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Zoè Gruni. Motherboard

Galleria Il Ponte, Firenze

A cura di Camilla Boemio

Il Ponte riapre la stagione espositiva con la personale dedicata a Zoè Gruni in occasione della seconda edizione della Florence Art Week (28 settembre – 8 ottobre), che pone la città al centro della produzione artistica contemporanea.

La mostra si articola attraverso tre diversi progetti presentati mediante video-installazioni, video-performance, stampe lambda su alluminio e tecniche miste su stampa fotografica: Segunda peleFromosoMotherboard.

“La mia ricerca artistica nasce dal bisogno di esorcizzare la paura del diverso. A partire da una riflessione intima che tende a una dimensione collettiva, il mio corpo è l’elemento catalizzatore che si estende verso gli altri attraverso interazioni di vario genere. Il filo conduttore dei miei progetti è la performance ma le azioni non sono pensate in forma di spettacolo bensì come un processo in costante evoluzione…
La multimedialità delle performance, la fotografia, il disegno, la scultura, il video e le installazioni mi permettono di spaziare fra i vari mezzi espressivi lasciando che questi si sovrappongano. Prediligo i lavori manuali e artigianali che mi connettono a una dimensione popolare. La ricerca antropologica e socio-culturale è diventata per me un elemento sempre più importante. Anche la partecipazione degli altri nel mio lavoro è fondamentale. Accolgo l’altro nel progetto e lo invito a interagire, talvolta come protagonista, altre volte come partner con cui creare una temporanea collettività. È molto complesso lavorare con il proprio ego ma nonostante le difficoltà è esattamente quello che voglio: sperimentare la vita attraverso l’arte” (Zoè Gruni).

Segunda pele; 2017/2019, video-installazione a due canali, 8’42”. Zoè Gruni e Alexis Zelensky. Performance: Anis Yaguar, Iah Bahia, Kaete Terra, Lucas Roberto, Felipe Vasconcellos, Isabella Duvivier Souza, Lucas Wollker, Junior Ferreira, Tati Villela.

Il progetto “Segunda pele” sorge dalla necessità di ampliare il mio universo di ricerca artistica individuale verso una dimensione collettiva. Ormai da diversi anni progetto e produco lavori basati sull’interazione fra corpo e oggetto, performance e scultura. Oggetti performativi pensati come protesi del corpo, sculture che possono essere vestite o abitate, usando materiali di riciclaggio. Queste “seconde pelli” diventano una sorta di filtro fra il mio proprio corpo e il mondo aiutandomi ad affrontare territori sconosciuti e ad esorcizzare le difficoltà. La necessità di riflettere sulla società contemporanea solleva inevitabilmente temi quali: memoria, identità, paura…e l’obiettivo è diventato trasformare questo dialogo in azione performativa e politica. Ho deciso allora di lanciare questa stessa proposta ad altri artisti, attraverso un corso chiamato “Seconda pelle: ibrido, memoria, riciclaggio” che ho amministrato presso la EAV (Escola Artes Visuais) del Parque Lage, a Rio de Janeiro, durante due anni fra il 2017 e il 2019. Gli incontri sono avvenuti in un ambiente di scambio e convivenza ed il progetto ha aggregato spontaneamente giovani artisti e attivisti che usano il corpo come linguaggio. Trattasi di esperienze contemporanee nell’era della comunicazione. Identità mutanti che hanno bisogno di urlare contro l’oppressione e imporsi in una città estremamente violenta e transfobica, in un paese colonizzato che continua razzista, in una società globalizzata ogni giorno più malata. Trattandosi di immagini in movimento è stato necessario ricorrere al mezzo audio-visuale, così è nato il desiderio di una collaborazione con il cineasta Alexis Zelensky per produrre video tratti da questo lavoro. Il set delle azioni dei performers è la foresta del Parque Lage (foresta urbana di Rio de Janeiro), anch’esso un elemento pulsante e vivo che lotta per sopravvivere nel contesto urbano della città. Ogni performance è un lavoro autoriale sviluppato a partire dalle pulsioni del proprio individuo ma il mosaico di tutte queste azioni diventa un lavoro collettivo. Le differenze soggettive si incontrano, si rafforzano e si uniscono nella lotta contro questa “paura liquida” che permea la società contemporanea e che ci vuole divisi per controllarci. Nonostante le difficoltà esiste ancora speranza per chi crede nell’arte, e nella cultura in generale, come veicolo di resistenza.

Fromoso; 2019/2020, video-performance, 2’33”. Riprese e montaggio: Lyana Peck, Naiara Azevedo; performance: Ana Kavalis; musica: Jeff Gburek. Fromoso, stampa lambda su alluminio, 100x150cm. Fromoso 1-2-3-4-5-6; stampa lambda su alluminio, 17x30cm.

“Fromoso” è una video-performance ispirata al concetto di antropofagia. L’azione è stata realizzata in una discarica di carri del carnevale nell’area portuaria di Rio de Janeiro. Il corpo della ballerina cubana Ana Kavalis si abbandona ad un rituale esoterico nel quale viene assorbita fino a scomparire. La colonna sonora, realizzata appositamente per il progetto, è del musicista polacco Jeff Gburek.

Motherboard 1-2-3-4-5-6-7; 2023, tecnica mista su stampa fotografica, 65x98cm.

