
BAJ. Baj chez Baj
A cura di Luca Bochicchio
In occasione dei cento anni dalla nascita di Enrico Baj (Milano, 31 ottobre 1924 – Vergiate, 16 giugno 2003), ironico, patafisico, dissacrante, immaginifico protagonista dell’arte europea del Novecento, dall’8 ottobre 2024 al 9 febbraio 2025, il Museo della Ceramica di Savona e il MuDA – Museo Diffuso Albisola (nelle sedi di Casa Museo Jorn e del Centro Esposizioni) ospitano “BAJ. Baj chez Baj”.
La mostra, a cura di Luca Bochicchio e dei curatori dei musei liguri, è la più ampia retrospettiva mai realizzata sull’opera ceramica di Enrico Baj.
Il percorso presenta circa cento opere, alcune delle quali mai esposte prima, provenienti dall’Archivio Enrico Baj di Vergiate, dalle collezioni dei musei di Savona e Albisola e da una ristretta selezione di collezionisti privati, tra cui la Fondazione Marconi di Milano.
L’allestimento è sincronico, basato sulla relazione tra lavori realizzati in diverse epoche e con tecniche differenti: terrecotte, maioliche e terraglie smaltate dialogano infatti con litografie, acqueforti, oli, acrilici, collage polimaterici e sculture in meccano.
L’esposizione è strutturata per capsule tematiche e temporali: otto sezioni indagano specifici soggetti e serie, affrontati da Baj con la ceramica – e non solo – in circa cinquant’anni di carriera: al museo di Savona, Incontro Internazionale della Ceramica 1954; Storie di Ubu; Ultracorpi; Teste-montagna; Arte nucleare; Combinatoire, folle e maschere; De Rerum Natura; a Casa Museo Jorn, Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista e il Giardino delle Delizie al Centro Esposizioni.
Perché Baj, la ceramica, Savona e Albisola?
Nell’estate del 1954, esattamente settanta anni fa, Enrico Baj iniziava a sperimentare con l’argilla proprio ad Albisola, in occasione dello storico Incontro Internazionale della Ceramica, organizzato da Asger Jorn nell’ambito del Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, da lui fondato insieme Baj. Artisti internazionali come Karel Appel, Corneille (Guillaume), Sergio Dangelo, Roberto Sebastian Matta, oltre agli stessi Baj e Jorn, si riunirono in riviera per lavorare liberamente la ceramica, sotto la guida tecnica del poeta e ceramista Tullio d’Albisola che li ospitò tutti nella fabbrica di famiglia, la Mazzotti Giuseppe Albisola. «Siamo accorsi qui – scrive Édouard Jaguer, poeta e critico d’arte che partecipò all’evento – per modellare l’argilla in forme di uomini, piante e stelle e per creare dei mostri amici».
È quindi il contesto albisolese ad accendere l’entusiasmo di Baj per la ceramica. Un materiale che l’artista tornerà a lavorare a fasi alterne, sempre con il supporto dalle maestranze di vari distretti italiani: negli anni ‘50 ad Albissola, nella fabbrica Mazzotti, e poi a Laveno Mombello, negli anni ‘80 alla Cooperativa Ceramica d’Imola, negli anni ‘90 alla Bottega d’Arte Ceramica Gatti di Faenza e, infine, a Castellamonte, nel laboratorio artigiano di Roberto Perino.
La critica oggi è concorde nell’individuare proprio nel processo ceramico – che fonde tecniche pittoriche e plastico-scultoree e sfuma i confini tra visivo e tattile – il catalizzatore della tensione al polimaterismo e all’assemblaggio che, dopo la fase nucleare, caratterizzerà fino in fondo la poetica di Baj.

L’allestimento in otto capsule
Il percorso del Museo della Ceramica di Savona parte quindi non a caso dall’Incontro Internazionale della Ceramica del 1954. Al primo piano l’allestimento presenta un’opera di ciascun artista che partecipò all’evento – Appel, Baj, Corneille, Dangelo, Jorn e Matta –, alcune delle quali mai esposte prima. Si aggiungono altri lavori di artisti che le fonti attestano tra i frequentatori della fabbrica Mazzotti in quei giorni di agosto: Lucio Fontana, Franco Garelli, Aligi Sassu ed Emilio Scanavino. Sensazionale è l’esposizione inedita del grande vaso inciso con i versi di Jaguer, firmato da artisti, poeti e intellettuali accorsi ad Albisola per l’appuntamento internazionale.
Dopo un’incursione nell’universo patafisico con le Storie di Ubu narrate dal pannello Ubu al chiaro di luna (1985, Cooperativa Ceramica d’Imola), al secondo piano si apre la capsula dedicata agli Ultracorpi.
A popolare la Sala del Principe sono queste creature umanoidi, realizzate tra gli anni ’50 e i ‘70 in collage, specchi, tele, legni, stampe, meccano e, per la prima volta in mostra, anche in ceramica.
Nella Galleria del Novecento, al terzo piano del museo, la sezione Teste-montagna ripercorre la metamorfosi del soggetto montagna che da dipinto magmatico, dalla cui densità sorgeranno poi i grotteschi Generali degli anni ‘60, diventa impasto tridimensionale di argille tenere e refrattarie. Anche in questo caso, a confrontarsi con la pittura e la scultura è un inedito piatto in terracotta dipinta. Ultimo episodio ceramico albisolese di Baj, le teste-montagna del 1958 sono «piccoli e preziosi colossi nella storia della scultura informale europea del secondo dopoguerra», come sostiene il curatore della mostra, Luca Bochicchio, autore anche del volume Enrico Baj. Catalogo ragionato delle opere ceramiche, pubblicato quest’anno da Marsilio Arte.
