
La Biblioteca del Mondo. Conversation Piece | Part IX
Yael Bartana, Nicolò Degiorgis, Bruna Esposito, Claire Fontaine, Paolo Icaro, Kapwani Kiwanga, Marcello Maloberti, Francis Offman, Ekaterina Panikanova
A cura di Marcello Smarrelli
La Fondazione Memmo presenta dal 13 dicembre 2023 al 21 aprile 2024 La Biblioteca del Mondo, nona edizione di Conversation Piece, il ciclo di mostre a cadenza annuale, a cura di Marcello Smarrelli, nato con l’intento di restituire una panoramica degli artisti italiani e stranieri che scelgono ogni anno Roma come luogo di residenza, di ricerca e di lavoro.
Le varie edizioni hanno visto la partecipazione di oltre quaranta artisti tra i più significativi della scena internazionale, confermando il ruolo della città come capitale del contemporaneo.
La nona edizione, intitolata La Biblioteca del Mondo, coinvolge nove artisti che, seppur appartenenti a generazioni distanti tra loro e con modalità di lavoro diverse, possiedono un comune denominatore nell’uso del libro come “materiale da costruzione” dell’opera d’arte: Yael Bartana (1970, Israele. Vincitrice del Premio Roma dell’Accademia Tedesca Roma Villa Massimo 2023/24), Nicolò Degiorgis (1985, Bolzano), Bruna Esposito (1960, Roma), Claire Fontaine (artista collettiva fondata a Parigi nel 2004 da Fulvia Carnevale e James Thornhill), Paolo Icaro (1936, Torino), Kapwani Kiwanga (1978, Hamilton, Canada. Borsista presso l’Accademia di Francia – Villa Medici), Marcello Maloberti (1966, Codogno), Francis Offman (1987, Butare, Ruanda), Ekaterina Panikanova (1975, San Pietroburgo, Russia).
Il titolo della mostra è un diretto riferimento a Umberto Eco e all’omonimo documentario di Davide Ferrario (2022), in cui si racconta la leggendaria biblioteca dell’intellettuale scomparso, a cui lo stesso Eco assegna la funzione – assommata alle biblioteche di tutto mondo – di deposito della memoria dell’umanità.
Attraverso un nucleo di opere disposte in un percorso che parte dalla facciata di Palazzo Ruspoli per proseguire nel cortile e nelle Scuderie, l’esposizione si propone di restituire un’immagine di “biblioteca” come deposito dell’immaginario collettivo e della cultura universale.
Questo uso è esplicitamente rappresentato nel celebre progetto che Étienne-Louis Boullée, padre della cosiddetta architettura parlante, ha ideato per l’ampliamento della Sala della Biblioteca Nazionale di Parigi (1785), dove i libri diventano i mattoni su cui si regge la grande volta basilicale, di origine romana, che metaforicamente rappresenta la Storia. A sua volta, Boullée guarda probabilmente alla Scuola di Atene (1509-1511 ca.), l’affresco di Raffaello nelle Stanze Vaticane, dove sotto la volta bramantesca, sempre d’ispirazione romana, si ritrovano tutti i più celebri filosofi e matematici che scriveranno i libri su cui si fonda il sapere. Ma è nell’antica Roma che un libro, trasformato e scolpito nella pietra, diventa, per la prima volta nella storia delle arti visive, scultura: la Colonna di Traiano (II sec. d.C.). Appartenente alla tipologia delle colonne coclidi che, con gli archi di trionfo, furono la più genuina delle invenzioni artistiche romane, essa rappresenta un libro in pergamena, istoriato con scene di guerra e srotolato a formare una spirale. Un elemento che rafforza l’immagine di Roma quale biblioteca a cielo aperto in cui i libri sono costituiti dalle rovine maestose e dai monumenti straordinari che ne narrano la storia plurimillenaria.
Yael Bartana è presente in mostra con Scenes from Malka Germania (2022), una serie di still tratti dal video Malka Germania (2021) e con The Book of Malka Germania (Edition Cantz, Berlino, 2021), la pubblicazione derivata dal video. Qui l’impostazione, che ricalca quella del Talmud, testo centrale dell’Ebraismo rabbinico, riflette la complessità polifonica, le ricche sfumature e l’ambivalenza del filmato. L’opera indaga il desiderio di redenzione collettiva in un’epoca storica connotata da forti inquietudini sociali, politiche e religiose, incarnate dalla figura messianica androgina di Malka Germania (Regina Germania).
