
RE:HUMANISM. Re:define the boundaries
Entangled Others, Irene Fenara, Yuguang Zhang, Umanesimo Artificiale, Johanna Bruckner, Elizabeth Christoforetti & Romy El Sayah, Egor Kraft, Mariagrazia Pontorno, Numero Cromatico, Carola Bonfili
Mercoledì 5 maggio, verrà inaugurata Re:Humanism – Re:define the Boundaries, la grande mostra collettiva che indaga il rapporto fra Intelligenza Artificiale e arte contemporanea, ospitata dal 5 al 30 maggio nello Spazio CORNER MAXXI del Museo nazionale delle Arti del XXI secolo, a Roma. Curata da Daniela Cotimbo, curatrice e presidente dell’associazione Re:Humanism, la mostra è realizzata con il sostegno di Alan Advantage.
In mostra saranno esposti i progetti vincitori della seconda edizione del Re:Humanism Art Prize che attraverso una call for artists internazionale ha raccolto oltre duecento candidature da tutto il mondo. Ai dieci finalisti si aggiunge l’opera di Francesco Luzzana, vincitrice dello speciale Romaeuropa Digitalive Prize che verrà invece presentata nell’ambito del celebre festival romano nell’autunno del 2021. Anche quest’anno il filo conduttore del Premio è stato quello di ricercare nei progetti una visione propositiva del futuro, attraverso una riflessione speculativa sul medium dell’intelligenza artificiale, incentivando lavori che prevedano l’uso del mezzo o anche l’analisi delle sue implicazioni sociali e culturali.
Le trasformazioni dei concetti di Corpo e Identità nell’era dell’Intelligenza Artificiale e le implicazioni politiche che ne conseguono, le nuove modalità di produzione della conoscenza e i cambiamenti introdotti dalla robotica e dal machine learning, la definizione di un approccio antropologico all’IA e le visioni sul futuro del nostro Pianeta. Questi i temi al centro di questa seconda edizione di Re:Humanism che gli artisti hanno interpretato seguendo molteplici traiettorie e concentrandosi su una serie di elementi in grado di creare una nuova visione dello sviluppo tecnologico human-centred.
Sul doppio fronte ecologico e sociologico si muove l’opera prima classificata, firmata dagli Entangled Others, duo artistico di base a Berlino composto dall’artista, ricercatore e architetto Feileacan McCormick e Sofia Crespo. Beneath the Neural Waves 2.0, ripropone un ecosistema acquatico in digitale in grado di esplorare i concetti di biodiversità e relazione tra specie: l’idea nasce dallo studio della barriera corallina, esempio perfetto di interconnessione nel mondo naturale dove nessuna creatura è il componente principale ed è invece l’intreccio di tutte le singole parti che genera l’ecosistema complesso. Attraverso l’utilizzo del deep learning, i due artisti estrapolano pattern ricorrenti all’interno di questi ecosistemi, traducendoli in modelli tridimensionali e in nuove possibili forme relazionali.
Da una presa di coscienza ambientale nasce anche il progetto vincitore del secondo premio: Three Thousand Tigers dell’artista bolognese Irene Fenara. Partendo da 3.000 immagini fotografiche di tigri (corrispondente al numero attuale degli esemplari presenti in natura), Fenara utilizza un algoritmo generativo che replica la tradizionale tecnica di trama e ordito per realizzare, con l’ausilio di artigiani indiani, un arazzo in tessuto che mantiene alla fine solo alcune delle caratteristiche originali dell’animale. Con il tentativo di accrescere la fauna digitale di un animale in via di estinzione, il progetto riflette sul parallelismo linguistico tra il mondo naturale e la produzione di immagini, nel tentativo paradossale di salvare una specie.
L’installazione, terza classificata, (Non-)Human: The Mooving Bedsheet, di Yuguang Zhang – media artist e ricercatore alla New York University – si interroga sulla relazione che ci lega agli oggetti di uso quotidiano e al confine sempre più sfocato tra umano e non umano. Le tecnologie emergenti ci lasciano intuire un futuro popolato da intelligenze non umane, seguendo questa scia di pensiero l’opera evoca l’umanità nascosta negli oggetti e nelle immagini.
La genetica dialoga con gli algoritmi e il sound design in ABCD1, progetto del collettivo Umanesimo Artificiale. Attraverso l’Intelligenza Artificiale gli artisti realizzano una sonificazione delle mutazioni del DNA e, in particolare, del gene ABCD1, che causa l’adrenoleucodistrofia, una rara malattia neurologica genetica che provoca l’accumulo di acidi grassi nel cervello, compromettendo la corretta funzione cerebrale. Nato da un’esperienza personale con la malattia, il progetto si presenta come un’installazione sonora: DNA sano e DNA mutato creano una giustapposizione di suoni alienante e ipnotica che pone lo spettatore davanti a un’esperienza interattiva e una rappresentazione visiva della mutazione.
