Monica Bonvicini. Pleasant
Galleria Raffaella Cortese è orgogliosa di annunciare la terza mostra personale di Monica Bonvicini, Pleasant, in tutti e tre gli spazi espositivi. Le opere in mostra proseguono l’indagine dell’artista sul linguaggio, la letteratura e la costruzione dell’identità attraverso la percezione dello spazio e il lavoro intellettuale.
Una nuova serie di lavori su specchio riporta citazioni e testi di scrittrici, incentrati sul disagio legato alle relazioni e al vivere all’interno delle mura domestiche. È ancora attuale l’affermazione di Virginia Woolf in Una stanza tutta per sé, sulla necessità delle donne di uno spazio fisico e mentale privato per l’espressione di sé stesse? I sei specchi in mostra in via Stradella 1 presentano frasi dipinte direttamente sulla
loro superficie. Specchiandosi, creano una cacofonia di voci sovrapposte, capace di trasformare lo spazio in un labirinto di rimandi ed echi. Queste opere materializzano la poesia trilingue della scrittrice apolide Amelia Rosselli così come le parole spietate e toccanti della scrittrice contemporanea di racconti Diane Williams e le riflessioni fondamentali di Sylvia Plath.
In via Stradella 4, cinque elaborate opere su specchio racchiudono altre citazioni, altre parole connesse alla vita tra le quattro mura di casa. Gli specchi rivestiti presentano tonalità tenui, dal rame al bianco latte, colori ripresi da un ritratto di Virginia Woolf scattato da Gisèle Freund. Dopo che Woolf finalmente accettò di ricevere Freund a casa sua per farsi ritrarre, la scrittrice volle che i suoi vestiti richiamassero il design degli interni. Una di queste fotografie è appesa alla National Portrait Gallery di Londra, e mostra Woolf seduta accanto a una scrivania con una pila di libri, mentre ne tiene uno aperto in grembo e nell’altra mano ha una sigaretta. Sullo sfondo si scorge un murale di Bell & Grant. È da questa fotografia che Monica Bonvicini ha attinto i colori degli specchi. Le citazioni sono crudeli, dure e in totale contrasto con la lucida perfezione delle opere, da cui le parole sembrano emergere come da una superficie liquida. Le frasi di questi lavori sono quelle di scrittrici contemporanee note per le loro narrazioni crude e inquiete: dalla poetessa nativa americana Natalie Diaz, all’implacabile Lydia Davis e, ancora una volta, le parole raffinate e sprezzanti di Diane Williams.
Sentimenti di irrequietezza, genialità, solitudine, desiderio e umorismo coesistono in queste opere di cui tutto si può dire, tranne che siano piacevoli (Pleasant).
Il tema degli ambienti domestici e del loro disagio emerge anche dalla serie di sculture esposte in via Stradella 7. Lo spazio espositivo è buio; le opere luminose StripLight (2021), appese al soffitto, sono l’unica fonte di illuminazione. Il terreno invisibile delle comodità domestiche e lo spazio immateriale dell’inconscio si fondono con precisione in questo scenario che ospita un’installazione tanto silenziosa quanto possibilmente inquietante. Due tavoli sono ricoperti da pesanti panni intrecciati di cinture da uomo di pelle nera, Belt Cloth #1 e Belt Cloth #2 (2022). Al muro, quattro tessuti in pelle Don’t Throw in (2022) sono appesi a ganci che ne perforano la trama. Tutte queste sculture “tessili” sono tenute insieme da robusti bulloni neri o decorate con viti per legatoria laccate in argento e nero. L’installazione evoca la pesantezza della routine imposta dall’ambiente domestico in cui la creatività cerca di emergere mentre si lavora da casa, come molte scrittrici hanno dovuto fare per l’intera vita e come, improvvisamente, moltissime persone si sono trovate a fare negli ultimi due anni. Come le coperte ponderate ora in voga, che aiutano ad alleviare i disturbi del sonno e l’ansia, le cinture di pelle intrecciata richiamano il peso di una cultura maschile ridotta a una surreale tovaglia, che grava sulle scrivanie, dando forma a un senso di agitazione costante e di impaziente apprensione.