Con l’installazione Heimatkunde (2017), Nicolò Degiorgis (Bolzano, 1985) prende come punto di partenza il suo quaderno di Heimatkunde, una disciplina che veniva praticata nelle scuole elementari di lingua tedesca dell’Alto Adige fino agli anni Novanta del Novecento, per insegnare agli alunni come costruire la propria identità partendo dalla scoperta del territorio, della storia e della geografia locali. “Heimat” – vocabolo tedesco che non ha un corrispettivo nella lingua italiana – viene spesso tradotto con “casa”, “piccola patria” a indicare l’area a cui appartiene la nostra memoria affettiva. Impiegando le pagine del suo libro di Heimatkunde, l’artista edifica una piccola casa, di quelle che da bambini si costruiscono per gioco, invitando lo spettatore a farne esperienza per immaginarne una propria.
Bruna Esposito è presente in mostra con la video istallazione dal titolo L’Infinito di Leopardi nella Lingua dei segni italiana (2018). L’opera è stata concepita a Recanati, città natale del poeta. Un video proiettore è posto su un’incerta pila di libri sul pavimento; la video proiezione, sul muro, mostra le immagini di un’interprete LIS mentre traduce i versi della poesia nella lingua visivo-gestuale per la comunicazione con persone sorde. L’Infinito si presenta così visivo, tout court, incomprensibile agli udenti.
Con il termine inglese brickbat si indicano frammenti o interi mattoni che, avvolti da fogli di carta contenenti un messaggio, vengono lanciati contro vetrine e finestre come atto sovversivo o forma violenta di avvertimento. Claire Fontaine nella serie dei Brickbat (2002-2023) trasforma i mattoni in libri, utilizzabili ormai solo come armi, in quanto l’unica parte leggibile rimasta è la copertina (ciò che legge chi non legge). In questo processo i libri trasformati in mattoni diventano tutti “equivalenti”. Il dorso delle copertine è stato modificato ad arte per adattarsi alle misure del laterizio. I titoli scelti rimandano ad alcuni degli autori che hanno espresso posizioni politiche e filosofiche decisive dagli anni Sessanta a oggi: Nanni Balestrini, Cesare Bermani, Guy Debord, Ernesto De Martino, Carlo Ginzburg, Carla Lonzi, Luisa Muraro, Paolo Virno. La fusione di questi due oggetti entrambi de-funzionalizzati, il libro e il mattone, diventa così la metafora visiva della citazione di Carlo Levi: Le parole sono pietre.
Con Equilibrio (2023) Paolo Icaro dà corpo allo spazio attraverso una struttura metallica primaria che si origina dal tracciamento di poche e semplici linee, articolate sulla verticale, mentre a terra è poggiata, a fare da contrappeso garantendo l’equilibrio della scultura, un’edizione di Guerra e Pace (1863-1869) di Lev Tolstoj, sulle cui pagine aperte l’artista adagia un foglio di carta da spolvero che reca scritto sul verso, Guerra e pace in russo e sul recto, Guerra e pace in ucraino. Con un salto temporale le vicende narrate nel libro si intersecano con il presente, in particolare con il conflitto russo-ucraino, dando vita a un anti-monumento in cui il passato guarda all’attualità e si avviluppa a essa ponendosi come monito.
Kapwani Kiwanga è in mostra con Greenbook (1961) (2019), un lavoro ispirato al Negro Motorist Green Book, una guida statunitense rivolta ai viaggiatori afroamericani, pubblicata da Victor Hugo Green dal 1936 al 1966. La serie è composta da cinquantadue stampe incorniciate, tre delle quali sono esposte alla Fondazione Memmo. Con quest’opera Kiwanga rende manifesto come le differenze razziali precludano ai non bianchi l’accessibilità alle risorse e alle conoscenze, riportando alla luce una storia sommersa, un libro dimenticato che ha dato per molti anni a gruppi di persone di colore la possibilità di viaggiare dentro e fuori i loro stati.
Marcello Maloberti ha realizzato due interventi site-specific. Il primo, sulla facciata di Palazzo Ruspoli in via del Corso, si configura come un intervento di urban art che si dispiega sulle finestre con una serie di statement tratti dal suo libro MARTELLATE SCRITTI FIGHI (1990-2019), trasformando le pagine cartacee in opere di grandi dimensioni che attivano un serrato dialogo con lo spazio pubblico e danno origine all’omonimo lavoro MARTELLATE. Nel secondo intervento, strettamente legato al primo, la frase CHI MI PROTEGGE DAI TUOI OCCHI diventa una scritta luminosa che irradia luce ed energia nel cortile delle Scuderie.
Francis Offman presenta un’installazione site-specific (Untitled) in cui dialogano un dipinto e una serie di cinque sculture composte da libri sorretti da calibri, le cui copertine sono celate da uno strato di caffè. Il calibro, inteso come strumento di misura del valore di qualcosa, rivela, a uno sguardo più attento, tutta la sua problematicità: come racconta Offman, esso è stato lo strumento utilizzato in Ruanda per determinare la differenza etnica tra tutsi e hutu, ma anche lo strumento impiegato da Cesare Lombroso per le sue teorizzazioni sulla fisiognomica.
