
Nel suo delizioso libro illustrato, The Land of Stone Flowers, Sveta Dorosheva ribalta il paradigma tradizionale della tradizione fantasy. Non sono più gli essere umani a raccontare di fate, folletti e gnomi, e dei loro bizzarri usi e costumi. Questa volta sono le voci di queste creature a raccontare i loro incontri con gli essere umani, e a tentare di convincere i loro simili che in realtà il mondo degli umani esiste. Un libro apparentemente semplice, c’è chi lo definirebbe per bambini. Tuttavia attraverso la sua semplicità questa piccola gemma si prefigge un obiettivo enorme: mostrare cosa significa essere umano, cos’è che rende umani.
Attraverso splendide illustrazioni e un testo poetico e allo stesso tempo fortemente ironico, la Dorosheva parte dal mondo interiore per descrivere gli esseri umani. È questo a funzionare da magnete. Rispondere o seguire le voci provenienti dal quell’antro oscuro che parla dal di dentro è come superare il proprio stato di finitezza. È percepire, anche solo per un momento, quel senso di connessione con ciò che esiste ma che è invisibile agli occhi.
Ci sono due racconti che meglio di altri raccontano la magia di quell’attimo, la bellezza di perdere completamente il senso di quella che viene definita la realtà. Il Vento tra i Salici, di Kenneth Grahame, e Lud-in-the-Mist di Hope Mirrlees. In maniera diversa, questi due racconti, ancora una volta apparentemente per bambini, raccontano di quell’istante in cui la mente cede alla poesia e all’incanto dell’irrealtà e si perde in quel labirinto di sensazioni che esulano e sorpassano i confini di ciò che si può spiegare. Lo sa bene Mr Nathaniel Chanticleer, sindaco di Lud-in-the-Mist, che per una vita ha tentato di ignorare quella musica, arroccandosi dietro la razionalità della legge, per poi scoprire che è proprio quella melodia a renderlo ciò che è. Allo stesso modo, non è un caso che i Pink Floyd, guidati da Syd Barrett, chiamarono il loro primo album The Piper at the Gates of Dawn (Il Pifferaio alle Porte dell’Alba), come il capitolo del racconto di Kenneth Grahame in cui quel contatto tra reale e irreale viene narrato. Una volta ascoltata, anche solo una volta, la musica proveniente da quel mondo oltre i confini della normale percezione, sarà lei a rappresentare la continua ricerca degli esseri umani verso ciò che li rende parte di un tutto, e allo stesso tempo diversi dal tutto.
È proprio per onorare la ricerca di questa interconnessione e per dimostrane l’esistenza che Maria Popova ha recentemente pubblicato Figuring, un libro assolutamente unico nel suo genere e anche questa una gemma rara nel panorama letterario contemporaneo.
A partire dal titolo, che letteralmente può essere tradotto con “cercare di capire” (il libro purtroppo non è stato ancora tradotto in italiano), il libro della Popova rappresenta una commistione di generi, da quello biografico a quello narrativo, che l’autrice usa per guidare il lettore attraverso le vite di illustri artisti e uomini e donne di scienza che seguendo quella voce, quella musica, quel richiamo interiore, hanno cambiato per sempre la storia dell’umanità. La Popova intreccia le loro vite, le loro esperienze e le influenze che si sono vicendevolmente scambiati. Ed è stato proprio questo scambio, questo connettersi, questa mutua influenza a costituire quella che ad oggi è la conoscenza umana.
La Popova narra delle vite e di rappresentanti delle scienze e delle arti alla stessa maniera, per mettere ancora una volta in risalto la connessione tra ciò che viene definito reale, e dimostrabile, con ciò che invece è considerato il frutto dell’immaginazione. Per ‘cercare di capire’ il senso dietro entrambi i mondi e per mostrare l’intrinseca poesia che giace alla base di tutto ciò, sia che sia empiricamente dimostrabile, o meno.
La Popova concentra la maggior parte del libro su figure femminili sottolineando ancora una volta l’importante contributo, troppo spesso ignorato, che donne del calibro di Maria Mitchelll, Caroline Hershel, Vera Rubin, Rachel Carson hanno apportato a discipline come l’astronomia o il recente movimento ecologista. Al fianco di queste scienziate, l’autrice racconta anche della giornalista e critica Margaret Fuller o della poetessa Emily Dickinson che come le scienziate elencate prima, hanno dato una voce importante, tra l’altro, al movimento femminista.
Con un linguaggio poetico e avvolgente, la Popova mostra come ogni essere umano non potrebbe essere quello è senza l’altro, come sia quella musica, quelle voci, quell’amore, quella tensione verso ciò che esiste oltre ciò che è visibile agli occhi ad essere il motore della creazione e della bellezza, ciò che fa rompere gli argini del mondo conosciuto, delle convenzioni sociali, delle leggi imposte, e che definisce cosa significa essere umani. Esseri umani perché soggetti alle regole della finitezza, ma allo stesso tempo tendenti verso il suo stesso superamento.
Nel 1977 la NASA, ha utilizzato le spedizioni dei Voyager 1 and 2 per mandare nell spazio il Golden Record, una disco in codice binario che contiene messaggi di saluto in 44 lingue, fotografie e disegni della vita sulla terra e una selezione di suoni, tipico di questo pianeta: l’eruzione di un vulcano, il suono di un bacio, la Quinta sinfonia di Beethoven. Lanciato nello spazio ormai 44 anni fa, questo pacchetto ha lo scopo di presentare la terra e la razza umana a chiunque lo riceverà, mostrando cosa significa esseri umani. Mostrando che essere umani è una complessità, una connessione indivisibile tra visibile e invisibile.
La nostra finitezza e la nostra tensione verso ciò che è infinito è quello che rende umani ciò che consegna la razza umana all’eternità. “Tu morirai, io morirò. Gli atomi che si sono uniti per un solo attimo in quello che siamo si scinderanno e si scioglieranno in quel mare che ci rende ciò che siamo. Ciò che sopravviverà di noi sarà […] polvere di stelle” – Maria Popova.
Spiritualized – Ladies and Gentlemen, We are floating into space.