Atomi, spirali, bambini nucleari e teste solari introducono al quarto piano l’Arte nucleare che prende forma da scenari post-apocalittici all’inizio degli anni ’50. Lo stesso piano brulica anche di Combinatoire, folle e maschere. Queste opere realizzate tra la fine degli anni ’80 e la metà degli anni ’90 raccontano, da un lato, l’esplosione demografica nell’era dalla globalizzazione e, dall’altro, approfondiscono l’indagine di Baj sul totemico e il tribale. Lo spazio ospita Quindici miliardi per il 2030, combinatoire ottenuto mediante l’assemblaggio di piccole e grandi tele figurative, in dialogo con il rilievo ceramico Folla, lungo quasi quattro metri, realizzato in terracotta a biscotto nel 1992 nella Bottega d’Arte Ceramica Gatti di Faenza. Ultima impresa ceramica di Baj sono le Maschere tribali eseguite nel 1993 a Castellamonte, con il supporto del laboratorio artigiano di Roberto Perino, assemblano su piatti o piastrelle elementi in terracotta e argilla che danno forma a spiazzanti volti neoprimitivi.
Il percorso savonese culmina al quinto piano del museo con la capsula dedicata al De Rerum Natura: serie di acqueforti del 1952-1953 ispirata al poema di Lucrezio, in cui Baj inizia a utilizza la tecnica dell’incisione. I motivi della poetica nucleare qui presenti influenzano i soggetti dei disegni e soprattutto delle ceramiche realizzate da Baj negli anni successivi, come mostrano le opere riunite per la prima volta in quest’ultima sala.
Ad Albissola Marina, invece, la sezione dedicata al Movimento Internazionale per un Bauhaus Immaginista, visitabile a Casa Museo Jorn, è un’emozionante immersione nel passato di una relazione umana, oltre che professionale e artistica. All’interno di questa architettura situazionista, che lo stesso Asger Jorn costruì e implementò negli anni ’60 sulle colline di Albissola, innestando oggetti di recupero, opere, lavori di arte infantile e materiali naturali, “tornano a casa” i lavori realizzati da Baj tra il 1954 e il 1955. Dai gesticolanti Personaggi bifronte, sculture a tuttotondo in terracotta e ingobbio, modellate con una gestualità animosa e istantanea, alle stoviglie decorate in modo sperimentale per mettere in discussione il ruolo dell’artista nei confronti dell’industria.
Il Centro Esposizioni del MuDA si trasforma infine in uno scenografico Giardino delle delizie. L’allestimento, arricchito di elementi vegetali, ricalca quello originario con cui l’omonimo ciclo della fase kitsch venne presentato del 1991 nello Studio Marconi di Milano.
In esposizione, le grandi maioliche a rilievo, modellate e dipinte nella Bottega Gatti di Faenza, che raffigurano fiabe e miti come Amore e Psiche, Adamo ed Eva e La bella e la bestia, a fianco delle omonime opere su tela.
Data la sua rilevanza culturale, la mostra “BAJ. Baj chez Baj” sostiene il progetto di candidatura di Savona a Capitale della Cultura 2027.
Public program
Il percorso espositivo dedicato all’opera di Enrico Baj è affiancato da un ricco programma pubblico di attività a cura del Servizio Educativo della Fondazione Museo della Ceramica di Savona. Il calendario comprende visite guidate sulle tre sedi, con trasferimenti in navetta, workshop per bambini (a partire da 0-3 anni) e per adulti e, nel giorno del centenario dalla nascita di Baj, la proiezione del documentario “L’arte anarchica di Baj”, prodotto da 3D Produzioni per la regia di Valeria Parisi.
Baj è anche a Palazzo Reale a Milano
Sempre sotto il titolo di “BAJ. Baj chez Baj”, inaugura l’8 ottobre anche l’ampia retrospettiva promossa dal Comune di Milano-Cultura, prodotta da Palazzo Reale con Electa, e curata da Chiara Gatti e Roberta Cerini Baj, con quasi cinquanta opere distillate in un arco temporale che dai primi anni ‘50 giunge all’alba del Duemila. La collaborazione scientifica tra Savona e Milano, tra i curatori e le istituzioni coinvolti, ambisce a disegnare due itinerari autonomi ma complementari, capaci di rendere omaggio al genio eclettico di Baj, documentati nel catalogo unico, edito da Electa, nel quale i due percorsi espositivi si dipanano fra luoghi, forme, materiali e incontri, percorrendo l’affascinante cosmogonia di Baj, epifania di intelligenza e creatività.
Museo della Ceramica, Savona
Via Aonzo, 9 | Ingresso intero 10 euro; ridotto 6 euro
Orari: lunedì, martedì, giovedì 10-13; venerdì 10-13 e 15-18; sabato 10-18; domenica 10-14
MuDA – Casa Museo Jorn, Albissola Marina
Via Gabriele d’Annunzio, 6 | Ingresso gratuito | Chiuso: 25, 26 dicembre, 1 gennaio
Orari ottobre / novembre: martedì 9-12; giovedì 15-17; sabato e domenica 11-13 e 14- 17
Orari dicembre / febbraio: martedì 9-12; giovedì 15- 17; sabato e domenica 11-16
MuDA – Centro Esposizioni, Albissola Marina
Via dell’Oratorio | Ingresso gratuito
Orari: da martedì a domenica 10-12 e 16-18
Cover: Centro Esposizioni MuDA Albisola, Baj Chez Baj. Ph Claudio Pagnacco