Declinazioni Contemporanee #2
Sabato 2 novembre alle ore 18, in occasione di Artissima, il MAO presenta la seconda edizione di Declinazioni Contemporanee, il programma di residenze d’artista e commissioni site-specific che utilizza l’arte contemporanea come mezzo per interpretare, rileggere e valorizzare il patrimonio museale, calandolo nel presente per individuare connessioni e significati inediti fra epoche e culture diverse.
Alle opere di Marzia Migliora, Kengo Kuma, Lee Mingwei e Francesco Simeti, presentate nel 2023, si aggiungo quest’anno le installazioni di Qiu Zhijie e Charwei Tsai e Ultraworld di Patrick Tuttofuoco, opera luminosa realizzata per la facciata del MAO e che farà parte di Costellazione, sezione collaterale di Luci d’Artista.
In occasione dell’inaugurazione, l’artista Linda Fregni Nagler proporrà Things that Death Cannot Destroy, una performance che verrà ripetuta in Salone Mazzonis alle ore 18.45, 19.45 e 20.45.
Charwei Tsai
L’opera Ancient Desires – Memories of Water & Earth prevede l’installazione di oltre 100 vasi votivi, prodotti dall’artista tra Taipei, Parigi e Torino, collocati su un basamento di oltre 10 metri che attraversa i giardini del museo. I vasi, realizzati con una raffinata tecnica ceramica, sono successivamente decorati a mano dall’artista con iscrizioni di preghiere. Mescolando tradizione artistica e rituale, l’opera prevede una partecipazione attiva e performativa dei visitatori, che sono invitati a lasciare piccole offerte all’interno dei vasi.
Nell’ambito del progetto di residenza, Charwei Tsai presenta altre due opere in dialogo con le collezioni permanenti del MAO, in particolare con le opere della galleria della Regione Himalayana, dove saranno collocati il video Songs of Chuchepati Camp, 2017, in cui l’artista documenta le deplorevoli condizioni di vita dei sopravvissuti nel campo di Chuchepati in Nepal a seguito del terremoto che ha sconvolto il Paese, e il disegno della serie Sky dancers, realizzato in omaggio alle cinque danzatrici della saggezza e rappresentano l’energia femminile nella tradizione tantrica.
Una serie di 24 vasi entrerà come opera unica nella collezione permanente del MAO.
Patrick Tuttofuoco
“La nostra esperienza sulla terra è spesso definita da un dualismo tra forze contrapposte, una situazione in cui l’esistenza o l’identità di una cosa dipende dalla coesistenza di almeno due condizioni tra loro opposte, ma dipendenti l’una dall’altra e che si presuppongono a vicenda. È forse proprio nel superamento di queste categorie che possiamo trovare crescita ed evoluzione sia come individui che come collettività, mi riferisco ad un campo di tensione tra queste polarità che sia in grado di comprenderle e superarle in una logica di crescita e nuova visione del mondo”.
Partendo da questa riflessione, l’artista Patrick Tuttofuoco ha immaginato una forma che fosse in grado di unire in un unico campo espressivo istanze apparentemente opposte – oriente/occidente, femminile/maschile, Kali/Dioniso – che diventano la materia base per riflettere sul superamento dei confini legati al genere e all’abbattimento di stereotipi, etichette e categorie, nel tentativo di dirottare attenzione e luce sull’identità dell’individuo, sulla sua essenza, e non sulla sua apparenza.
L’intervento luminoso site-specific, che raffigura due volti che richiamano alla cultura ellenistica e a quella asiatica, occupa parte della facciata del MAO di Torino, e più precisamente l’angolo le cui facce si rivolgono rispettivamente verso est e ovest, generando anche spazialmente l’unione tra queste due polarità.
I due volti, realizzati in vetro fuso texturizzato e colorato, sono composti da elementi accuratamente studiati e numerati che, uniti, creano l’opera finale. L’opera è progettata per illuminarsi di notte, ma è pensata per essere altrettanto affascinante anche di giorno, grazie alla qualità del vetro e alla sua interazione con la luce naturale. La collaborazione con WonderGlass ha reso possibile la realizzazione poetica di questa visione, con una perfetta integrazione del dialogo tra estetica e tecnica.
Qiu Zhijie
La nuova produzione realizzata site-specific per il MAO prende avvio dal decennale progetto dell’artista Mappamundi.
Quasi un decennio fa, Qiu Zhijie ha iniziato a tracciare intricate mappe delle relazioni tra le sue varie opere d’arte. Da questa sintesi di ricerca, immaginazione, scrittura e azione è nato il “Mapping the World Project”. Nelle mappe che sono seguite, l’inchiostro e la pennellata della pittura di paesaggio hanno delineato un sistema di coordinate che condensa individui, eventi, idee, oggetti e situazioni, intrecciandoli tra loro e offrendo la possibilità di comprenderli in relazione gli uni agli altri.
La natura intelligentemente schematica di queste mappe ha permesso loro di fungere da progetti per varie mostre.
La mappatura ha svolto molteplici funzioni nella pratica artistica di Qiu: come gesto autoconsapevole, piano espositivo, topologia politica, diagramma del flusso di lavoro, programma di ricerca culturale e scambio intellettuale, e in qualche maniera riflette anche l’identità composita del loro autore: artista, curatore, educatore, cartografo eclettico e teorico.
Performance > Linda Fregni Nagler – Things that Death Cannot Destroy
L’opera di Linda Fregni Nagler invita il pubblico ad intraprendere un viaggio enciclopedico nel passato. L’intervento dell’artista consiste in una performance concepita come una coreografia per due lanterne magiche ottocentesche attivate da proiezionisti e un attore che recita le iscrizioni originali presenti sulle diapositive su vetro. Nell’opera di Nagler le immagini sono organizzate in una sequenza di associazioni formali inaspettate.
La performance crea un flusso lento e ipnotico, il cui registro, nel suo svolgimento, può intrecciare il narrativo al didascalico, il documentaristico al fantastico. Questo montaggio di immagini tardo ottocentesche è l’epifania di un mondo in cui persone, piante, oggetti, animali e persino monumenti e architetture sono oramai scomparsi. Da questo archivio ‘riattivato’ affiora l’immagine del mondo come la modernità l’ha rappresentato: un mondo piegato e modificato dal volere dell’uomo. Appaiono, per esempio, le grandi conquiste geografiche (dei poli, delle vette delle montagne, delle isole più remote al mondo…), l’idea di esotismo e di alterità (qui il rapporto con il Museo d’Arte Orientale diventa strettissimo), ma anche la fotografia come documento coloniale e la trasformazione del paesaggio (deforestazione, agricoltura massiva, sfruttamento minerario e nascita degli allevamenti intensivi).
il MAO è lieto di annunciare la collaborazione con Marchesi Frescobaldi, una delle più importanti cantine italiane che rappresentano la Toscana nel mondo. Infatti, grazie al progetto Artisti per Frescobaldi, legato all’arte contemporanea attraverso commissioni site-specific, Sunmin Park, artista presente nella mostra Rabbit Inhabits the Moon, è stata invitata come artista in residenza per il 2024-25 e parte dell’opera che deriverà da tale collaborazione sarà presentata nel 2025 anche presso gli spazi del MAO.
MAO Museo d’Arte Orientale
Via San Domenico 11, Torino
011 443 6932, www.maotorino.it
Orari: martedì – domenica 10 – 18. Lunedì chiuso.
Biglietti: intero 12€ ridotto 10€