Nata a Venezia nel 1965, Monica Bonvicini ha studiato arte a Berlino e a Cal Arts, Valencia, CA, USA. Dal 2003 al 2017 è stata docente di Arti Performative e Scultura all’Accademia di Belle Arti di Vienna. Da ottobre 2017 insegna Scultura all’Universität der Künste di Berlino. Vive e lavora a Berlino. Monica Bonvicini si è affermata come artista visiva e ha iniziato a esporre a livello internazionale a metà degli anni Novanta. La sua pratica eclettica ma rigorosa – che indaga il rapporto tra architettura, potere, genere e sessualità, spazio, sorveglianza e controllo – si traduce in opere che mettono in discussione il significato del fare arte, l’ambiguità del linguaggio, i limiti e le possibilità legati all’ideale di libertà. L’arte di Bonvicini è sarcastica, diretta e colma di riferimenti storici e socio-politici; non si astiene mai dallo stabilire un rapporto critico con i luoghi in cui è esposta, i materiali che la compongono e i ruoli di spettatore e creatore. Questo approccio, che è stato al centro della sua produzione sin dalla prima mostra personale presso il California Institute of the Arts nel 1991, si è evoluto formalmente nel corso degli anni senza tuttavia tradire la forza analitica che lo caratterizza, o cessare di mettere alla prova le posizioni dello spettatore, prendendo a colpi le convenzioni socio-culturali. Bonvicini ha ottenuto diversi riconoscimenti, tra cui il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia (1999); il Preis der Nationalgalerie für junge Kunst, dallo Staatliche Museen zu Berlin (2005); il Rolandpreis für public Art Bremen, Germania (2013), il Premio Hans Platschek per l’arte e la scrittura, Germania (2019); il Premio ACACIA alla Carriera 2019, Milano; e il prestigioso Premio Oskar Kokoschka, Vienna (2020). Il suo lavoro è stato presentato in molte biennali di spicco, tra cui Berlino (1998, 2004, 2014), La TriennaIe Paris (2012), Istanbul (2003, 2017), Gwangju (2006), New Orleans (2008), Venezia (1999, 2001, 2005, 2011, 2015) e Busan (2020). Ha avuto mostre personali al Palais de Tokyo, Parigi (2002); Modern Art Oxford, Oxford, Regno Unito (2003); Secession, Vienna (2003); Staedtisches Museum Abteiberg, Mönchengladbach, Germania (2005, 2012); SculptureCenter, New York, NY, USA (2007); Art Institute of Chicago, Chicago, IL, USA (2009); Kunstmuseum Basel, Svizzera (2009); Frac des Pays de la Loire, Francia (2009); Kunsthalle Fridericianum, Kassel, Germania (2011); Centro de Arte Contemporaneo de Malaga, Malaga (2011); Deichtorhallen Amburgo, Germania (2012); Kunsthalle Mainz, Germania (2013); BALTIC Center for Contemporary Art, Gateshead, Regno Unito (2016); Berlinische Galerie, Berlino (2017); Belvedere 21, Vienna (2019): OGR Officine Grandi Riparazioni, Torino, Italia (2019); Kunsthalle Bielefeld, Bielefeld (2021). Le prossime personali dell’artista nel 2022 includono: I don’t like you very much, Kunsthaus Graz, Austria, poi Kunst Museum Winterthur, Svizzera; Structural Psychodrama #5, Bauhaus Dessau, Germania; Neue Nationalgalerie, Berlino.
Galleria Raffaella Cortese
Via A. Stradella 7–1–4, Milano
+39 02 2043555, raffaellacortese.com, galleria@raffaellacortese.com
Orari: martedì – sabato 10 – 13 e 14:30 – 19
Ingresso gratuito