
Surrealismi. Da De Chirico a Gaetano Pesce
Da un’idea di Vittorio Sgarbi, a cura di Denis Isaia
Il museo di Rovereto presenta Surrealismi, una mostra di ricerca, dettagliata e completa, su un tema ancora oggi poco conosciuto e sfidante per il gusto estetico maggiormente condiviso. Partendo dall’indole romantica e incantata, che affonda le radici nel Simbolismo, nel Realismo magico e nella Metafisica, attraverso esperienze variegate e confronti con le tendenze coeve, il progetto identifica i caratteri dei surrealismi italiani facendo emergere autori meno conosciuti, isolati o non corrispondenti alle istanze più note.
Come la storiografia ha più volte evidenziato, l’Italia è estranea al movimento surrealista, la cui invenzione e maturazione avviene esattamente cento anni fa in Francia sotto la guida di André Breton. Eppure, si deve allo stesso Breton l’individuazione di due preziosi antecedenti al movimento nell’opera di Giorgio de Chirico e Alberto Savinio, inconsapevoli predecessori di una pittura rivolta ai luoghi più reconditi dell’anima, agli spazi dell’immaginazione e del sogno.
Nello Stivale, i primi studi scientifici sul Surrealismo risalgono al 1930, quando lo psichiatra Emilio Servadio pubblica l’articolo Surrealismo e medianità.
Nel campo dell’arte, invece, il primo critico a parlare in maniera sistematica degli artisti italiani di derivazione fantastica e surrealista è Raffaele Carrieri, con il saggio del 1939 Fantasia degli italiani.
L’inclinazione metafisico-surrealista è riscontrabile in una serie di artisti che non si uniscono mai in gruppi o movimenti, rimanendo casi isolati e geograficamente dispersi. Nel 1950, in Anticipazioni e postumi del Surrealismo, lo stesso Raffaele Carrieri nomina tra i precursori dei surrealisti e dei fantastici italiani artisti come Giorgio de Chirico, Alberto Martini, Alberto Savinio, Fabrizio Clerici e Leonor Fini, Italo Cremona. A suo dire sono questi, infatti, gli unici in grado di produrre una pittura surreale, romantica e capace di guardare al passato attraverso una colta operazione citazionista.
Partendo da queste pietre miliari e attraverso episodi troppo a lungo considerati laterali, la mostra presenta una pluralità di singole evidenze e di fronde di originale qualità e autonomia creativa, in costante dialogo con gli ambienti internazionali e con gli altri campi della cultura.
Il Mart riunisce 160 opere di oltre 70 artisti nati prevalentemente nella prima metà del XX secolo. Una compagine quanto mai completa che include (oltre ai già citati) Ugo La Pietra, Gaetano Pesce, Jannis Kounellis, Arturo Nathan, Gustavo Foppiani, Lorenzo Alessandri, Corrado Costa, Sergio Vacchi, Valerio Miroglio, Giordano Falzoni, Ugo Stepini, Enrico Donati, Romano Parmeggiani.
Divisa in quattro sezioni tematiche che si muovono fra diversi periodi, la mostra rintraccia i filoni principali dei Surrealismi italiani e le loro peculiarità, dal dialogo aperto sul passato che ha in de Chirico l’inquieto capostipite novecentesco, sino alle influenze che caratterizzano alcune espressioni del Futurismo, della scena Pop o post-informale, accomunate dai principi perturbanti tipici del Surrealismo, dal suo vitalismo e dalla sua sostanziale ricchezza stilistica.
La mostra si apre nella piazza del Mart, con la grande Sedia Portaritratti di Gaetano Pesce che, alta più di quattro metri, dà il benvenuto a visitatori e visitatrici e a passanti. Al secondo piano una prima sala introduttiva presenta brevemente i molteplici contenuti che saranno approfonditi nel corso dell’esposizione; una seconda sedia di Pesce, la Poltrona Senza Fine, si confronta con opere dei maestri de Chirico e Savinio.
