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Alek O. Parolacce

Alek O. Parolacce

Fondazione Zimei, Montesilvano Colle (PE)

A cura di Massimiliano Scuderi

Nella sua pratica, Alek O. (Buenos Aires, 1981) fonde la nozione comune di ready-made con l’artigianato, il ricamo e altre forme artistiche tradizionali. In bilico tra trasformazione e conservazione, spoglia gli aspetti visivi comuni degli oggetti e li sostituisce con l’astrazione geometrica. Invertendo la prospettiva del design, l’artista privilegia la ricreazione alla creazione e la decostruzione alla costruzione.

La mostra, curata dal direttore artistico della Fondazione Massimiliano Scuderi, tende a privilegiare il riappropriarsi da parte dell’autrice, al di là dei paradigmi del quotidiano, di un tempo più nascosto e meno frequentato: Il Tempo per mostrare se stessa nel suo rovescio.

Alek O. è interessata alle cose, e non agli oggetti, perché ‘le cose’ hanno un significato più ampio, rappresentano tutto ciò che sta’ a cuore, che può essere discusso in pubblico perché tocca il bene comune, come dice il filosofo Remo Bodei. Sono materiali elaborati, costruiti dall’uomo, che lavora secondo culture e tradizioni artigianali che vengono declinate in un alfabeto personale ed intimo, dando voce a nuove possibilità per gli altri, come strumenti evocativi e simbolici.

Alek O. attende il suo tempo smontando e rimontando arazzi, costruendo strutture totemiche, sovvertendo le regole della geometria, replicando modalità che legano l’artigianato alle avanguardie storiche.
Il titolo si riferisce all’eccezionalità della parolaccia, come di un tempo ricreativo ed infantile, un atteggiamento che sembra far riscoprire l’arte della perifrasi, cioè del modo attraverso il quale rendere meglio comprensibile la realtà evitando gli eufemismi. La parolaccia rappresenta un’elaborata stranezza dietro alla quale si cela l’espressione più originale.

Gli oggetti, scelti per la loro qualità emotiva, sono sottratti al loro impiego originale e quotidiano: il legno da una libreria, il metallo da una chiave scartata, la lana da un maglione o da una coperta usati. Così, le opere servono come metonimia per l’artista, o per le persone che hanno avuto un legame con il materiale.


In his practice, Alek O. (Buenos Aires, 1981) blends the common notion of ready-made with crafts, embroidery and other traditional artistic forms. Poised between transformation and conservation, he strips the common visual aspects of objects and replaces them with geometric abstraction. Inverting the design perspective, the artist favors recreation over creation and deconstruction over construction.

The exhibition, curated by the artistic director of the Foundation Massimiliano Scuderi, tends to favor the author’s reappropriation, beyond the paradigms of everyday life, of a more hidden and less frequented time: The time to show oneself in her reverse.

Alek O. is interested in things, and not in objects, because ‘things’ have a broader meaning, they represent everything that is at heart, which can be discussed in public because it touches the common good, as the philosopher Remo Bodei says. They are elaborate materials, built by man, who works according to artisanal cultures and traditions that are declined in a personal and intimate alphabet, giving voice to new possibilities for others, as evocative and symbolic tools.

Alek O. awaits her time by dismantling and reassembling tapestries, building totemic structures, subverting the rules of geometry, replicating ways that link craftsmanship to the historical avant-gardes.
The title refers to the exceptional nature of the swear word, as of a recreational and childish time, an attitude that seems to rediscover the art of periphrasis, that is, the way in which to make reality better understandable while avoiding euphemisms. The bad word represents an elaborate strangeness behind which the most original expression is hidden.

The objects, chosen for their emotional quality, are removed from their original and daily use: wood from a bookcase, metal from a discarded key, wool from a sweater or a pair of used gloves. Thus, the works serve as a metonymy for the artist, or for people who have had a connection with the material.

Fondazione Zimei
Via Aspromonte 4, Montesilvano Colle (PE)
380 144 3816, info@fondazionezimei.it, www.fondazionezimei.it
Orari: dal giovedì al sabato 16.30 – 20.00
Ingresso gratuito