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Riccardo Dalisi. Radicalmente / Mimmo Jodice. Mediterraneo

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Roma

RICCARDO DALISI. Radicalmente
A cura di Gabriele Neri | progetto di allestimento Novembre Studio, realizzata in collaborazione con Archivio Riccardo Dalisi
Galleria 4 | 10 novembre 2023 – 3 marzo 2024
MIMMO JODICE. Mediterraneo
A cura di Simona Antonacci in collaborazione con Studio Mimmo Jodice
Centro Archivi MAXXI Architettura | 10 novembre 2023 – 14 aprile 2024

Al centro della ricerca del MAXXI, c’è l’indagine sul Mediterraneo, luogo di convivenza e dialogo, custode di un patrimonio culturale e identitario comune che oggi più che mai è necessario ribadire. Il programma culturale del museo dà dunque vita a un nuovo ciclo di approfondimenti volti a trattare il tema del Mare Nostrum attraverso la lente dell’arte, dell’architettura e del design.

Partendo da una grande retrospettiva dedicata a Riccardo Dalisi (Potenza 1931 – Napoli 2022), a un anno dalla scomparsa, e dall’omaggio a Mimmo Jodice con un nucleo di fotografie della serie Mediterraneo, il MAXXI avvia la stagione autunnale con due mostre dedicate alle ricerche dei due artisti, espressioni di una mediterraneità che porta i temi locali al centro di visioni globali e viceversa. Entrambi i progetti sono parte della nuova programmazione del MAXXI Architettura.

RICCARDO DALISI. Radicalmente
Riccardo Dalisi è stato uno dei più poliedrici progettisti italiani degli ultimi decenni, anticonvenzionale, rivoluzionario e di difficile catalogazione. Muovendosi liberamente tra architettura e design, arte e artigianato, partecipazione e impegno sociale, ricerca accademica e tradizioni popolari, ha infatti esplorato percorsi e approcci che – sebbene spesso incompresi – oggi si distinguono come esperienze pionieristiche per affrontare le grandi sfide progettuali dei nostri tempi.

La mostra al MAXXI presenta per la prima volta l’opera di Dalisi nella sua estrema varietà e vastità. Dai laboratori creativi con i bambini di Napoli (quelli al Rione Traiano sono raccontati da una serie di fotografie di Mimmo Jodice), al rivoluzionario lavoro nel campo del design (come ad esempio il design ultrapoverissimo, caratterizzato da tecniche povere e materiali di riciclo, tra cui sculture, lumi e oggetti di latta creati da laboratori di migranti e persone senza lavoro). Dall’architettura costruita (come la Borsa Merci di Napoli, realizzata con Michele Capobianco e Massimo Pica Ciamarra nel 1964, o gli interventi di “restauro creativo” nei paesi dell’Irpinia colpiti dal terremoto del 1980) a quella immaginata, con progetti visionari e irrealizzabili, piani utopici e disegni ironici ma provocatori che, nel loro insieme, evocano un mondo surreale, poetico e critico nel contempo.

La mostra presenta inoltre il recupero artistico della cultura e della tradizione popolare, con pitture e sculture, spesso in grande formato, in cui rivivono i personaggi della cultura partenopea e mediterranea.
Viene inoltre esposta per la prima volta la Sedia del cece, serie di disegni che Dalisi chiese a Andy Warhol, Joseph Beuys, Ettore Sottsass, Enzo Mari, Bruno Munari, Paolo Portoghesi, Superstudio, Archizoom, Zziggurat, 9999, Aldo Rossi, Franco Purini, Franco Raggi, Ugo La Pietra, Gae Aulenti, Hans Hollein e molti altri. Punto di partenza, la suggestione di una piccola sedia realizzata da una bambina napoletana con legno di scarto e una molletta per i panni, con adagiato un cece.

Tra le sue opere più famose c’è la rielaborazione della caffettiera napoletana, frutto di una ricerca svolta tra il 1979 e il 1987 per l’azienda Alessi e premiata con il Compasso d’Oro. Questa ricerca, condotta insieme agli artigiani di Rua Catalana a Napoli e i tecnici di Alessi in Piemonte, ha generato, oltre a un modello andato in produzione, centinaia di oggetti a metà tra la caffettiera e la marionetta, in cui si fondono la ricerca funzionale, il design anonimo e la dimensione rituale del caffè, in forma di “Totocchi” (Totò + Pinocchio), guerrieri, cavalieri, robot, Pulcinella e altri personaggi fiabeschi e mitologici.

Attraverso disegni, schizzi, arredi, ricami, oggetti, libri, sculture, dipinti, fotografie, documenti d’archivio, filmati e altri materiali, si scopre il carattere radicale e rivoluzionario del “metodo Dalisi”.

Scrive il curatore Gabriele Neri: «Esaltando lo sconfinamento disciplinare, lo stravolgimento del concetto di autore, il “disordine creativo”, l’ironia e il gioco, le potenzialità del residuo e della scoria, Dalisi ha lottato per ribadire la “tollerante forza del senso comunitario, per il quale tutti, anche il meno efficiente e disadattato, è utile, è necessario”. La sua opera, sospesa tra utopia e realtà, trasforma quelli che pensavamo essere temi e territori marginali in centri nevralgici di discussione e impegno, specie in tempi di crisi che ci obbligano a ripensare il nostro rapporto con il progetto e con il mondo».

