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Wo willst du hin 2008

Incontrare Christian Martinelli

Kunst Meran Merano Arte

A cura di Ursula Schnitzer, Anna Zinelli

Dal 7 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024, Merano Arte propone la mostra personale incontrare Christian Martinelli, a cura di Ursula Schnitzer e Anna Zinelli, integrata dalla sezione La possibilità d’azione di un lascito d’artista a cura di BAU – Istituto per l’arte contemporanea e l’ecologia (Simone Mair e Lisa Mazza). 

Artista e fotografo autodidatta, Christian Martinelli (Merano, 1970 – Innsbruck 2022) ha realizzato reportage in tutto il mondo (dall’Europa dell’est al Sudamerica, fino ad Haiti), dedicandosi parallelamente a una serie di progetti fotografici incentrati sui temi del viaggio, della memoria, della vulnerabilità, della relazione tra uomo e natura.

La retrospettiva propone di “incontrare” Christian Martinelli non solo attraverso un’importante selezione dei suoi lavori, ma anche tramite strumentazioni fotografiche e oggetti di arredo a lui appartenuti e spesso da lui costruiti. La sperimentazione tecnica e la dimensione pratica hanno infatti sempre accompagnato il suo percorso, come emerge dal video (2020) e dagli scatti (2021) della sua abitazione meranese, proposti nella prima parte del percorso espositivo. “Villa Dolores” non era solo un luogo in cui Christian Martinelli ha vissuto e lavorato, ma un vero e proprio atelier fotografico, una sede laboratoriale ed espositiva in continua trasformazione, un punto nevralgico di incontri e scambi che ha animato la vita culturale della città.

Al centro del percorso incontriamo uno dei nuclei più noti e importanti della sua ricerca: la serie Confini (2014-2022) realizzati con il Cube. Concepito nel 2009, assieme a Andrea Pizzini e Andrea Salvà, questo strumento è di fatto una grande macchina fotografica di 8 metri cubi, composta da pareti specchianti e capace di produrre immagini direttamente in positivo – quindi pezzi unici – di altissima qualità, simili a dipinti. Con questo strumento, sostanzialmente unico, Christian Martinelli ha percorso tutto il periplo delle coste italiane raccontandone poeticamente i “confini”, in una serie di scatti quasi astratti in cui si ripetono strisce di terra e di mare.

In mostra sarà possibile non solo vedere un’ampia selezione di questi lavori, ma anche il Cube stesso nella sua variante installativa pensata a fini espositivi e un video in cui si incontra l’artista che racconta come ha concepito e sviluppato questo lavoro: “Mi piaceva l’idea di alleggerire simbolicamente la presenza del fotografo e creare un oggetto capace di riflettere le immagini e allo stesso momento di catturarle”.

Oltre alla serie dei Confini, saranno proposte anche altri lavori realizzati con il Cube, come nature morte, nudi o ritratti. Parallelamente, sono esposti altri progetti, molti dei quali si sono protratti per diversi anni, restituendoci una modalità di lavoro basata su processi in divenire anziché sull’interesse per singoli scatti. È il caso di Stories (1998-2022), che, come affermato dall’artista “indaga il valore del ricordo”, accompagnando per oltre 20 anni la vita di 14 persone e affrontando così temi quali la malattia, l’amore, la nascita, l’abbandono e la morte.

Altri due nuclei di opere ruotano intorno alla tematica del viaggio: in Wo willst du hin? (2009-2019), una serie composta da diversi scatti e da un video accompagnato dalla musica di Marcello Fera, un sacchetto rosso attraversa i cieli dei luoghi più disparati del mondo, dalla Cina al Kenya. O ancora le immagini delle cento nuvole che compongono Infinito (2003-2010) ci restituiscono quello che il curatore Valerio Dehò ha definito un “reportage metafisico” in cui “il tempo è quasi assente proprio perché lo spazio sembra rinunciare ad essere un punto di riferimento certo”. Inoltre, sono esposti alcuni dei lavori a cui si stava dedicando prima della sua scomparsa, nonché tra i più intimi, come Album (2008-2022), basato su una serie di fotografie trovate, di altre persone, che vanno a costruire un fittizio album dei ricordi, un’infanzia analoga a quella che avrebbe potuto essere la sua, ma di cui non restava sostanzialmente documentazione. In Matrimonio (2009-2022) Christian Martinelli ha invece ripreso una serie di fotografie originali del matrimonio dei propri genitori, del 1967, rielaborandole con passe partout che isolano la figura della madre estraniandola dagli altri soggetti.

