17 ottobre – 23 novembre 2018
Richter Fine Art, Roma
Ha inaugurato il 17 ottobre la prima mostra personale di Diego Miguel Mirabella alla Richter Fine Art, Salvo me: un ciclo di lavori inediti, continuazione di un progetto nato nel 2017 a Fès. Frasi e disegni dell’artista si scompongono nel ritmo del tipico mosaico marocchino, zellige, realizzato da artigiani locali; parole come reperti emergono frammentarie sulla superficie geometrica, innescando una tensione tra ciò che è visibile e ciò che non lo è; immagini e testo dai confini porosi si invertono, confondono, sovrappongono.
Non è la prima volta che Mirabella si avvale di altre persone – del loro immaginario e dei loro usi – per produrre narrazioni in grado di indagare il confronto tra culture. Si, si è del 2015: qui ad esempio ha chiesto ad alcuni artisti cinesi di realizzare tradizionali dipinti a inchiostro su carta su cui interviene con figure e colore, il cui senso deriva dal divario tra i due diversi approcci. Spiega Arnaud Eeckhout nel testo in catalogo di Salvo me: Mirabella usa «l’azione di “far fare” come modalità per mettere il processo creativo al centro della sua opera. Quello che conta non è più la forma, ma il suo protocollo di messa in opera. Il materiale da lui lavorato è prima di tutto la comunicazione, l’incontro, lo scambio».
Anche il linguaggio, la sua restituzione visuale, accompagna da tempo la ricerca dell’autore, da Drawing Stage (2013, non ancora concluso) in cui traduce i propri scritti in (sistemi di) oggetti reali, a But me, primo step della mostra odierna. Nell’esposizione da Tommaso Richter «L’immagine si comporta come una poesia, il testo si comporta come un’immagine, ma entrambi mantengono la loro autonomia» affermano Sara Moccia e Giacomo Morbiato, sempre in catalogo. «[…] il mosaico funziona come un meccanismo retorico: non è un foglio bianco, uno spazio neutro, ma una sequenza ordinata di moduli reiterati, un tessuto monotono di discorso…». Si muove, cioè, come un testo in versi, mentre «i frammenti di frasi che rompono le geometrie figurative assumono una forza emblematica data più dalla circostanza che da quello che effettivamente dicono», acquistando «valore icastico». «Evanescente verbosità», secondo Arnaud Eeckhout, che sollecita « la biografia del lettore a costruire un senso lasciato aperto dall’artista».
Transformed into art, language becomes an ornament – Diego Miguel Mirabella
Galleria Richter Fine Art, vicolo del Curato 3, Roma
Dal 17 ottobre al 23 novembre 2018
Dal martedì al sabato ore 13.00 – 19.00
http://www.galleriarichter.com/ tommaso.richter.85@gmail.com
Immagini:
Diego Miguel Mirabella, Salvo me – galleria Richter Fine Art, photo credits Giorgio Benni