Fra i territori della biologia, e non solo, si muove l’artista svizzera Johanna Bruckner. L’installazione video Molecular Sex ha come protagonista un sex-robot gender fluid che incarna contemporaneamente approcci di sessualità appartenenti a forme di vita differenti, dal batterio alla stella marina, decostruendo le relazioni esistenti in un flusso di visioni di corpi plastici che si smembrano e si ricompongono in forme del tutto nuove, confermando l’instabilità delle categorie di sesso e genere.
A delineare le coordinate di un nuovo tipo di urbanistica, mettendo in discussione il concetto rinascimentale di autorialità in architettura è Body as Building di Elizabeth Christoforetti e Romy El Sayah, entrambe ricercatrici alla Graduate School of Design di Harvard. L’opera propone un approccio progettuale in cui ogni individuo partecipa alla creazione del proprio contesto abitativo: la casa diventa un’estensione del corpo, l’urbanistica un insieme mutevole di “quartieri” corporei, corpi-casa unici che si accumulano in un’identità collettiva processata da un’intelligenza artificiale.
Sulla relazione tra tecniche antiche e tecnologie contemporanee si concentrano le opere di Egor Kraft e di Mariagrazia Pontorno. Il primo, con l’opera Chinese Ink, riflette in particolare sulla sopravvivenza dell’antica pittura cinese a inchiostro nel mondo tecnologico, condizione che permette di elaborare nuove forme estetiche e linguaggi visivi inediti: tralasciando la tradizione iconografica e concentrandosi sulla natura della materia, Kraft realizza un’installazione generativa in grado di produrre una dozzina di immagini al secondo che simulano l’effetto dell’inchiostro sulla carta assorbente. Il lavoro di Pontorno, invece, prende le mosse dall’antico manoscritto di Voynich, misterioso ed esoterico codice risalente al XV secolo e scritto in una lingua sconosciuta. Con Super Hu.Fo* Voynich l’artista si prefigge l’obiettivo di tradurre una parte di codice, utilizzando il machine learning e l’intelligenza artificiale, ma fornendo la soluzione da trovare, soggettivando così in partenza il percorso di traduzione della macchina.
Numero Cromatico, collettivo di artisti visivi e ricercatori nell’ambito delle neuroscienze, presenta Epitaphs for the human artist, opera che riprende la forma letteraria dell’epitaffio per decretare la morte dell’artista umano. Attraverso un generatore di testi (progettato in collaborazione con l’Università di Verona) basato sulle Reti Neurali Artificiali, il gesto intimo della commemorazione del defunto – intrinseco alla forma letteraria dell’epitaffio – è qui rimandato alla macchina che, simbolicamente, congeda dal mondo dei vivi l’artista-umano.
Carola Bonfili ci porta dentro l’universo di un videogame per raccontare, in uno spin-off del gioco, gli stati d’introspezione di una creatura ibrida, aliena, che vaga malinconica nei mondi di The Flute-Singing, video in CGI che rielabora paesaggi e simbologie di diverse opere letterarie, rivisitandole grazie ad un’Intelligenza Artificiale in grado di riprodurne di proprie. Il risultato è un effetto disturbante e ansiogeno, una realtà in cui una creatura artificiale che ha interiorizzato un repertorio destrutturato di comportamenti umani, si interroga sul proprio essere nel mondo.
Per scoprire il progetto dell’artista Francesco Luzzana, vincitore del premio speciale Romaeuropa Digitalive, bisognerà invece aspettare l’autunno quando verrà presentato nell’ambito del Romaeuropa Festival 2021. Co-prodotta dalla Triennale di Milano, Object Oriented Choreography è un’installazione/performance in realtà virtuale che attraverso un dispositivo collaborativo fa connettere il pubblico con l’Intelligenza Artificiale e la performer, dando vita a una vera coreografia in continuo divenire.
CORNER MAXXI – Museo delle Arti del XXI secolo
Via Guido Reni 4A, Roma
info@re-humanism.com, www.re-humanism.com
Orari: dal martedì al venerdì 11 – 19; sabato e domenica 11 – 19 con prenotazione obbligatoria calendly.com/rehumanism2
Ingresso gratuito
Immagine di copertina: Carola Bonfili