Gregor Schneider visits N. Schmidt (in the former Galleria d´Arte Moderna di Bologna)
A cura di Lorenzo Balbi
Il progetto speciale di ART CITY 2021 è l’installazione di Gregor Schneider (Rheydt, Germania, 1969) dal titolo Gregor Schneider visits N. Schmidt (in the former Galleria d´Arte Moderna di Bologna), presentata nel 2017 alla manifestazione Skulptur Projekte a Münster e da allora non più riallestita in altri luoghi, che a Bologna si realizza grazie al supporto del Main Partner Gruppo Hera.
Il titolo dell’opera si riferisce alle origini della serie di lavori sul signor Schmidt, evocato per la prima volta nella stanza 54 di Haus ur, opera seminale dell’artista presentata alla Biennale di Venezia del 2001, nel Padiglione della Germania.
Con il suo lavoro Schneider innesca l’aspettativa di un incontro che permetta a questo individuo misterioso di emergere dalla presenza collettiva, un personaggio immaginario che sembra finalmente rispondere alla domanda: “chi è N. Schmidt”?
L’appartamento di Bologna dà ai visitatori l’opportunità di iniziare a svelarne l’identità, inoltrandosi uno alla volta all’interno della sua casa, del suo spazio intimo e domestico, la cui fruizione è concepita per essere sviante, suggerendo indizi allo spettatore che si tradiscono pochi passi dopo. Come afferma l’artista: “Per me si tratta della dissoluzione dello spazio, di un luogo che non possiamo più conoscere. La ripetizione di uno spazio fino ai confini della nostra percezione, finché non ci rimane solo il sospetto di ciò che non possiamo più sapere”.
L’installazione all’Ex GAM si compone di una serie complessa di stanze che trasforma un edificio in un universo claustrofobicamente intimo. La struttura-museo è mascherata da questo scenario, sia come cornice istituzionale che come cornice architettonica: l’opera viene spogliata di qualsiasi presentazione in stile museale, neutralizzandola dal punto di vista dell’artista e dando vita a una scultura tridimensionale e attraversabile, che fa sparire lo spazio esistente. Schneider ricorre inoltre a escamotage teatrali in una misura che sarebbe stata difficilmente possibile in un contesto museale.
Quando prenota il suo ingresso, al visitatore viene dato un appuntamento esclusivo, in un orario riservato, per accedere a questo nuovo spazio in solitudine, attraverso un’entrata finora inutilizzata. All’interno, si passa attraverso stanze intime e personali in cui realtà e finzione iniziano a dissolversi nel momento in cui vengono vissute e ci sono corridoi bui che interrompono l’esperienza spaziale.
La sequenza apparentemente infinita di camere rende l’orientamento nello spazio originale estremamente difficile, ma affina i sensi verso ciò che viene effettivamente percepito – o non percepito.
L’intimità claustrofobica ricreata da Gregor Schneider, nella sua accezione disorientante, offre così un’importante riflessione sulle conseguenze emotive e sensoriali di alcune delle consuetudini rafforzate dalla pandemia da Covid-19, come la predilezione dello spazio domestico come luogo della sicurezza o le sempre più diffuse forme voyeuristiche di relazioni tipiche dell’esperienza digitale.
Nell’arco di 35 anni, Gregor Schneider ha creato un corpus di opere che affrontano alcuni tra i punti critici più delicati della società. All’inizio della sua carriera ha sviluppato il concetto di una pratica artistica che divora le sue stesse opere, mettendo così in discussione la sottomissione dell’arte alla necessità economica.
Più tardi, Schneider ha notato dei parallelismi tra le celle segrete e asettiche dei detenuti nel carcere di massima sicurezza di Guantánamo Bay e il “white cube”, struttura neutra creata da musei e gallerie.
Nel 2008 ha toccato un tema scottante, immaginando la creazione di una stanza nella quale morire e parlando del desiderio di mostrare una persona morente in un museo: a seguito di tali affermazioni ha ricevuto minacce di morte. Schneider ha spesso messo in scena contaminazioni culturali, ha cercato collegamenti tra luoghi sacri islamici e cattolici, ha risposto al ritorno dello spirito nazista con la polverizzazione della casa in cui era nato Joseph Goebbels, ministro della propaganda nazista del Reich.
Ex GAM
Piazza Costituzione 3, Bologna
L’installazione è visitabile su prenotazione, da un fruitore per volta, nei seguenti giorni e orari:
– dal 7 al 9 maggio, h 10-20: prenotazione obbligatoria ai numeri 051 6496632 / 6496637
– dal 10 al 14 maggio, h 14-20: prenotazione obbligatoria allo 051 6496611 oppure recandosi sul luogo attendendo il primo posto disponibile non prenotato
– dal 15 al 16 maggio, h 10-20: prenotazione obbligatoria allo 051 6496611
Ingresso gratuito
Immagine di copertina: Gregor Schneider, N. SCHMIDT, appartamento A (dettaglio camera da letto) / apartment A (bedroom detail) Rheydt 2017, veduta di allestimento in occasione di / installation view in occasion of Skulptur Projekte Münster 2017, Pferdegasse 19, 48143 Münster, 2017. Photo credit: Gregor Schneider © Gregor Schneider / VG Bild-Kunst, Bonn