Untitled (Forest), installazione site-specific di Ekaterina Panikanova, indaga gli archetipi dell’inconscio da un punto di vista collettivo e in relazione alle interconnessioni con le aspettative sociali, culturali, religiose e familiari. Immagini, disegnate a inchiostro e china, emergono come ricordi fluttuanti dalle pagine dei libri e tra il sofisticato intrico di rami d’albero utilizzati nella sua scultura, ricreando, attraverso l’assemblaggio di immagini e oggetti, scolpiti o modellati, un ideale libro di memorie tridimensionale.
La mostra sarà accompagnata da una pubblicazione in uscita nella primavera del 2024.

From 13th December 2023 to 21st April 2024, Fondazione Memmo presents The World’s Library (La Biblioteca del Mondo), the ninth edition of Conversation Piece, the annual exhibition, curated by Marcello Smarrelli, which provides an overview of Italian and foreign artists who have chosen Rome as their place of residence, activity and work.
Over forty of the most significant artists on the international scene have participated in the various editions of Conversation Piece over the years, confirming the Italian capital role as a hub for contemporary art.
The ninth edition, entitled The World’s Library, features nine artists who, although they belong to different generations and have dissimilar working methods, use the book as a sort of “construction material” for creating their artworks. The artists invited are: Yael Bartana (b. 1970, Israel. Rome Prize Winner, German Academy Rome Villa Massimo 2023/24); Nicolò Degiorgis (b. 1985, Bolzano); Bruna Esposito (b. 1960, Rome), Claire Fontaine (a feminist conceptual artist founded in Paris in 2004 by Fulvia Carnevale and James Thornhill); Paolo Icaro (b. 1936, Turin); Kapwani Kiwanga (b. 1978, Hamilton, Canada. Scholarship recipient at the French Academy – Villa Medici); Marcello Maloberti (b. 1966, Codogno); Francis Offman (b. 1987, Butare, Rwanda); Ekaterina Panikanova (b. 1975, St. Petersburg).
The title of the exhibition is a direct reference to the eponymous documentary directed by Davide Ferrario, which recounts the story of the renowned private library put together by the intellectual and writer Umberto Eco. The great academic considered it as having the function of storing the collective memories of humanity, a function that also applies to other libraries all over.
Through a series of works arranged in an imaginary sequence starting from the facade of the 16th century Roman Palazzo Ruspoli and continuing in its courtyard and stable block, the exhibition evokes the image of a library as a repository of universal culture and collective imagination.
This ideal role of libraries was represented in the 1785 project for the great Hall of the Bibliotheque du Roi in Paris, created by Étienne-Louis Boullée, the visionary French neoclassical architect credited with devising architecture parlante (talking architecture). In his plans, the rows of books along the walls looked like bricks supporting the enormous, coffered vault of an ancient Roman basilica, symbolizing the legacy of the culture of the past. Boullée was probably influenced by Raphael‘s fresco the School of Athens (1509-1511), in the Stanza della Segnatura of the Vatican, which depicts the most celebrated philosophers and mathematicians holding their breakthrough and illuminating texts. During the 2nd century AD, in ancient Rome, a narrative carved in stone became, perhaps for the first time, a sort of fine-art sculpted book, in the form of the Trajan’s Column. One of several spiral columns that, together with triumphal arches, are among the most distinctive and original Roman monumental creations, it narrates the story of the Emperor’s Dacian wars using a succession of scenes presented as if they were an immense scroll unrolled and wrapped around the column. Soaring above the ruins and monuments of the city, it still functions as a picture book on display in an open-air library, illustrating an episode from Rome’s thousands of years of history.
Yael Bartana is exhibiting her work Scenes from Malka Germania (2022), a series of stills taken from the video Malka Germania (2021) together with The Book of Malka Germania (Edition Cantz, Berlin, 2021), a publication that was derived from the video. The layout of the book echoes that of the Talmud, the central text of rabbinic Judaism, and it reflects the polyphonic complexity, rich nuances and ambivalence of the film. The work explores the desire for collective redemption in our present time that is dominated by social, political and religious anxieties, embodied in the form of the androgynous and messianic figure of “Malka Germania” (Queen Germany).
For the installation Heimatkunde (2017), Nicolò Degiorgis takes as his starting point the artist’s childhood Heimatkunde, a discipline that was practiced in the primary schools of the German-speaking South Tyrol region until the 1990s. The aim of this personalized book was to teach them how to construct an identity starting from the discovery of local territory, history, and geography. The German word “Heimat” can be translated as “home”, “homeland” or “native land” and it refers to a person’s place of belonging, associated with their affections and memories. Using the pages of his own Heimatkunde, the artist has built a small house, like one that a child might build, and he invites the beholder to imagine their own.