In mostra emergono anche i fertili contatti che Riccardo Dalisi ebbe con artisti, designer, architetti e critici, tra cui Mimmo Jodice (cui il MAXXI dedica un omaggio con l’esposizione di un nucleo di immagini della serie Mediterraneo al Centro Archivi), Alessandro Mendini, Giancarlo De Carlo, Massimo Pica Ciamarra, Mimmo Paladino, Ettore Sottsass e molti altri.

La sua opera, sbocciata nel clima culturale e artistico della Napoli degli anni Sessanta e Settanta, è l’espressione di una “mediterraneità” resistente a una modernità omologante e fallimentare. Allo stesso tempo però, essa si è sempre nutrita di influenze ben più ampie, dal punto di vista geografico e disciplinare – pedagogia, semiotica, linguistica, sociologia, teatro, ecc. – che la mostra punta a valorizzare.

L’allestimento di Novembre Studio, evoca l’immagine di un mondo sottosopra, alternativo come il punto di vista sulla realtà di Dalisi. Le figure oniriche che il maestro ha disegnato e scolpito negli anni accompagnano il visitatore in un paesaggio fuoriscala che ne racconta la poetica in modo diffuso e radicale.

La mostra include inoltre gli esiti di una ricerca condotta, a partire dalle tracce dell’architetto napoletano, dall’artista fotografo Vincenzo Castella, in collaborazione con NABA, Nuova Accademia di Belle Arti, coinvolgendo un gruppo di giovani artisti visivi dell’Accademia. Attraverso le fotografie in mostra, il visitatore si immerge nelle botteghe dei lattonieri di Rua Catalana, nelle strade dei Quartieri Spagnoli, tra le “garitte” realizzate a Palazzo Reale, negli edifici costruiti a Ponticelli e al Rione Traiano, che negli anni Settanta fu il palcoscenico di pionieristici laboratori svolti con i bambini.

Mimmo Jodice, Atleta della Villa dei Papiri, 1986 © Mimmo Jodice

MIMMO JODICE. Mediterraneo
Mediterraneo è uno dei progetti più noti di Mimmo Jodice (Napoli, 1934), autore partenopeo tra i maggiori interpreti della fotografia contemporanea.

Dal 10 novembre 2023 al 14 aprile 2024, il Centro Archivi del MAXXI Architettura espone un nucleo di fotografie vintage di questa serie, entrate a far parte della Collezione di Fotografia del MAXXI Architettura grazie al contributo degli Amici del MAXXI. Esposti anche documenti d’archivio, provini a contatto, interviste, materiali di studio e bibliografici per approfondire la genesi del progetto, elaborato da Jodice nel corso degli anni ‘80 e ’90 quando, dopo le sperimentazioni degli anni ’60 e ‘70, sviluppa un crescente interesse per i temi dell’antico, della memoria, delle origini e al contempo precisa la sua poetica incentrata sul concetto di “perdersi a guardare”, vale a dire inseguire visioni che si collocano al di fuori dalla realtà.

Tutto questo si traduce in diversi progetti dedicati alla cultura mediterranea e all’archeologia, che iniziano con una prima esplorazione dell’area a lui più vicina (Paestum, Neapolis, Pompei, Cuma, Baia) per poi estendersi al Mare Nostrum – dalla Grecia alla Tunisia, dalla Giordania alla Libia – fino ai musei di tutto il mondo. L’“incontro” con gli Atleti della Villa dei Papiri al museo Archeologico di Napoli intorno al 1985, testimoniato in mostra da un video dell’epoca, rappresenta un momento di snodo per questa ricerca, che viene ripresa in modo sistematico negli anni Novanta e trova pieno riconoscimento internazionale in una grande mostra al Philadelphia Museum of Art del 1995.

In Mediterraneo i volti e i corpi delle statue, così come le architetture, i paesaggi, le antiche rovine, i miti, sono trasfigurati attraverso profonde ombre, superfici mosse, improvvisi bagliori, assottigliamenti e dilatazioni dei contorni realizzati attraverso sapienti movimenti in camera oscura, che restituiscono la dimensione espressiva del linguaggio di Jodice.
La differenza tra i provini, presentati nelle teche, e l’opera finale mette in luce l’unicità di ogni stampa e la complessità di questo processo, raccontato dallo stesso autore in un video inedito prodotto dal Museo di Capodimonte di Napoli.

Quello di Jodice è un viaggio intorno al linguaggio della fotografia come espressione delle proprie visioni e allo stesso tempo un percorso attraverso un immaginario simbolico: un percorso alla ricerca delle radici della propria cultura guidato dall’idea di una città estesa, che parte dal golfo di Napoli per abbracciare il bacino del Mediterraneo e andare ancora oltre.

MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo
Via Guido Reni 4/a, Roma
06 3201954, infopoint@fondazionemaxxi.it, www.maxxi.art
Orari: da martedì a domenica 11 – 19
Ingresso gratuito con il biglietto del museo | Euro 5 solo mostra Claudio Abate

Copertina: MAXXI, Riccardo Dalisi, Allestimento, foto Musacchio Pasqualini – MUSA