Ditte Ejlerskov & Pedro Matos. Leaving no Trace
Il 20 gennaio 2021 la Galleria Bianconi apre la mostra Ditte Ejlerskov & Pedro Matos. Leaving No Trace, doppia personale in cui le diverse ricerche di due artisti internazionali, la danese Ditte Ejlerskov (1982) e il portoghese Pedro Matos (1989), si confrontano con opere inedite e dello stesso formato in un progetto incentrato sul processo di sottrazione e annullamento dell’immagine nella pittura contemporanea.
“Leaving no trace” è il titolo della mostra in cui il senso di “traccia” è indagato, come scrive nel testo di presentazione il curatore Domenico de Chirico, da due differenti punti di vista: quello etimologico della presenza accennata, del lascito, dell’accenno, che emerge potente dal lavoro di Pedro Matos e quello, vibrante e intimo, della rimozione, della non-presenza, di “un’alterità che non si è mai presentata ne potrà mai presentarsi” che connota l’opera di Ditte Ejlerskov.
Pedro Matos squarcia la superficie nera opaca dei propri dipinti con “tracce”, segni grafici criptici, rossi, viola, blu…, che danno vita ad un’immagine simbolica, astratta, in cui la perdita dell’informazione e la sua frantumazione generano una nuova suggestiva bellezza. Il processo del lavoro di Pedro Matos è “concettualmente assimilabile alla cultura urbana e allo street – style tipico del graffitismo e del cut-up dei cartelloni pubblicitari”.
Prima ancora di realizzare qualsiasi gesto pittorico egli agisce come un collezionista d’immagini: fotografa, ruba e raccoglie immagini di graffiti come riferimenti. Il materiale raccolto genera la materia prima che verrà poi successivamente manipolata al computer e dipinta su tela.
Il mondo digitale diventa così l’inizio, l’incipit del gesto pittorico e influenza l’intera esperienza pittorica. Al di là dell’occhio umano, si creano nuove fusioni di grandi dettagli di iscrizioni grafiche, quasi indecifrabili. Le opere di Pedro Matos sono dunque il risultato della sua ricerca online e offline dove i ricordi, liquefatti nella pittura, finiscono per oscillare tra ciò che è stato catturato e lo sgretolarsi della materia stessa. Informazioni scivolano via piano piano dall’immagine matrice iniziale durante ogni fase del processo creativo.
Ditte Ejlerskov nei suoi “Dream Gradients”, al contrario, annulla qualsiasi immagine: ogni segno si trasforma in colore, in luce vibrante. L’artista danese opera un processo di purificazione dalla negatività e materialità del mondo esterno, le immagini della cultura visiva contemporanea, che fino al 2018 facevano parte del repertorio iconografico della sua ricerca pittorica, vengono completamente rimosse e sublimate dal puro colore.
La superfice pittorica è creata sovrapponendo molteplici e sottili strati di pittura, il colore diventa vivo e impalpabile come pulviscolo atmosferico, come atomi di luce, ed è così che i rossi e gli aranci si trasformano in gialli, i blu e gli azzurri trascolorano nei verdi e nei viola. Al centro della ricerca di Ditte Ejlerskov viene posta dunque l’esplorazione della potenzialità della pittura come medium, come linguaggio in continua trasformazione e come strumento per interpretare la realtà e i sogni della nostra cultura contemporanea, il risultato è “un proscenio iridescente dal carattere cromoterapico”. Citando una frase di Mark Rothko che l’artista ritiene fondante per il suo lavoro, Ditte Ejlerskov “usa il colore semplicemente come uno strumento”.
La mostra, presentata da un testo di Domenico de Chirico, apre il 20 gennaio 2021 e sarà visibile su appuntamento alla Galleria Bianconi di Milano fino al 31 Marzo 2021.
On 20 January 2021 Galleria Bianconi opens the exhibition “Ditte Ejlerskov & Pedro Matos. Leaving No Trace”, a double solo show that pulls into dialogue the researches of two international artists – the Danish Ditte Ejlerskov (1982) and the Portuguese Pedro Matos (1989) – with new works of the same sizes, according to a project focused on the process of subtraction and cancellation of the image in contemporary painting.
As the curator Domenico de Chirico writes in the accompanying essay, “Leaving no trace” is the title of the exhibition in which the real meaning of “trace” is investigated from two different points of view: the etymological one of the hinted presence, of the legacy, of the hint, which emerges from the work of Pedro Matos powerfully; the vibrant and intimate one of displacement, of non-presence, of “an otherness that has never presented itself and will never be able to present itself” that features in Ditte Ejlerskov’s work.
Pedro Matos tears the matt black surface of his paintings with “traces”, cryptic graphic signs in red, purple, and blue colours. Thus, he gives life to a symbolic and abstract image, where the loss of information and its shattering generate a new suggestive beauty. The process of Pedro Matos’ work can be “conceptually compared to the urban culture and street style typical of graffiti and billboards cut-up”. Before making any pictorial gesture, he acts as an image collector: he photographs, steals and collects graffiti images as references. The collected material generates the raw matter which will then be manipulated on the computer and painted on canvas.
The digital world thus becomes the beginning, the incipit of the pictorial gesture and influences the entire pictorial experience. New fusions of great details of graphic inscriptions, almost indecipherable, are created beyond the human eye. Pedro Matos’ works are therefore the result of his online and offline research, where memories are liquefied in painting and end up oscillating between what has been captured and the crumbling of the material itself. Information slowly slips away from the initial master image during each phase of the creative process.
On the contrary, Ditte Ejlerskov cancels any image in her “Dream Gradients”: each sign is turned into colour, into vibrant light. The Danish artist carries out a process of purification from the negativity and materiality of the external world. The images of contemporary visual culture, which until 2018 were part of the iconographic repertoire of her pictorial research, are completely removed and sublimated by pure colour.
The pictorial surface is created by superimposing multiple thin layers of paint, the colour becomes alive and impalpable like atmospheric dust, like atoms of light, and this is how reds and oranges turn into yellows, blues fade into greens and purples. Ditte Ejlerskov’s research is therefore focused on the exploration of the potential of painting as a medium, as a language in constant transformation and as a tool for interpreting the reality and dreams of our contemporary culture. The result is “an iridescent proscenium with a chromotherapy character”. Quoting a sentence by Mark Rothko that the artist considers fundamental for her work, Ditte Ejlerskov “uses colour simply as a tool”.
The exhibition, accompanied by an essay by Domenico de Chirico, opens on 20 January 2021 by appointment and will run at Galleria Bianconi (Milan) until 31 March 2021.
Galleria Bianconi
Via Lecco 20, Milano
+39 02 2222 8336, office@galleriabianconi.com, www.galleriabianconi.com
Orari: da lunedì a venerdì 10 – 13 e 14.30 – 19
Ingresso gratuito
Immagine di copertina: Ditte Ejlerskov, Dream Gradient 12, 2020. Acrylic and wax on canvas, 40 × 30 cm, unique.
Pedro Matos, Untitled (SAM), 2020. Acrylic enamel on canvas, 40 × 30 cm, unique.
Courtesy the Artists and Galleria Bianconi
MOSTRE A MILANO