La prima sezione, L’oltrestoria, muove da Giorgio de Chirico per situare i surrealismi italiani in un tempo remoto e sospeso, nel quale il presente dialoga con l’antichità e le sue rovine. È qui che si innestano gli enigmatici temi del provvisorio, del parziale, dell’indefinito. Nella seconda sezione, la realtà si trasforma in La surrealtà, una dimensione figurativa surreale e favolistica, abitata da soggetti inanimati ma vivi; mentre nella terza sezione, I principi del piacere, si esplorano le facoltà perturbarti della sessualità.
L’ultima sezione è dedicata infine ai Parasurrealismi, tra tendenze affascinate dal paranormale e dall’ignoto e la ripresa del Surrealismo dai tardi anni Cinquanta da parte delle neo-avanguardie. È il caso di alcune espressioni esoteriche del Futurismo, ma anche di una folta scena di artisti che riscoprono la carica anticonformista del Surrealismo.
In armonia con i temi della mostra, l’allestimento si sviluppa attraverso cinque sale che compongono un labirinto surrealista, tortuoso e straniante. L’esposizione convive inoltre con la mostra monografica dedicata a Luigi Serafini: nella stessa ala del museo i due spazi si connettono attraverso dei varchi al principio e alla fine del percorso. Idealmente de Chirico, primo surrealista moderno, cede il testimone a numerosi artisti, sino a giungere al contemporaneo Luigi Serafini.
L’oltrestoria
La vena più oscura del Simbolismo anticipa alcuni caratteri del Surrealismo. Con Giorgio de Chirico, inizialmente influenzato dall’arte simbolista, lo sguardo rivolto alle vie dell’inconscio diventa più puntuale. I suoi quadri sospendono il tempo dando vita a una condizione di alterazione della storia che mette in crisi la spinta verso il futuro propria della modernità. Il misterioso citazionismo classicheggiante di de Chirico diventa modello per molti artisti. Seppur in formazioni sparse, essi rielaborano il mito e la storia dando voce a narrazioni fantastiche e apparizioni perturbanti. Ne sono esempio le colte composizioni di Alberto Savinio o le malinconiche visioni di Arturo Nathan, legate anch’esse all’antico, così come quelle di Fabrizio Clerici o Enrico D’Assia. Un passato imperscrutabile rivive nei surrealismi italiani attraverso alcuni temi iconografici, come la rivisitazione della figura o la rielaborazione del tema romantico della rovina che perde il suo statuto di reperto della memoria e si impone con la forza di un’apparizione fantasmatica, un corpo inanimato eppure vivo.
La surrealtà
I surrealisti danno forma al fantastico attraverso visioni naturalistiche e allo stesso tempo trasognate. In questa sezione emergono alcune figure ricorrenti come quella del pittore, inquieto e fantastico creatore, o quella dell’occhio, spesso associato alla luna a conferma della natura notturna dell’immaginario surrealista. Tra i capostipiti di questa tendenza onirica troviamo Gianfilippo Usellini, Giuseppe Viviani e Gigiotti Zanini, ma anche, in epoca più recente, Adelchi Riccardo Mantovani, Annibale Luigi Bergamini, Benvenuto Ferrazzi e Ugo Sterpini. I loro quadri sono saggi di fantasia dove i principi della fisica e della logica sono sospesi: le persone volano, gli oggetti si animano, gli animali si ingrandiscono a dismisura. Giordano Falzoni – uno dei pochi artisti italiani che ha avuto rapporti diretti e costanti con il Surrealismo internazionale – dopo aver frequentato la scena dell’arte più spontanea, l’Art Brut, orienta la sua produzione verso un onirismo paradisiaco, come si può vedere nel Dittico dell’Atlantide riemersa, capolavoro donato da Arturo Schwarz – il più fervente promotore del Dadaismo e del Surrealismo in Italia – alla Galleria Nazionale di Roma.
