![02 Ph Mart Rovereto](https://cabette.com/wp-content/uploads/2022/12/02-Ph-Mart-Rovereto.jpg)
Giotto e il Novecento
Il rapporto tra antico e contemporaneo è da sempre al centro dell’indagine del Mart di Rovereto. La struttura stessa del museo celebra le forme classiche del Panteon, rievocato nelle forme e nelle proporzioni della cupola, e dell’impluvium romano che caratterizza la fontana posta sotto la cupola stessa.
La proposta espositiva basata su confronti e parallelismi è una delle cifre stilistiche riconosciute al museo di Rovereto che già nel 2013 proponeva una straordinaria mostra su Antonello da Messina, a cura degli studiosi Ferdinando Bologna e Federico De Melis. Per l’occasione, le opere del maestro quattrocentesco venivano messe a confronto con la ritrattistica contemporanea, raccolta in un progetto curato dal filosofo francese Jean-Luc Nancy.
In tempi più recenti, l’indirizzo della presidenza di Vittorio Sgarbi ha rinnovato questa felice intuizione. Il palinsesto del Mart attraversa i secoli, i maestri classici e moderni dialogano tra loro e con le opere di una collezione pubblica tra le più ricche d’Europa.
Negli ultimi anni si sono susseguite: Caravaggio. Il contemporaneo, nel 2020; Picasso, de Chirico, Dalí. Dialogo con Raffaello e Botticelli. Il suo tempo. E il nostro tempo nel 2021, Canova tra innocenza e peccato la scorsa primavera. Dal 6 dicembre 2022 al 19 marzo 2023, è la volta di Giotto e il Novecento.
Alla ricerca delle connessioni tra la storia, i grandi classici e i linguaggi del XX secolo, il Mart pone a confronto epoche distanti, offrendo nuove stratificate letture.
Giotto e il Novecento
È un’esposizione solenne e necessaria quella che il Mart dedica all’insegnamento di Giotto, il maestro che rivoluzionò la pittura medievale e che, secondo gli storici dell’arte, inaugurò l’era moderna.
Se la strada per Giotto e il Novecento è stata aperta in anni recenti da diversi significativi studi – come il catalogo della mostra curata nel 2009 da Stefan Weppelmann e Gerhard Wolf dedicata al confronto fra Rothko e Giotto, al Kunsthistorisches Institut Max Planck di Firenze e il saggio pubblicato nel 2012 da Alessandro Del Puppo su Giotto, Rimbaud, Paolo Uccello in relazione a Carrà -; la mostra non poteva non realizzarsi al Mart di Rovereto la cui Collezione annovera decine di capolavori inequivocabilmente influenzati dall’attività di Giotto e la cui attività ruota intorno al confronto tra antico e moderno.
La mostra si apre con una grande installazione immersiva che riproduce la Cappella degli Scrovegni di Padova, il capolavoro assoluto di Giotto. Una sofisticata videoproiezione, costruita partendo dalle immagini ad altissima risoluzione realizzate dall’Università di Padova e messe a disposizione dai Musei Civici di Padova, “trasporta” virtualmente i visitatori e le visitatrici del Mart all’interno del famosissimo ciclo di affreschi del XIV secolo, Patrimonio Mondiale UNESCO. Fondamentale, a questo proposito, la preziosa collaborazione con l’Assessorato alla cultura del Comune di Padova.
Nelle intenzioni della curatrice Alessandra Tiddia: “La mostra prende avvio da un portale immersivo che attraverso le proiezioni delle immagini degli affreschi della Cappella degli Scrovegni intende restituire al visitatore la suggestione di un’esperienza fondamentale per molti artisti, ovvero la visione del ciclo di affreschi. […] Varcata questa soglia si dischiude al visitatore un percorso che da Carrà giunge, attraverso il Novecento italiano, alle esperienze di Matisse, Rothko, Albers, Klein, per avviarsi verso la fine della mostra con l’installazione di James Turrell, Thyco Blue, un altro portale esperienziale, che conclude il viaggio, durato più di un secolo, attraverso le suggestioni giottesche”.
Seguendo un ordine cronologico e tematico l’esposizione prosegue tra opere di grandi autori e autrici del XX e XXI secolo accomunati dalla passione per la figura di Giotto, studiato, imitato, o preso a modello di perfezione e spiritualità.
E sopra tutto metto Giotto. Mario Sironi
Per alcuni il richiamo è esplicito e dichiarato: è il caso, per esempio, dei grandi maestri italiani del secolo scorso che rintracciarono in Giotto il principale testimone di un’eternità alla quale guardare.
[…] faccio ritorno a forme primitive, concrete, mi sento un Giotto dei miei tempi. Carlo Carrà
Tra Metafisica, Valori plastici e Realismo Magico, i protagonisti della prima parte della mostra sono i dipinti di Carlo Carrà, le pitture murali di Mario Sironi, le soluzioni plastiche di Arturo Martini, gli spazi sospesi di Giorgio de Chirico, ma anche gli ideali stilistici di Gino Severini, Massimo Campigli, Achille Funi, Ubaldo Oppi.
In Giotto il senso architettonico raggiunge spazi metafisici. Giorgio de Chirico
Suddivisa in sette sezioni, la mostra prosegue tra Atmosfere rurali e Sacre Maternità nelle quali i soggetti bucolici e le figure femminili esprimono quel richiamo e quell’idealizzazione della tradizione tipica del periodo tra le due grandi guerre. Ne sono rappresentanti in mostra, tra molti altri, Albin Egger-Lienz, Ardengo Soffici, Pompeo Borra e Tullio Garbari.
