
Nate Lowman. Delusion Horizon
MASSIMODECARLO è lieta di annunciare Delusion Horizon, una nuova mostra personale dell’artista americano Nate Lowman. Lowman realizza dipinti sulla potenza delle immagini, raccogliendole e traducendole da film di propaganda, pubblicità, dalla storia dell’arte e da altre forme di mass media.
In Delusion Horizon Lowman analizza e decifra l’esperienza del guardare. Alcune immagini catturano momenti intensi e catastrofici: le nuvole a forma di fungo delle bombe atomiche, un vulcano o l’esplosione di un pallone spia. Altre ritraggono banalità intrise di un senso di magia o di inquietudine: una nave da crociera si libra in un miraggio all’orizzonte; un arcobaleno di rimorchi colorati come caramelle si parcheggia in un centro di distribuzione. In questa mostra, Lowman immerge le immagini, ad eccezione di una, nel freddo inquitante della luce del giorno ultrablu. Lo spettatore, e a sua volta il pittore, guarda un paesaggio illuminato artificialmente. Le opere esercitano una tensione tra l’abilità e la dequalificazione: Lowman dipinge su lino grezzo, lasciando che i pigmenti si impregnino nel supporto dell’opera. Da lontano, i dipinti di Lowman sono immagini piatte, rese fedelmente. Da vicino, le forme e le linee, come nei migliori dipinti di Helen Frankenthaler, iniziano a dissolversi e a sfumare.
I dipinti di Lowman presentano i segni visivi che definiscono la vita contemporanea americana. In Priscilla, diventiamo osservatori freddi e distanti di un momento di grande potenza: la detonazione di una bomba atomica nel deserto del Nevada. Lo spettatore si trova a chilometri di distanza da una nuvola dai toni arancioni che brucia sullo sfondo di un paesaggio alieno, blu e spoglio. Nato a Las Vegas, Lowman ha una familiare intimità con la storia delle prove nucleari nel deserto americano. L’immagine di origine per Priscilla è stata prodotta dalla Lookout Mountain Air Force Station, un gruppo di cineoperatori e fotografi con sede a Hollywood incaricati della documentazione delle prove nucleari nel sito di prova del Nevada. L’immagine di partenza di “Priscilla”, il nome in codice di questa prova nucleare del 1957, ha promosso la rappresentazione della forza militare americana di metà secolo. La Priscilla di Lowman diventa un’illustrazione pittoresca e, al tempo stesso, una crudele ed idealizzata immagine del paesaggio americano.
Se Priscilla parla della potenza delle immagini, Distribution Center è una metafora della loro circolazione e consumo. Lo spettatore assiste a una linea d’orizzonte di camion colorati, placidamente attraccati a un magazzino vicino a un porto americano, in attesa di ricevere le merci. Un senso di piattezza permea i rettangoli dorati, blu e rossi, dando vita a una scena prolungata di vita quotidiana che potrebbe essere ovunque e in nessun luogo. Privo di persone, a parte lo spettatore implicito, il dipinto è un’istantanea del sublime industriale, che enfatizza l’idea della globalizzazione.
In Delusion Horizon, Lowman impregna tutti i suoi dipinti di rumore visivo – scarabocchi, errori di stampa e difetti che risultano dalla lavorazione di un’opera. Dopo aver selezionato le sue immagini, Lowman le sottopone a un processo di degenerazione, facendo passare i quadri scelti attraverso delle fotocopiatrici fino a quando la loro risoluzione si abbassa e i difetti si accumulano. In alcuni dipinti, le imperfezioni diventano come graffi comici, enfatizzando eccessivamente le esplosioni delle bombe, che siano americane o sovietiche. In altri, come in Cruise Mirage, diventano gocce di informazioni visive che offuscano la nostra visione di questo simbolo del tempo libero. La nostra esperienza del mondo è sempre mediata, interferita e modificata. Quello che potrebbe essere visto come un’altra “pittoresca” scena di una vacanza arcadica, la nave da crociera che si staglia sull’orizzonte, apparentemente fluttuante sull’oceano. Tuttavia, ciò che potrebbe essere un ideale aspirazionale per alcuni è anche una banalità per altri. Un riferimento al titolo della mostra, il miraggio, vissuto da lontano, sottolinea come la visione sia anche un atto di percezione e inganno.
Il ritratto di Jeff Mills, DJ e produttore di musica techno di Detroit, realizzato da Lowman, diventa una linea di congiunzione visiva per la mostra. Si tratta di un’immagine più personale, avvolta dalla luce rossa e viola, mentre Lowman colloca noi spettatori accanto al giradischi, a pochi metri da Mills. Questa immagine di Mills, eroe d’infanzia di Lowman e voce leggendaria della musica elettronica, è un dipinto americano a sé stante. Con l’energia della musica di Mills, quest’opera mette in risalto gli altri dipinti di Lowman attraverso un senso di calore e intimità. Tramite questa vicinanza invertita, il dipinto sottolinea quanto siamo distanti e alienati dalla realtà osservata.