I principi del piacere
Avanguardie come Dada e Surrealismo hanno in comune la ricerca della provocazione. Il piacere erotico, in particolare, diviene un soggetto usato per stuzzicare l’opinione pubblica. I surrealisti trovano nella libera rappresentazione dell’impulso sessuale un efficace strumento per la de-moralizzazione dei costumi sociali. Nel tentativo di generare un’apologia del piacere essi rielaborano, spesso in chiave demoniaca, la tradizionale figura della musa. Il corpo femminile diviene un territorio anticonformista su cui germogliano le proiezioni del piacere. Attraverso la sua trasfigurazione o simbolizzazione, i surrealisti rimandano a scenari inconsci alimentati da pulsioni a volte sofisticate, altre volte più sfacciatamente scandalose. Al cuore di ogni raffigurazione c’è il potenziale rivoluzionario dell’erotismo.
Parasurrealismi
Lo spirito rivoluzionario del Surrealismo supera i confini cronologici del movimento francese, attraversando alcune singole ed eccezionali personalità e più ampi raggruppamenti artistici. In queste sale sono raccolti i “parasurrealismi”: tendenze che manifestano un’affinità con l’alterità perturbante propria del Surrealismo. È il caso di alcune espressioni esoteriche del Futurismo ma anche di una scena più ampia di artisti che, a partire dai tardi anni Cinquanta, provano a uscire dal dominio della pittura informale rintracciando nel Surrealismo i principi di libertà esperienziale ed espressiva. Sono le prove di una generazione che sente fortemente il valore della sperimentazione e della liberazione della forma e della lingua. Gli stessi impulsi daranno vita a movimenti artistici che troveranno in altre definizioni la propria identità più specifica, continuando ciononostante a pagare un importante tributo al Surrealismo.
Tutti gli artisti in mostra: Abacuc, Vincenzo Accame, Lorenzo Alessandri, Enrico Allimandi, Armodio, Franco Assetto, Enrico Baj, Guido Biasi, Annibale Luigi Bergamini, Corrado Cagli, Jean Caloger, Bruno Capacci, Arturo Carmassi, Gian Carozzi, Rolando Cimicchi, Claudio Cintoli, Fabrizio Clerici, Enrico Colombotto Rosso, Leandra Cominazzini Angelucci, Corrado Costa, Ponte Corvo, Italo Cremona, Sergio Dangelo, Enrico d’Assia, Giorgio de Chirico, Elio De Paoli, Nicolaj Diulgheroff, Enrico Donati, Gianni Dova, Julius Evola, Giordano Falzoni, Benvenuto Ferrazzi, Giannetto Fieschi, Leonor Fini, Gustavo Foppiani, Oreste Forlani, Lanfranco Frigeri, Luigi Gigiotti Zanini, Arnaldo Ginna, Carlo Guarienti, Benito Jacovitti, Walther Jervolino, Jannis Kounellis, Cesare Lazzarini, Stanislao Lepri, Giovanni Macciotta, Adelchi Riccardo Mantovani, Alberto Martini, Renzo Margonari, Sergio Minero, Valerio Miroglio, Mario Molinari, Mattia Moreni, Sirio Musso, Arturo Nathan, Venino Naldi, Romano Parmeggiani, Michelangelo Perghem Gelmi, Mario Persico, Gaetano Pesce, Cesare Peverelli, Gaetano Pompa, Enrico Prampolini, Dino Predonzani, Romolo Romani, Franco Floriano Salani, Tito Salomoni, Sergio Sarri, Paolo Salvi, Alberto Savinio, Erasmo Sorreca, Adriano Spatola, Ugo Sterpini, Alberto Trevisan, Sergio Vacchi, Giuseppe Viviani, Gianfilippo Usellini, Pietro Weber, Paola Zago, Tono Zancanaro, Luigi Zuccheri.
MartRovereto
Corso Bettini 43, Rovereto (TN)
800 397760, info@mart.trento.it, www.mart.trento.it
Orari: martedì, mercoledì, giovedì, domenica 10.00 – 18.00. Venerdì, sabato 10.00 – 19.30
Tariffe: intero 15 Euro ridotto 10 Euro
Cover: Alberto Savinio, Les Rois Mages (I Re Magi), 1929, Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Provincia autonoma di Trento – Soprintendenza per i beni culturali