L’omaggio a Christian Martinelli è completato da un’ulteriore sezione che affianca il “classico” percorso espositivo: una camera oscura in gran parte allestita con sue strumentazioni, tra cui ingranditori, obiettivi, bacinelle, timer, focometri. Questa speciale parte della mostra non è una semplice “messa in scena” del suo spazio e delle sue modalità di lavoro, ma è un luogo che potrà essere attivato e utilizzato in determinate occasioni, riprendendo quella pratica didattica e laboratoriale che ha sempre costituito una costante del suo lavoro.

Inoltre, al terzo piano di Merano Arte, sarà possibile immergersi in uno spazio di riflessione che invita i visitatori a interrogarsi sul tema di un lascito artistico. Cosa si intende con questa espressione? E come si può prendersene cura? Queste tematiche saranno esplorate nella sezione dal titolo “La possibilità d’azione di un lascito d’artista” attraverso una selezione di opere, materiali di lavoro e pubblicazioni provenienti dal lascito dell’artista e fotografo Christian Martinelli, nonché attraverso una serie di eventi pubblici. Questo spazio è curato da BAU, Istituto per l’arte contemporanea e l’ecologia (Simone Mair e Lisa Mazza).

Con questa mostra, Merano Arte intende portare avanti tanto un filone di ricerca sul linguaggio fotografico, che ha caratterizzato la sua programmazione espositiva fin dagli esordi, quanto la sua vocazione a promuovere la conoscenza degli artisti che operano sul territorio. In passato sono state proposte, infatti, una serie di mostre in cui hanno trovato spazio i grandi nomi della fotografia internazionale, come Robert Mapplethorpe (2004), Man Ray (2005), Boris Mikhailov (2007), Elliot Erwin (2011), Cindy Sherman (2013), Ugo Mulas (2014) o Francesca Woodman (2015). Parallelamente, non è mancato un filone di ricerca sul contesto locale, che ha interessato figure storiche come Karl Erhart, Oswald Kofler o Hansgeorg Hölzl (2012) e ricerche più recenti come quella di Elisabeth Hölzl (2022). La scelta di dare spazio a un fotografo originario di Merano ha quindi l’obiettivo di promuovere e valorizzare la conoscenza del suo lavoro, presentato per la prima volta in una forma così ampia.

Christian Martinelli (in collaborazione con Nicola Morandini e Andrea Salvà – associazione 00A), Gallery Van (su pastori), 2015. Dal progetto Galleria Popolare. Lascito Christian Martinelli

From 7 October 2023 to 28 January 2024, Kunst Meran/o Arte will be presenting the solo exhibition entitled incontrare Christian Martinelli [Meet Christian Martinelli], curated by Ursula Schnitzer and Anna Zinelli, complemented by the section La possibilità d’azione di un lascito d’artista [The Possibility of Action of an Artist’s Legacy] curated by BAU – the Institute for Contemporary Arts and Ecology (Simone Mair and Lisa Mazza).

A self-taught artist and photographer, Christian Martinelli filed reportages from all over the world (from Eastern Europe to South America and Haiti), devoting himself in parallel to a series of photographic projects that focused on the themes of travel, memory, vulnerability and the relationship between people and nature.