I dipinti della mostra riguardano le immagini che l’America produce di sé. In che modo noi, come spettatori, comprendiamo noi stessi in relazione a questa narrazione? I dipinti di Lowman enfatizzano la riduzione del mondo attraverso attraverso la costante distribuzione di informazioni. Nel mondo di Lowman, le immagini sono agenti di potere e di cambiamento che ci definiscono, ma di cui, in ultima analisi, non ci si può fidare.
— Owen Duffy
MASSIMODECARLO is pleased to announce Delusion Horizon, a new solo exhibition of paintings by American artist Nate Lowman. As an artist, Lowman makes paintings about the power of images, collecting and translating them from propaganda films, advertisements, art history, and other forms of mass media.
In Delusion Horizon, Lowman’s new collection of images analyzes and deciphers the experience of seeing. Some images capture intense, cataclysmic moments of rupture: the mushroom clouds of atom bombs, a volcano, or a spy balloon exploding. Others depict banalities imbued with a sense of magic or the uncanny: a cruise ship hovers amid a mirage on the horizon; a rainbow of candy-colored tractor trailers park at a distribution center. In this exhibition, Lowman bathes the images, with the exception of one, in the uncanny cold of uberblue daylight. The viewer, and, in turn, the painter, gaze out at an artificially-lit landscape. The works exert a tension between skill and deskilling: Lowman paints on raw linen, letting the pigments soak into the work’s support. From a distance, Lowman’s paintings are flat, faithfully rendered images. Up close, the shapes and lines, like the best Helen Frankenthaler paintings, begin to dissolve and bleed.
Lowman’s paintings traffic in the visual signifiers that define contemporary American life. In Priscilla, we become cold, distanced observers to a moment of immense power – the detonation of an atom bomb in the Nevada desert. We stand, kilometers back, from an orange-tinged mushroom cloud, which burns against the stark, blue, alien landscape. Born in Las Vegas, Lowman has intimate familiarity with the history of nuclear testing in the American desert. The source image for Priscilla was produced by Lookout Mountain Air Force Station, a group of Hollywood-based cinematographers and photographers who were tasked with the documentation of nuclear tests at the Nevada Test site. As a still, “Priscilla,” the codename of this 1957 nuclear test, advanced the mid-century image of America’s military force. As a painting, Lowman’s Priscilla becomes a new picturesque, and a perverse, yet idealized image of the American landscape.
If Priscilla is about the sheer power of images, then Distribution Center functions as a metaphor for their circulation and consumption. Viewers witness a horizon line of colorful tractor-trailers, placidly docked at a warehouse near an American port, awaiting the intake of commodities. A sense of flatness permeates the gold, blue, and red rectangles, resulting in an elongated vignette of contemporary life that could be anywhere and nowhere. Devoid of people, except the implied viewer, the painting is a snapshot of the industrial sublime, emphasizing the idea of networked globalization.
In Delusion Horizon, Lowman imbues all his paintings with visual noise – scribbles, printing errors, and defects that result through the artist’s creative process. After Lowman selects his images, he subjects them to a process of degeneration, running the chosen pictures through photocopiers until their resolution lowers and they amass glitches. In some paintings, the defects become like comedic graffito, overemphasizing the bomb blasts, be they American or Soviet. In others, like Cruise Mirage, they become droplets of visual information that cloud our view of this icon of leisure. Our experience of the world is always mediated, interfered with, and edited. In what can also be viewed as another “picturesque” scene of Arcadian vacation, the cruise ship hovers over the horizon line, appearing to float over the ocean. Yet, what might be an aspirational ideal to some is also a banality to others. A reference to the exhibition’s title, the mirage, experienced from a distance, emphasizes how vision is also an act of both perception and deception.
Lowman’s portrait of the Detroit techno DJ and producer Jeff Mills becomes a visual coda for the exhibition. It is a more personal image, bathed in the glow of red and purple light, as Lowman places us viewers next to the decks, just a few feet from Mills. This image of Mills, Lowman’s childhood hero and a legendary voice in electronic music, is a painting of Americana all its own. Swirling with the energy of Mills’ music, this work sets in relief Lowman’s other paintings through a sense of warmth and intimacy. Through this inverted closeness, the painting underscores just how distanced and alienated we are from observed reality.
The exhibition’s paintings concern the images that America produces about itself. How do we, as viewers, understand ourselves in relation to that narrative? Lowman’s paintings emphasize the shrinking of the world through the constant distribution of information. And in the world of Lowman’s paintings, images are agents of power and change that define us, but, ultimately, cannot be trusted.
— Owen Duffy
MASSIMODECARLO
Casa Corbellini-Wassermann
Viale Lombardia 17, Milano
+39 02 7000 3987, milano@massimodecarlo.com, www.massimodecarlo.com
Orari: mar – sab: 11.00 – 18.30
Ingresso gratuito
Copertina: Nate Lowman, Hot Road Mirage, 2023. Olio e smalto alchidico su lino, 61 × 91.4 cm