19 – 21 maggio 2022
Accademia di Belle Arti di Frosinone e Fondazione CAMUSAC – Cassino
Di Giovanni Gaggia con Leonardo Carletti in collaborazione con Sabrina Vedovotto un progetto di Fondazione CAMUSAC Laboratorio di Performing Art + Performance
In occasione dei giorni della preview della Biennale di Venezia del 2019 è stata realizzata la performance ideata da Giovanni Gaggia: ELEMENTUM AETHER. Una performance per l’installazione di Beverly Pepper, Art In The Open, allo Spazio Thetis dell’Arsenale, evento collaterale ufficiale.
La performance è un vero e proprio costrutto sull’opera di Beverly Pepper e studia la relazione tra la scultura di Pepper “Todi Columns” ed il corpo: come la scultura si inserisce nello spazio, come l’uomo interagisce con essa. Seguendo questa linea di pensiero, Gaggia sceglie di studiare e di chiamare in causa il quinto elemento: l’etere. Da qui il titolo ELEMENTUM AETHER. Associa alle 4 colonne i 4 elementi più noti: Il fuoco, l’acqua, la terra e l’aria. Affida il compito di rappresentare l’etere alla danza di Leonardo Carletti, con il quale collabora dal 2015, da IN CORPO Art. Art Feat. spettacolo di Gaggia per il cartellone di TEATROLTRE, prodotto da AMAT, Azienda di produzione teatrale della regione Marche. Gaggia quando contempla il pubblico passivo, quindi lo spettatore, sceglie di rivolgersi alla danza contemporanea, quella che considera l’arte più completa.
In questo contesto Carletti si inserisce nell’opera della Pepper e ne diviene l’elemento mobile ovvero l’etere, con il compito di unire i 4 elementi (fuoco, acqua, terra e aria).
La narrazione dell’Etere scaturisce dagli antichi filosofi Greci. Partendo da Platone e da Aristotele, l’Etere, o Quintessenza, venne legato indissolubilmente al Dodecaedro, il più ricco di significati simbolici tra i Solidi Platonici associato all’Universo immutabile. Nel “Timeo” di Platone esso era l’oggetto con cui “il dio se ne servì per decorare l’Universo” ossia “ricamare le costellazioni sull’insieme dei cieli”. Nel numero dodici ritroviamo anche la corrispondenza con i dodici segni dello zodiaco.
Intorno a Carletti, si sono posizionati 12 performers provenienti dallo IUAV di Venezia e dall’Accademia di Belle Arti di Macerata, vestiti di nero e con in mano componenti di corten quadrati, realizzati appositamente per la performance. L’acciaio corten è il materiale prescelto dalla Pepper. Corten è la contrazione di CORrosion resistance (resistenza alla corrosione) e TENsile strength (resistenza alla trazione).
Carletti è nello spazio centrale, nell’intersezione generata dalle le due rette che attraversano Columns ed è chiamato a rappresentare la Sagitta, freccia simbolo del Sagittario, segno zodiacale sia della Pepper che di Gaggia. Carletti si muove tentando di raggiungere la stessa verticalità delle colonne, rappresentando un viaggio spirituale che si eleva dalla terra.
Carletti è a petto nudo, mostra i suoi piercing, la barba è incolta, indossa un paio di pantaloni di tessuto metallico in stile HipHop. Il tessuto e la cromia ricordano il Mercurio, metallo in cui gli alchimisti vedevano espresse le proprietà dell’etere che unite a quelle complementari dello zolfo avrebbero conferito il potere trasmutativo e conoscitivo della pietra filosofale.
I performer allo scoccare di ogni minuto, per 20 minuti, fanno vibrare e risuonare il Corten. I rintocchi fanno muovere Mercurio in un assolo di danza intenso e poietico.
Le tracce dell’azione a maggio 2022 entreranno a far parte della collezione permanente della Fondazione Cassino Museo Arte Contemporanea CAMUSAC. La struttura no profit dedicata all’arte contemporanea, sorta nel 2013 con la riqualificazione degli edifici industriali della Longo Spa, già esistenti ai piedi del colle ove sorge la millenaria Abbazia di Montecassino. Per l’occasione l’azione verrà riproposta e ripensata in funzione dell’opera di Beverly Pepper, ONPHALON , uno degli interventi di Land Art più sorpendenti – e meno evidenti – Il disegno circolare della proiezione della collina antistante sul terreno, realizzato seguendo un tracciato di blocchi di pietra serena e culminante al centro con la pietra più grande.
L’azione verrà preceduta da una presentazione presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone e da un workshop della durata di tre giorni negli spazi del CAMUSAC con la partecipazione teorica e pratica degli studenti dell’Accademia. Di nuovo, come nel 2019, performers provenienti dalla Accademia di Belle Arti di Frosinone, vestiti di nero e con in mano componenti di corten quadrati, realizzati appositamente per la performance.
La presentazione dell’azione e del progetto avverrà presso l’Accademia dove Giovanni Gaggia, assieme alla professoressa di Comunicazione Espositiva Sabrina Vedovotto, affronteranno con gli studenti il tema della performance e le variabili della stessa. Nei giorni successivi un workshop di tre giorni all’interno del museo, con la partecipazione attiva delle studentesse del corso della professoressa, che insieme affronteranno il tema della comunicazione attraverso il corpo.
Al workshop saranno invitati 20 studenti dell’Accademia.
Giovanni Gaggia nasce nel 1977 a Pergola (PU), dove tutt’oggi vive e lavora. Nel 2008 fonda “Casa Sponge”, luogo di accoglienza e rifugio di artisti. Nel 2016 pubblica il libro “Inventarium”, presentato in molte istituzioni italiane. Ha partecipato a mostre personali, collettive, progetti di residenza e conferenze su tematiche sociali e politiche. Le sue performance sono state presentate in teatri, gallerie e festival. Nel 2019 apre con una sua performance il padiglione di Beverly Pepper, collaterale della 58a Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia. Nel 2020 inizia con il MUSMA Museo della Scultura Contemporanea di Matera il laboratorio “Complex Apartment”; per lo stesso museo realizzerà l’opera “Stanze complesse”, immagine scelta per la XVI giornata del contemporaneo promossa da AMACI – Associazione dei Musei d’Arte Contemporanea Italiani. Una delle quattro cover di ESPOARTE 110 per festeggiare i vent’anni della rivista è a lui dedicata. Dal 2021 il Museo Tattile Statale Omero di Ancona ospita in permanenza un suo progetto a più voci dal titolo “Quello Che Doveva Accadere”: ovvero l’arte come memoria civile. Nello stesso anno esce per la collana Effusioni di Gusto, Maretti editore, “Mauro Uliassi incontra/meets Giovanni Gaggia”.