The retrospective proposes to “meet” Christian Martinelli – not only through an important selection of his works, but also through photographic instruments and objects that belonged to him and that he himself often constructed. Technical experimentation and the practical dimension in fact always accompanied his career, as can be seen in the video (2020) and photos (2021) of his Meran/o home, shown in the first part of the exhibition. The “Villa Dolores” was not only a place where Christian Martinelli lived and worked, but a genuine photographic atelier, a workshop and exhibition venue in constant transformation, and a focal point for meetings and exchanges that animated the cultural life of the city.

At the heart of the exhibition we encounter one of the best known and most important core areas of his research: the series Confini [Frontiers] (2014-2022), realised with the “Cube”. Conceived along with Andrea Pizzini and Andrea Salvà in 2009, this instrument is in fact a giant camera, eight cubic metres in size, consisting of mirror walls and capable of directly producing positive – and thus unique – images of very high quality, similar to paintings. With this essentially one-off instrument, Christian Martinelli circumnavigated the entire Italian coastline, poetically recounting its “frontiers” in a series of almost abstract shots in which strips of land and sea are repeated.

The exhibition not only presents a wide selection of these works, but also the Cube itself in its installation variant, designed for exhibition purposes; as well as a video in which we meet the artist, who tells us how he conceived and developed this work: “I liked the idea of symbolically lightening the photographer’s presence and creating an object capable of reflecting the images and at the same time capturing them”.

In addition to the Frontiers series, other works made with the Cube, such as still lives, nudes and portraits, will also be on display. At the same time, other projects are being exhibited, many spanning several years and giving us a way of working based upon processes in the making rather than upon the interest in single shots. This is the case for Stories (1998-2022), which, as the artist states, “investigates the value of memory”, accompanying the lives of 14 people for over 20 years and thus addressing such themes as illness, love, birth, abandonment and death.

Two other core areas of his work revolve around the theme of travel: in Wo willst du hin [Where do you want to go]? (2003-2010), a series consisting of several photos and a video accompanied by music from Marcello Fera, a red bag crosses the skies of some of the world’s most diverse places, from China to Kenya. There are also the images of the one hundred clouds that make up Infinito (2003-2010) and give us what curator Valerio Dehò has called a “metaphysical reportage” in which “time is almost absent precisely because space seems to renounce being a definite point of reference”.

Also presented will be some of the works that the artist was working on before his death, as well as some of his most intimate: album (2008-2022) is based upon a series of photographs found of other people that becomes a fictitious album of memories, a childhood similar to what could have been his own, of which essentially no documentation exists. Or again in Matrimonio [Marriage] (2009-2022): Christian Martinelli took a series of original photographs from his parents’ 1967 wedding and reworked them with passepartouts, isolating his mother’s figure by alienating her from the other persons.

The homage to Christian Martinelli is completed by a final section that flanks the “classic” exhibition route: a darkroom largely set up using his equipment, including enlargers, lenses, basins, timers and focometers. This special part of the exhibition is no mere “staging” of his space and working methods, but a place that can be activated and used on certain occasions to resume the didactic and workshop activity that was always a constant in his work.

Furthermore, the third floor of Kunst Meran/o Arte offers a space for reflection in which visitors can immerse themselves, inviting them to address the subject of the artistic legacy. What is meant by this expression? And how can we care for it? These issues will be explored in the section entitled La possibilità d’azione di un lascito d’artista [The Possibility of Action of an Artist’s Legacy] through a selection of works, working materials and publications from the legacy of the artist and photographer Christian Martinelli, as well as by means of a series of public events. This space is curated by BAU, the Institute for Contemporary Arts and Ecology (Simone Mair and Lisa Mazza).

Kunst Meran Merano Arte
Via dei Portici 163, Merano (BZ)
+39 0473 212643, info@kunstmeranoarte.org, www.kunstmeranoarte.org
Orari: martedì – sabato: 10.00 – 18.00; domenica e giorni festivi: 11.00 – 18.00. Lunedì chiuso
Biglietti: intero Euro 6,00; ridotto (Over 65, guestcard..) Euro 5,00

Copertina: Christian Martinelli, Genova, 2008. Dalla serie Wo willst du hin, 2009-2019. Lascito Christian Martinelli