Skip to content
LuYang, Electromagnetic Brainology, 2017

Hope

Museion, Bolzano

A cura di Bart van der Heide e Leonie Radine in collaborazione con DeForrest Brown, Jr.

Museion Bolzano presenta HOPE, una mostra collettiva internazionale che esplora possibili spazi di speranza tra scienza e finzione. Curata da Bart van der Heide e Leonie Radine in collaborazione con il musicista, teorico e scrittore DeForrest Brown, Jr., HOPE conclude la trilogia TECHNO HUMANITIES con un’ode alle scienze umane nel loro stretto legame con i musei come luoghi attivi di costruzione del mondo. La mostra, che occupa l’intera superficie del museo, comprende opere transdisciplinari di artiste e artisti appartenenti a diverse generazioni. È inoltre parte del progetto espositivo un’antologia di testi critici (Hatje Cantz) e un ampio programma di mediazione e di eventi.

Dalla sua inaugurazione, esattamente 15 anni fa, l’edificio di Museion è stato spesso descritto come un’architettura extraterrestre, come un UFO atterrato nel centro di Bolzano. HOPE sottolinea questa immagine simbolica del museo come un’astronave, una capsula del tempo, un portale verso un’altra dimensione. Museion si trasforma così in un luogo di produzione di meraviglia, in cui scienza e finzione si fondono per affermare la speranza come pratica critica attiva. Come scrisse il filosofo Ernst Bloch nella prefazione al suo libro Das Prinzip Hoffnung, 1954 (Il Principio speranza): “si ha bisogno del cannocchiale più potente, quello della coscienza utopica levigata” per penetrare l’oscurità.

HOPE invita il pubblico a muoversi tra spazi e tempi reali e immaginari, per esplorare punti di vista alternativi. L’architettura della mostra conduce prima al quarto piano, fuori dal percorso abituale, in un osservatorio dove, attraverso diverse capsule temporali artistiche si aprono nuove prospettive su sfere terrestri e celesti. Il percorso, attraverso cosmologie artistiche individuali e collettive, offre l’opportunità di esplorare il e l’Altro al di là di una visione antropocentrica del mondo. Le installazioni video, le sculture, i costumi, i dipinti e i disegni creano un’atmosfera fantascientifica tra apocalisse e nuovi inizi, in cui scienze umane, tecnologia, ecologia ed economia si incontrano.

Gli artisti e le artiste che espongono al terzo piano utilizzano talvolta nuovi strumenti di costruzione del mondo nell’era dell’intelligenza artificiale e della realtà virtuale. Con le loro installazioni, che ricordano i videogiochi, creano spazi immersivi tra il virtuale e il reale, la memoria e l’oblio.

Il secondo piano ospita l’archivio del mito afrofuturista Drexciya. Qui prendono forma nello spazio le approfondite ricerche che DeForrest Brown, Jr. ha intrapreso sulla storia della techno per il suo libro Assembling a Black Counter Culture (2022). A Museion, Brown predispone, in dialogo con i dipinti digitali di AbuQadim Haqq, numerosi album techno provenienti dalla scena musicale di Detroit lungo mappe e linee del tempo. Parallelamente viene sviluppata una storia sonora con il suo album Techxodus (2023), i suoi mix The Myth of Drexciya (2023) e Stereomodernism (2020). Grazie al dialogo pluriennale tra Brown e Haqq e la collezione di dischi di Dj Veloziped / Walter Garber di Bolzano è stato possibile rendere tangibile, per la prima volta in un museo, questa forma artistica di scrittura della storia e di costruzione del mondo, finora altrimenti trascurata.

Seguendo la logica di un tunnel spazio-temporale – rappresentato anche nel dipinto di Haqq sul poster della mostra – al piano terra viene creato un passaggio che invita a velocissimi viaggi tra punti distanti nello spazio-tempo. L’accostamento tra opere della Collezione riattivate e nuovi progetti crea un ponte tra la storia passata e il futuro di Museion come istituzione che colleziona l’arte. Allo stesso tempo, si apre uno spazio per l’ascolto e la discussione sulle domande centrali poste dalla mostra HOPE: da dove veniamo e dove vogliamo andare?

La mostra include opere di Almare, Sophia Al-Maria, Ei Arakawa, Trisha Baga, Neïl Beloufa, Black Quantum Futurism, Tony Cokes, Irene Fenara, Michael Fliri, Petrit Halilaj, Matthew Angelo Harrison, AbuQadim Haqq, Andrei Koschmieder, Maggie Lee, Lawrence Lek, Nicola L., Linda Jasmin Mayer, Beatrice Marchi, Bojan Šarčević, Marina Sula, Suzanne Treister, Ilaria Vinci, LuYang, e opere dalla Collezione Museion di Allora & Calzadilla, Shūsaku Arakawa, Ulrike Bernard & Caroline Profanter, Shu Lea Cheang, Tacita Dean, Sonia Leimer, Ana Lupaş e Riccardo Previdi.