Bruna Esposito is featured in the exhibition with the video installation entitled L’Infinito di Leopardi nella Lingua dei segni italiana/The Infinite by Leopardi in Italian Sign Language (2018). A video projector is poised on an unstable stack of books on the floor, while the video projection on the wall shows an Italian Sign Language interpreter translating the verses of the poem into the visual-gestural language used for communicating with deaf individuals. Giacomo Leopardi’s poem L’Infinito is thus presented visually in a way that is completely incomprehensible to anyone unfamiliar with sign language. The artwork was conceived in Recanati, the Romantic poet’s hometown.
The term “brickbat” refers to fragments or whole bricks wrapped in paper sheets containing a message, which are thrown at windows and storefronts as a subversive act or a violent form of warning or protest. In the series Brickbat by Claire Fontaine (2002-2023), bricks are wrapped in book covers, cleverly modified by the artist to contain them. These are now the only readable part of the book that is left (in fact, many people read only the cover of a book). In this way, transformed into projectiles, the books all have a basically equivalent function. The texts chosen are by thinkers who have expressed significant political and philosophical ideas from the 1960s to the present: authors such as Nanni Balestrini, Cesare Bermani, Guy Debord, Ernesto De Martino, Carlo Ginzburg, Carla Lonzi, Luisa Muraro and Paolo Virno. The fusion of two de-functionalized and adapted objects, the book and the brick, is thus a visual metaphor of Carlo Levi’s quote: Words are stones.
Kapwani Kiwanga displays her 2019 work Greenbook (1961), inspired by the Negro Motorist Green Book, an American guidebook for African American travelers published from 1936 to 1966 by Victor Hugo Green. The series consist of fifty-two framed prints, three of which will be shown at the Fondazione Memmo. With this work Kiwanga points out how racial differences prevented non-whites from accessing resources, services and knowledge, thereby bringing a submerged history to light, in the form of an almost forgotten book that for many years advised people of colour how to travel on the roads of a racially segregated country all over the United States and outside the country.
With Equilibrio (2023) Paolo Icaro gives a shape and form to space by means of a vertical metal structure consisting of a few simple lines. A copy of Lev Tolstoj‘s War and Peace (1863-1869) lies on the ground, acting as a counterweight that balances the sculpture, and on its open pages the artist has laid a sheet of parchment paper that bears in block letters, on one side, War and Peace in Russian, and on the other, War and Peace in Ukrainian. Thanks to an imaginary leap through time, the events narrated in the book intersect with those of the present, such as the Russian-Ukrainian conflict, giving life to an anti-monument in which the past is intertwined with current events, acting as a sort of harbinger or warning of what might come to pass.
Marcello Maloberti has created two site-specific interventions. The first, on the windows of the facade of Palazzo Ruspoli on Via del Corso, is an urban art intervention consisting of a series of statements taken from his book MARTELLATE SCRITTI FIGHI / HAMMERINGS COOL WRITINGS (1990-2019). The pages have been transformed into large-scale works that engage in a close dialogue with public space and give rise to the eponymous work MARTELLATE / HAMMERINGS (2023). In the second intervention, closely linked to the first, the writing CHI MI PROTEGGE DAI TUOI OCCHI / WHO PROTECTS ME FROM YOUR EYES (2023) takes the form of a light installation radiating a luminous energy in the courtyard of the Palazzo’s stable block.
Francis Offman exhibits an installation (Untitled) in which a painting interacts dynamically with a series of five sculptures consisting of books, held up by precision gauges or callipers, the covers of which are obscured by a deposit of dried coffee. The calliper, an instrument for measuring the precise dimensions of a curved or rounded object, has a darker and problematic function. In fact, as Offman explains, it was used in Rwanda to determine the ethnic difference between people of the Tutsi and Hutu ethnicities, as well as by Cesare Lombroso for his theories based on human physiognomic differences.
Untitled (Forest), (2023), a site-specific installation by Ekaterina Panikanova, explores collective unconscious archetypes in relation to interconnections with social, cultural, religious, and familial expectations. Images, drawn in ink and ink wash, emerge as fleeting memories from the pages of books and amidst the intricate interplay of tree branches used in her sculpture, recreating a three-dimensional ideal book of memories, through the assembly of sculpted or moulded images and objects.
The exhibition will be accompanied by a catalogue, due to be published in the spring of 2024.
Fondazione Memmo
Via Fontanella Borghese 56/b, Roma
+39 06 68136598, info@fondazionememmo.it, www.fondazionememmo.it
Orari: da lunedì a domenica 11.00 – 18.00 (martedì chiuso)
Ingresso libero
Cover: La Biblioteca del Mondo, Conversation Piece | Part IX. Veduta mostra, ph. Daniele Molajoli. Courtesy gli artisti e Fondazione Memmo, Roma