La “scheda madre” è responsabile della trasmissione e temporizzazione corretta di centinaia di segnali diversi, tutti ad alta frequenza e sensibile ai disturbi tra processori, schede di espansione e periferiche esterne. La sua buona realizzazione è quindi un fattore chiave per le prestazioni e l’affidabilità dell’intero circuito. “Motherboard” è un progetto sulla maternità. Si tratta di una una serie di immagini fotografiche realizzate con l’autoscatto durante momenti di gioco con mio figlio. La “maschera pittorica” attuata su di esse porta alla continua trasformazione dei personaggi e talvolta all’inversione del ruolo madre-figlio. Ironia e drammaticità si confondono come anche gli elementi simbolici presi in prestito dalla memoria collettiva: antichità, mitologia, cultura pop, tecnologia digitale e temi sociali.

®photo Ela Bialkowska OKNO studio

Il Ponte is reopening its doors after the summer break with a solo exhibition dedicated to Zoè Gruni on occasion of the second “Florence Art Week” (28 September – 8 October) which places the city in the centre of contemporary art production.

The exhibition consists of three different projects, presented by way of video installations, video performances, lambda prints on aluminium and mixed techniques on photographic print: Segunda peleFromoso and Motherboard.

“My artistic research derives from the need to exorcise the fear of what is different. Starting from inward reflection that tends towards a collective dimension, my body is the catalyst to reach out to others through various kinds of interaction. Performance is the staple in my projects. However, the actions are not devised as a spectacle but as a constantly evolving process…
The different media used in the performances – photography, drawing, sculpture, video and installation – allow me to run the gamut and overlap the various means of expression. I go in for handmade and crafted works that connect me to a popular dimension. Anthropological and sociocultural research has become a more and more important aspect for me. Other people’s participation in my work is also fundamental. I welcome the other into the project and invite them to interact, sometimes in the lead role, other times as partners to create a temporary collective. Working with one’s own ego is very complex. But despite its difficulties, it is precisely what I want to do: experience/experiment life through art” (Zoè Gruni).

Segunda pele; 2017/2019, two-channel video installation, 8’42”. Zoè Gruni and Alexis Zelensky. Performance: Anis Yaguar, Iah Bahia, Kaete Terra, Lucas Roberto, Felipe Vasconcellos, Isabella Duvivier Souza, Lucas Wollker, Junior Ferreira and Tati Villela.

The “Segunda pele” (Second Skin) project came about from the need to expand my individual artistic research towards a collective dimension. I have been designing and producing works based on the interaction between body and object, performance and sculpture for several years now – performative objects conceived as extensions of the body, sculptures that can be worn or inhabited using recycled materials. These “second skins” become a sort of filter between my body and the outside world, helping me to tackle unknown territories and drive out difficulties. The necessity to reflect on contemporary society inevitably raises topics such as memory, identity and fear… and the aim has become to transform this dialogue into performative and political action. So I decided to launch this same proposal to other artists, through a course called “Second Skin: Hybrid, Memory, Recycling” which I delivered at the EAV school of visual art (Escola Artes Visuais) in Parque Lage, Rio de Janeiro, for two years between 2017 and 2019. The meetings took place in a climate of coexistence and dialogue, spontaneously bringing together young artists and activists who use their body as a language. Creating contemporary experiences in the era of communication. Mutating identities that need to cry out against the oppression and command respect in an extremely violent and transphobic city, in a colonized country that continues to be racist, in a globalized society that is becoming more unhealthy every day. As they are moving images, we had to make use of audio visual means, prompting the desire to partner filmmaker Alexis Zelensky in order to produce videos drawn from this work. The set for the performers’ actions is the forest of Parque Lage (urban forest in Rio de Janeiro), a place throbbing with life, also fighting to survive in the urban context of the city. Every performance is an authored work springing from individual impulses, but the mosaic of all these actions becomes a collective work. Together subjective differences meet, coming out stronger and united to fight against the “liquid fear” endemic in contemporary society, a fear that wants to divide and so to control us. Despite the difficulties, there is still hope for those who believe in art, and in culture in general, as a vehicle of resistance.

Fromoso; 2019/2020, video-performance, 2’33”. Filming and editing: Lyana Peck and Naiara Azevedo; performance: Ana Kavalis; music: Jeff Gburek. Fromoso, lambda print on aluminium, 100x150cm. Fromoso 1-2-3-4-5-6; lambda print on aluminium, 17x30cm.

“Fromoso” is a video performance inspired by the concept of anthropophagia. The action was carried out in a carnival float graveyard in the port area of Rio de Janeiro. The body of Cuban dancer Ana Kavalis abandons itself in an esoteric ritual which totally absorbs her until she disappears. The soundtrack, made especially for the project, is by Polish musician Jeff Gburek.

Motherboard 1-2-3-4-5-6-7; 2023, mixed technique on photographic print, 65x98cm.

The “motherboard” is responsible for the transmission and correct timing of hundreds of different signals, all at high frequency and sensitive to disturbances between processors, expansion boards and external peripherals. Therefore, for a performative and reliable circuit it is vital that the motherboard is well made. “Motherboard” is a project on motherhood. It is a series of photographic images caught with the automatic release during moments of play with my son. The “painted mask” applied to them leads to the continual transformation of the characters and at times to the inversion of the role of mother and son. Irony and drama blend together as well as symbolic elements borrowed from the collective memory: antiquity, mythology, pop culture, digital technology and social themes.

®photo Ela Bialkowska OKNO studio

Galleria il Ponte
Via di Mezzo 42/b, Firenze
(+39) 055 240617, info@galleriailponte.com, www.galleriailponte.com
Orari: lunedì – venerdì 10.00 – 13.00 e 15.00 – 19.00
Ingresso gratuito

Cover: ®photo Ela Bialkowska OKNO studio