
Aldo Mondino. Impertinenze a Palazzo
Dopo il successo delle mostre Michelangelo Pistoletto. Dal rinascimento alla rinascita e Marino Marini. Cavalli e cavalieri a Palazzo, la Fondazione Palazzo Boncompagni organizza una nuova mostra, ancora dedicata ad un maestro del Novecento, il torinese Aldo Mondino (Torino 1938-2005).
Aldo Mondino, straordinario ed eclettico artista, ha operato dagli anni della Pop Art e dell’Arte Povera fino ai primi anni del nostro secolo con originalità e raffinata ironia, che non nascondono la drammaticità di certe immagini o la contraddittorietà ludica tra il titolo e il soggetto delle sue opere.
L’artista gioca concettualmente con l’ambiguità del linguaggio e agendo sul significato letterale delle parole mescola le carte e crea “situazioni” paradossali ma credibili in termini di narrazione.
Da questa caratteristica prende spunto il titolo della mostra Aldo Mondino. Impertinenze a Palazzo, organizzata dalla Fondazione Palazzo Boncompagni in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino.
Mondino ha vissuto a lungo a Parigi, dove tra il 1959 e il 1961 segue i corsi di Heyter all’Atelier 17, all’Ecole du Louvre, e il corso di mosaico tenuto da Gino Severini, e poi si sposta a Torino e Roma. Ha viaggiato in Medio Oriente, dal Marocco alla Palestina, e in India, e inoltre ha esposto in musei di grandi città europee e americane: New York e Chicago, Parigi e Londra, Vienna e Ginevra.
Curata da Silvia Evangelisti, la mostra, realizzata grazie al sostegno di Emil Banca, presenta una quindicina di lavori di grandi dimensioni particolarmente significativi della poetica dell’artista, scelti in ragione del loro rapporto con la straordinaria sede dell’esposizione e a testimonianza della grande inventiva e qualità delle opere, così come per mettere in luce la capacità di Mondino di scegliere in modo geniale ed eterogeneo i materiali dei suoi lavori, da quelli tradizionali come la pittura o il bronzo (significativo in mostra Viola d’amore del 1985 e Gerusalemme del 1988), a quelli più stravaganti, come Scultura un corno del 1980, colonna a forma di corno composta da tre elefanti in cioccolato, fino The Byzantine Word del ‘99, tavola di 190×240 cm realizzata con innumerevoli cioccolatini dagli involucri multicolori come “anomale” tessere di una grande mosaico. Nella sala principale di Palazzo Boncompagni, la Sala delle udienze papali, i visitatori potranno ammirare dalle aste del soffitto pendere Jugen Stilo, lampadario realizzato con penne biro Bic per la personale di Mondino alla Biennale di Venezia del 1993, mentre all’interno del grande camino, sarà collocato Trofeo del 1996, due gambe femminili divaricate in bronzo e vetro. Al centro della stessa sala, che diventa il centro simbolico della mostra, lo straordinario Mekka Mokka del 1988, grande tappeto di chicchi di caffè di diverso colore (a diverso stadio di tostatura) offerto da EssseCaffè. Completano la mostra una serie di opere esposte nella Loggia e nelle due sale interne di palazzo Boncompagni.
Palazzo Boncompagni
Via del Monte 8, Bologna
+ 39 051 236760, info@palazzoboncompagni.it, palazzoboncompagni.it
Orari: dal 31 gennaio al 5 febbraio (ArtCity Bologna) dalle 11.00 alle 19.00, 4 febbraio (ArtCity White Night) dalle 11.00 alle 22.00. Dal 6 febbraio al 10 aprile lun, mer, gio, ven, sab, dom – 10.00-13.00; 15.30-18.30
Biglietti: dal 31 gennaio al 5 febbraio (in occasione di ArtCity Bologna) gratuito con prenotazione obbligatoria. Dal 6 febbraio al 10 aprile € 10,00 (intero); € 7,00 (Card Cultura Bologna) prenotazione obbligatoria
Copertina: Jugen Stilo, 1993, fil di ferro e penne BIC diametro 140 cm. Collezione privata: Bologna. Foto Marcela Ferreira