Il mito di Giotto non tramonta nel secondo dopoguerra, anzi influenza tanto i linguaggi figurativi, quanto il nuovo astrattismo. In mostra si incontrano i lavori di Gastone Celada e Lorenzo Bonechi, la sintesi formale e pura di Fausto Melotti, le geometrie senza tempo di Giorgio Morandi e la pittura astratta di Giorgio Griffa e di Serge Poliakoff.
Nelle ultime sale, l’arte più recente non è meno debitrice alla lezione medievale di quanto lo sia quella del primo novecento.
Quando vedo gli affreschi di Giotto […] percepisco immediatamente il sentimento che ne emerge, perché è nelle linee, nella composizione, nel colore. Henri Matisse
Tanto gli europei Henri Matisse, Yves Klein e Josef Albers quanto gli statunitensi come Mark Rotko riconoscono il loro debito nei confronti di Giotto, ispiratore assoluto. In particolare, a influenzare alcuni tra gli artisti più conosciuti è il suo celebre blu.
Che cos’è il blu? È l’invisibile diventato visibile. Yves Klein
Un colore che non è più mera tinta sull’opera, ma diventa spazio ultraterreno sul quale si affacciano le tele bucate di Lucio Fontana. L’equilibrio che i contemporanei riconoscono a Giotto e ai suoi cieli è alla base anche della spazialità delle campiture sfumate di Mark Rothko o dei quadrati di Josef Albers.
Il colore di Giotto produceva lo straordinario effetto della sua tattilità. Mark Rothko
Lo stratificarsi di elementi iconografici insito nello studio della storia dell’arte riconosce nell’opera di Giotto una modernità astratta, una tensione spirituale e trascendentale che rivive, per esempio, nella grande installazione immersiva di James Turrell, maestro contemporaneo della luce e dei colori studioso della percezione. Tycho Blue è una stanza di puro e luminoso blu, realizzata a partire dai progetti dell’artista del 1969 e mai più riallestita.
Chiudono la mostra le installazioni di due artiste, Chiara Dynys e Tacita Dean, il cui lavoro rinnova ancora una volta il dialogo con uno dei più grandi maestri di tutti i tempi.
Il progetto
Giotto e il Novecento è curata da Alessandra Tiddia, con il contributo di numerosi studiosi e in collaborazione con i Musei Civici di Padova.
In mostra oltre 200 opere di cui una cinquantina proveniente dal patrimonio del Mart, tra cui Le figlie di Loth, di Carlo Carrà. Scelto come immagine guida della mostra, il celebre capolavoro è anche l’opera-simbolo delle collezioni museali. Nel 2019, in occasione del suo centenario, è stata riprodotta a rilievo per consentirle la fruizione anche alle persone cieche o ipovedenti.
Appartengono inoltre al Mart altre due opere di Carrà, La Carrozzella e Composizione TA (Natura morta metafisica); diverse sculture di Arturo Martini, tra cui Il poeta Cechov; otto opere di Mario Sironi, tra cui L’Astronomia e Condottiero a cavallo; due Piazze di Italia di Giorgio de Chirico; due paesaggi e due nature morte di Giorgio Morandi; due teatrini di Fausto Melotti; due Concetto spaziale di Lucio Fontana e Study for Homage to the Square: Still Remembered di Josef Albers. Infine opere di Pompeo Borra, Massimo Campigli, Achille Funi, Tullio Garbari, Giorgio Griffa, Renato Paresce, Alessandro Pandolfi, Serge Poliakoff, Mario Radice e preziosi materiali di archivio.
Oltre ai capolavori provenienti dal patrimonio del Mart, le opere che compongono la mostra provengono da alcune tra le più importanti collezioni pubbliche e private europee, archivi e fondazioni e gallerie. Tra le istituzioni: Gallerie degli Uffizzi – Palazzo Pitti, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, Musei Vaticani, Casa Museo Boschi di Stefano, Museo Revoltella, Fondazione Magnani Rocca, Fondazione Musei Civici di Venezia, Museo del Novecento di Milano, Museo del Novecento di Firenze, Panza Collection Mendrisio, Peggy Guggenheim Collection, Tiroler Landesmuseen Innsbruck e ovviamente Musei Civici di Padova.
A testimoniare la fortuna di Giotto nell’immaginario collettivo, in mostra anche una selezione di storici materiali del marchio italiano Fila che a Giotto dedica diverse linee di prodotti: album da disegno, pastelli e pennarelli prodotti tra gli anni ’30 e ’60, sulle cui confezioni campeggia l’iconica vignetta raffigurante il giovane Giotto al cospetto del maestro Cimabue.
La mostra Giotto e il Novecento è completata da un ricco catalogo su cui hanno scritto, oltre alla curatrice: Vittorio Sgarbi, presidente del Mart, Alessandro Del Puppo, Alessio Monciatti, Alexander Auf der Heyde, Daniela Ferrari, Elena Pontiggia, Federica Luser, Sergio Marinelli, Federica Millozzi, Marta Nezzo, Mauro Pratesi, Gražina Subelytė, Nico Stringa, Peter Assmann, Sergio Marinelli, Victoria Noel-Johnson. Sagep Edizioni.
Radio Monte Carlo è media partner della mostra.
MartRovereto
Corso Bettini 43, Rovereto (TN)
800 397760, info@mart.trento.it, www.mart.trento.it
Orari: mart-dom 10.00-18.00, ven 10.00-21.00
Tariffe: intero 11 Euro ridotto 7 Euro
Copertina: Ph Mart Rovereto