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Agostino Bonalumi: Il Teatro delle Forze

Mazzoleni, Torino

A cura di Marco Scotini

Con la mostra Agostino Bonalumi: Il Teatro delle Forze Mazzoleni torna a dedicare, nel decimo anno della scomparsa (1935-2013), una grande retrospettiva al maestro lombardo che sarà inaugurata a Torino il prossimo 1 novembre e sarà aperta al pubblico fino a febbraio 2024.

Attraverso una ricca selezione di opere plastiche di grandi dimensioni, l’esposizione presenta anche una serie di documenti originali e bozzetti grafici grazie alla collaborazione con l’Archivio Bonalumi di Milano, la Fondazione Cini di Venezia e a prestiti dell’Archivio Storico del Teatro dell’Opera di Roma e della Fondazione Egri per la Danza di Torino.

La mostra, curata da Marco Scotini, intende focalizzarsi su una delle stagioni più felici dell’attività creativa di Bonalumi (dalla fine degli anni Sessanta fino agli anni Settanta), a partire tuttavia da due lavori meno indagati della sua intera produzione artistica che necessitano di un approccio multidisciplinare per essere esplorati nella loro complessità. Al centro della mostra Agostino Bonalumi: il Teatro delle Forze saranno infatti le scenografie e i costumi concepiti per il balletto Partita, ideato e coreografato da Susanna Egri con musica di Goffredo Petrassi, e per l’azione coreografica Rot di Domenico Guaccero e Amedeo Amodio, andate in scena rispettivamente al Teatro Romano di Verona nel 1970 e al Teatro dell’Opera di Roma nel 1973.

In questo senso il titolo della mostra torinese fa diretto riferimento alla macchina teatrale come suo oggetto – da un lato, così come – dall’altro – allude alle forze plastiche che ogni lavoro di Bonalumi esibisce e formalizza. Non è pur vero che fin dai suoi primi lavori è sempre presente una “forza che dall’interno dell’opera preme estroflettendo la superficie”, distribuendosi in una spinta disuguale? Non è altrettanto vero che ogni opera di Bonalumi nasce dalla dialettica tra pressioni interne di un corpo e resistenze o sollecitazioni esterne che la superficie della tela oppone a tali tensioni? Perché allora ostinarsi a rintracciare dei segni in questi lavori mentre in gioco ci sono delle forze? Non tanto delle rappresentazioni (per quanto astratte) ma delle grandezze fisiche?

Un vero e proprio teatro di forze è all’opera nei monocromi plastici di Bonalumi. Teatro è solo e sempre lì dove c’è una cosa e il suo opposto, due entità (o due maschere) in conflitto. Per questo, all’inizio degli anni Settanta, i due spazi scenici di Partita e di Rot diventano i luoghi per eccellenza della ricerca plastico-dinamica di Bonalumi. Proprio perché vi incontriamo anche forze acustiche, forze coreografiche, luministiche che entrano in un rapporto di mutua dipendenza e simultaneità con quelle plastiche e cromatiche delle sculture dell’artista. Ma questi grandi spazi scenici sono anche un osservatorio privilegiato per valutare lo spostamento di Bonalumi dalla pittura-oggetto all’ambiente plastico, così come sono stati definiti dalla letteratura critica sull’autore.

Di fatto nel 1967 la partecipazione di Bonalumi alla mostra miliare Lo spazio dell’immagine a Foligno con l’ambiente Blu abitabile e la sua personale alla Galleria Bonino di New York, dove campeggia Ambiente bianco, segnano non solo uno spostamento dimensionale dell’opera dell’artista, ma anche un cambio paradigmatico nella spazialità in cui si trova immesso il fruitore (attraverso estroflessioni accentuate, modularità e scansioni ascendenti). I grandi volumi in fiberglass (vetroresina) dalle silhouette nette e taglienti presentati nella mostra alla Galleria del Naviglio nel 1969, Vorrei incontrare gli architetti, così come il coevo Grande Nero per il Museum am Ostwall di Dortmund oppure la sala per la Biennale di Venezia del 1970 con l’indimenticabile Struttura modulare bianca sono tutte esperienze plastiche che confluiranno nella definizione scenica, spaziale e drammaturgica di Partita e di Rot, molte delle quali sono riallestite nella mostra torinese.

Per questo la mostra Agostino Bonalumi: Il Teatro delle Forze intende sottolineare il ruolo centrale di questo coinvolgimento dell’artista con la macchina teatrale vera e propria. A corredo delle grandi opere in esposizione, saranno presentate in appositi display i bozzetti di scene e costumi e le foto originali delle due rappresentazioni.

La mostra sarà accompagnata da un volume dedicato a queste due esperienze di teatro musicale, che si avvale della collaborazione di esperti di più discipline, musicologi e studiosi di coreografia. Fino al 30 novembre 2023 anche la sede londinese ospita una mostra dedicata ad Agostino Bonalumi. Con The Paradox of Proximity: Agostino Bonalumi and Lee Seung Jio (Il Paradosso della Prossimità. Agostino Bonalumi e Lee Seung Jio) in collaborazione con la Kukje Gallery, Mazzoleni presenta un inedito confronto tra le opere di Bonalumi e il coreano Lee Seung Jio (1941-1990), delimitando un orizzonte che va dall’Atlantico al Pacifico negli anni Sessanta e Settanta e oltre l’Informale.

Mazzoleni
Piazza Solferino 2, Torino
(+39) 011.534473, torino@mazzoleniart.com, www.mazzoleniart.com
Orari: martedì – sabato 10.00 – 13.00 e 15.45 – 19.15. Domenica e lunedì su appuntamento
Ingresso gratuito

Cover: Agostino Bonalumi, Blu abitabile, 1967, 300×340 cm. Tela estroflessa e tempera vinilica. Courtesy Mazzoleni London-Torino