HOPE è più di una mostra: in collaborazione con Transart, il programma include anche la prima italiana di una performance del coreografo e danzatore Trajal Harrell con l’ensemble della Schauspielhaus di Zurigo, oltre a una mostra dell’artista Thomas Feuerstein, supportata da NOI Techpark, presso cui si svolge, e diversi eventi di Museion Art Club. Un ampio programma di mediazione coinvolge attivamente il pubblico nella negoziazione di “spazi di speranza”.

Exhibition view HOPE. Museion 2023. Photo Luca Guadagnini

Museion in Bolzano, Italy, presents HOPE, an international group exhibition exploring spaces of hope between science and fiction, curated by Bart van der Heide and Leonie Radine in collaboration with musician, theorist, and writer DeForrest Brown, Jr. As the final installment of the TECHNO HUMANITIES trilogy, HOPE probes the close alliance between museums and the humanities as sites of active world-building. The exhibition, which occupies the entirety of the museum, includes works from an intergenerational cohort of artists. It is further supported by an anthology of newly commissioned critical texts as well as a rich mediation and event program.

Ever since opening its doors exactly 15 years ago, the Museion building has been repeatedly described as alien, a UFO that landed in the center of Bolzano. HOPE endorses the view of the museum as a spaceship, a time capsule, a portal to another dimension. The exhibition will transform Museion into a production site of wonder, merging science and fiction to evoke hope through individual and collective imaginations of futures and pasts. As Philosopher Ernst Bloch wrote in the introduction of his Principle of Hope (1954): “We need the most powerful telescope, that of polished utopian consciousness,” to penetrate the darkness.

HOPE invites visitors to move between real and imagined spaces and times to try on alternative viewpoints. The exhibition architecture suggests an upside-down, non-linear path through the building, leading first to the fourth floor, which showcases various artistic time capsules in an observatory-like setting. By proceeding through individual and collective artistic cosmologies, the self and the other are open for exploration beyond a humancentric worldview. Here, the selection of artworks creates a sci-fi atmosphere between apocalyptic scenarios and new beginnings at the intersection of the humanities, technology, ecology, and economy.

Artists exhibiting on the third floor interrogate new tools and challenges in the era of artificial intelligence and other forms of digital worldbuilding. Their arcade-like installations create immersive spaces of imagination between the virtual and the real, memory and forgetting.

The second floor houses an archive dedicated to the Afrofuturist myth of Drexciya. The archive draws on DeForrest Brown, Jr.’s thorough research on the history of techno for his book Assembling a Black Counter Culture (2022), which is partly translated into space. At Museion, he arranges numerous Detroit techno album covers and paintings by AbuQadim Haqq alongside maps and timelines while a story in sound unfolds with his album Techxodus (2023) as well as his mixes The Myth of Drexciya (2023) and Stereomodernism (2020). Thanks to the longstanding dialogue between Brown and Haqq and the record collection of DJ Veloziped / Walter Garber in Bolzano, HOPE marks the first time this previously overlooked artistic form of historiography and world-building is experienced in a museum to this extent.

Finally, following the guiding logic of the wormhole depicted in Haqq’s key visual artwork for the exhibition, the ground floor creates a passage for lightning-fast travel between distant points in space-time. The combination of unearthed and just emerging works bridges the histories and futures of Museion as a collecting institution and opens a space of listening, speech, and discussion of HOPE‘s key questions: Where do we come from and where do we want to go?

The exhibition includes pieces by Almare, Sophia Al-Maria, Ei Arakawa, Trisha Baga, Neïl Beloufa, Black Quantum Futurism, Tony Cokes, Irene Fenara, Michael Fliri, Petrit Halilaj, Matthew Angelo Harrison, AbuQadim Haqq, Andrei Koschmieder, Maggie Lee, Lawrence Lek, Nicola L., Linda Jasmin Mayer, Beatrice Marchi, Bojan Šarčević, Marina Sula, Suzanne Treister, Ilaria Vinci, LuYang, and works from the Museion collection by Allora & Calzadilla, Shūsaku Arakawa, Ulrike Bernard & Caroline Profanter, Shu Lea Cheang, Tacita Dean, Sonia Leimer, Ana Lupaş, and Riccardo Previdi.

The HOPE program further includes the Italian premiere of a major performance by choreographer and dancer Trajal Harrell and the Schauspielhaus Zürich ensemble in collaboration with Transart, an off-site exhibition by artist Thomas Feuerstein hosted and supported by NOI Techpark, several Museion Art Club events, and a rich mediation program that actively engages the audience in negotiating “spaces of hope”.

Nicola L., Beatrice Marchi, Andrei Koschmieder, exhibition view HOPE. Museion 2023. Photo Luca Guadagnini

Museion
P.za Piero Siena 1 ( I ), Bolzano
39 0471 223413,info@museion.it, www.museion.it
Orari: dal martedì alla domenica 10 – 18. Giovedì 10 – 22
Biglietti: Euro 10,00 intero Euro 5,00 ridotto

HOPE è il terzo capitolo di TECHNO HUMANITIES con un gruppo di ricerca internazionale di cui fanno parte Bart van der Heide, Leonie Radine, DeForrest Brown, Jr. e Gruppo Museion Passage
Exhibition design: Diogo Passarinho Studio
Cover: LuYang, Electromagnetic Brainology, 2017, exhibition view HOPE. Museion 2023. Photo Luca Guadagnini