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Hiva Alizadeh, Untitled (Forty Five Series) #2, 2018

Kenta Cobayashi, Hiva Alizadeh. Structure of a Flow

Metronom, Modena

Metronom presenta Structure of a Flow, mostra bi-personale degli artisti Kenta Cobayashi (Tokyo, 1992) e Hiva Alizadeh (Kerman, 1989). In mostra una ricerca artistica che si manifesta tra fotografia, pittura e installazione, per un approccio che trova un punto di contatto nell’attualizzazione di pratiche tradizionali dei rispettivi paesi di origine degli artisti.

La serie Smudge di Kenta Cobayashi è l’esito di una riflessione sulla rappresentazione fotografica e sulla sperimentazione tecnica offerta dagli strumenti digitali. Le opere di Cobayashi, in un complesso e stratificato gioco di elementi, ci offrono scorci di vita quotidiana, tra online e onlife. L’artista, muovendosi per le strade di Tokyo, con una macchina fotografica o uno smartphone, documenta la sua vita, i suoi amici e i luoghi che frequenta. I ritratti che nascono da questi incontri vengono manipolati dall’artista digitalmente: il pixel viene mosso sulla superficie dell’immagine come se fosse una pennellata di colore, modificando in modo analogico la rappresentazione della realtà.

«I want to express that a single image doesn’t exist independent “everything” connects from all kinds of angles. And because of this interconnectedness, an image is constantly in dialogue with “everything”» (Kenta Cobayashi)

Il processo impiegato da Cobayashi ha le sue origini nella Shodo, arte tradizionale giapponese della calligrafia, dove la scrittura, intesa anche come segno grafico, ha valore in quanto gesto manuale attraverso lo strumento del pennello. Il pennello ‘digitale’ che usa Cobayashi ha lo stesso valore simbolico: il tool di photoshop modifica il DNA delle immagini verso una dimensione fluida e iperrealistica, per offrire nuovi livelli di significato.

Le opere dell’artista iraniano Hiva Alizadeh hanno nel materiale e nella scelta cromatica gli elementi di coerenza di una ricerca fatta di dettagli e variazioni sul tema. L’impiego di capelli artificiali, centro della ricerca, consente la realizzazione di lavori in cui il movimento, insieme a forma e colore, seguono e costruiscono nuove relazioni con lo spettatore. I capelli plastici, principalmente usati come extension, vengono inseriti dall’artista in una composizione pittorica data dalla stratificazione e l’accostamento dei diversi colori di questo materiale, andando così ad evocare, nella visione d’insieme, i giochi di luce delle vetrate colorate che caratterizzano le moschee. La tradizionale arte della tessitura è il punto di riferimento di Alizadeh, artista autoditatta che si è formato con esperienze di regia. E quindi il tappeto, la tradizionale arte di costruire immagini e narrazioni, viene attualizzato attraverso un processo di astrazione: i fili della tessitura sono liberi e il disegno, l’immagine, non è fissata nell’intreccio ma fluida e aperta nel movimento. In questo modo l’artista riesce a recuperare la tradizione millenaria tenendo in considerazione l’impossibilità di rappresentare immagini, tipica della tradizione islamica.

Le stratificazioni di forme e di colori, il riferimento a tecniche pittoriche come fondamento della propria pratica, accostano la pratica di due autori coetanei ma distanti per backgroud e formazione, mettendo in luce elementi comuni di ricerca: il riferimento alla cultura tradizionale e l’impiego di tecniche antiche di rappresentazione e di narrazione e allo stesso tempo la consapevolezza del presente e della potenzialità offerte dagli strumenti digitali. La sperimentazione non è fine a se stessa ma persegue con coerenza un pensiero e una visione.

Kenta Cobayashi (Kanagawa, JP, 1992) vive e lavora a Tokyo. La sua pratica si concentra sulla fotografia, il video e la realtà virtuale, dedicandosi ad un tipo di estetica digitale in cui il pixel e la sua variazione assumono un ruolo centrale. Negli ultimi anni ha esposto in mostre personali come Live in Fluctuations, Little Big Man Gallery, Los Angeles (2020), CALENDAR, People, Tokyo (2020), Photographic Universe, Fotografia Europea, Reggio Emilia (2019); Rapid Eye Movement, IMA Gallery, Tokyo (2019. Ha preso parte a importanti mostre collettive come Constellation #2, rin art association, Takasaki (2020), Shape of Gaze, waitingroom, Tokyo (2020), PHOTO Playground #005, Ginza Sony Park, Tokyo (2019); From My Point of View, METRONOM, Modena (2018); GIVE ME YESTERDAY, Fondazione Prada, Milano (2016).
Hiva Alizadeh (Kerman, IR, 1989), vive e lavora a Tehran. La sua carriera inizia scrivendo e dirigendo film e documentari sperimentali prima di dedicarsi alla creazione di opere e installazioni scultoree. Da allora, Hiva ha raggiunto una forma di espressione più sintetizzata e personale che combina nuovi media ispirandosi alla tradizione decorativa della tessitura del tappeto tipica della sua regione. Ha esposto il suo lavoro in mostre personali e collettive come If walls could talk, The Flat – Massimo Carasi, Milan (2022); The Flat/Sarahcrown booth, UNTITLED ART, Miami Beach USA (2021); Stranger in Town, Kristin Hjellegjerde Gallery, Berlin (2019) VOLTA 15 , The Flat – Massimo Carasi, Basel, Switzerland (2019); Width forty Length Fifty five, AKNOON Gallery, Esfahan (2018); Thin Three-Dimensionality / Sottile tridimensionalità, The Flat – Massimo Carasi, Milano (2018); Collezione SPRING, Museo Arte Contemporanea, KERMAN, (2018); Scenery, Shirin Gallery of Contemporary Art, Teheran, Iran (2017).

Metronom
Via Carteria 10, Modena
info@metronom.it, 059 239501, www.metronom.it
Orari: martedì-mercoledì- venerdì 10-13 e 14-18 e su appuntamento
Ingresso libero

Copertina: Hiva Alizadeh, Untitled (Forty Five Series) #2, 2018. Courtesy Metronom