rappresenta un osservatorio su alcune delle più recenti ricerche nel campo della fotografia e del video. Focus (8 gallerie) è una delle principali novità: firmata da Laura Cherubini, prende in esame le avventure dei maestri di inizio ‘900 e del secondo dopoguerra. Pittura XXI (19 gallerie), infine, coordinata da Davide Ferri, è la prima divisione di una fiera, in Italia o all’estero, dedicata interamente alla pittura contemporanea.
Ma la rassegna bolognese non è solo stand: il Public Program riconferma i format lanciati nel 2019. Con Courtesy Emilia-Romagna, il ciclo di esposizioni che valorizza le collezioni moderne e contemporanee, sia pubbliche che private, del territorio emiliano-romagnolo, si punta a far conoscere un patrimonio che si pone come “museo diffuso”. È affidato quest’anno a Eva Brioschi, che propone nel padiglione 15 la mostra L’opera aperta, con lavori di Giorgio Morandi, Carla Accardi, Gerhard Richter, Gianni Colombo, Salvo, Mattia Moreni, Alberto Sughi, Dino Pedriali, Yang Fudong e Yuri Ancarani. Al secondo appuntamento anche il programma Oplà. Performing Activities, a cura di Silvia Fanti (Xing), con le azioni performative di Alessandro Bosetti (L’ombra); Luca Vitone (Devla… Devla…); ZAPRUDER filmmakersgroup, (ANUBI IS NOT A DOG); Jimmie Durham (THE BUREAU). Eva Marisaldi è invece protagonista del progetto speciale di Arte Fiera 2020, con un’opera creata ad hoc: Welcome si compone di due parti, una grande installazione all’ingresso della Fiera, e un intervento diffuso in vari punti dei padiglioni e della città, come nel Teatro Comunale di Bologna, dove è presente con quattro progetti sonori.
Traces
Ibrahim Ahmed, Evgeny Antufiev, Silvia Camporesi, Kaarina Kaikkonen, Giovanni Kronenberg, Beatrice Pediconi, Nazzarena Poli Maramotti
A cura di Marina Dacci
24 gennaio – 22 marzo 2020
Museo Civico Medievale, Via Manzoni 4, Bologna
La mostra propone le opere di sette artisti che inscrivono nella loro ricerca l\’idea di traccia. L\’esplorazione del tema si sviluppa in varie direzioni: architettonico-naturalistica, storica, sociale e relazionale. Antichi artefatti medioevali e rinascimentali, raccolte di oggetti curiosi in teche simili a Wunderkammer, frammenti e lacerti di antiche mura, lapidari e sarcofagi si aprono a visioni inaspettate, grazie a salti visivi che azzerano la dimensione lineare del tempo.
La memoria degli oggetti e la memoria personale sono radici che ci possono sorprendere e condurre oltre: senza tracce non c\’è identità né personale né collettiva. Il bisogno di riconoscersi ci accompagna sempre.
Filigrana
Stefano Arienti, Pierpaolo Campanini, Maurizio Mercuri
A cura di Fulvio Chimento
24 gennaio – 7 marzo 2020
Palazzo Vizzani, via Santo Stefano 43, Bologna
Inaugura venerdì 24 gennaio alle ore 18.00 a Palazzo Vizzani la mostra Filigrana, che propone un dialogo tra i lavori, per la maggior parte inediti, di Stefano Arienti, Pierpaolo Campanini e Maurizio Mercuri, a cura di Fulvio Chimento. La filigrana, antica tecnica di impressione visibile su carta solo in trasparenza o in controluce, rimanda alla preziosità e alla sapienza del processo di elaborazione artistica, e costituisce simbolicamente anche l’anima dell’opera d’arte che può manifestarsi o rimanere quieta, in attesa di un atto critico in grado di ridestarla. È espressione di una stratificazione di senso, di un presente sul quale incide un involontario processo di conservazione/disgregazione esercitato dal tempo, lo stesso che ha permesso agli ambienti di Palazzo Vizzani (la cui direzione artistica è affidata a Camilla Sanguinetti) di mantenere intatta la sua essenza.
Art City White Night
25 gennaio 2020, fino alle 24.00
Da non dimenticare, infine, la Art City White Night: sabato 25 in molte sedi aderenti al circuito Art City Bologna (gallerie, spazi espositivi indipendenti, palazzi storici e negozi) è prevista una apertura straordinaria fino alle ore 24. Poco dopo la chiusura della Fiera le decine di migliaia di appassionati potranno scegliere fra una gamma vastissima di appuntamenti di ogni genere, ospitati nelle più diverse tipologie di spazi pubblici e privati. Per conoscere tutte le adesioni, trovate la lista completa sul sito di artefiera.it
Avete qualche segnalazione da fare? Ritenete che ci siano altri eventi da mettere in evidenza? Lasciate pure un commento, indicando artista, titolo, dove si svolgono e link. Grazie!