Tra progetti didattici in streaming indirizzati a bambini e famiglie, la messa in rete di archivi e di materiale inedito, blogging ben pianificato per approfondire attività correnti e future, ai consueti canali – le pillole su Instagram, Facebook e YouTube, e il potenziamento dei siti ufficiali con il caricamento di contenuti extra per raccontare acquisizioni e mostre – alcuni musei stanno affiancando, per rinforzare la propria presenza online in tempi di coronavirus, la piattaforma Google Arts & Culture (sulla quale la maggior parte sono presenti da anni, ma che non è mai veramente decollata, nel nostro paese). L’iniziativa non profit di Big G, lanciata nel 2011, nasce come sorta di social per organizzazioni culturali, e oggi la sfida, grazie all’espansione e alla collaborazione con migliaia di enti dislocati nei sei continenti, è di digitalizzare l’intero patrimonio esistente, per renderlo accessibile a un pubblico globale. Suddivisa tra storia e arte (spazio è dato anche alle scoperte scientifiche), si può navigare – nel secondo caso – per temi, protagonisti, mezzi espressivi, movimenti e luoghi. È interessante soprattutto per consultare e conoscere da vicino le collezioni, cioè le singole istituzioni, che sono presenti con tour virtuali (la stessa tecnologia di Street View è messa al servizio delle sale espositive), storie (il racconto di un manufatto, di una rassegna, di uno o più soggetti…), e opere distinte (caricate ad alta risoluzione, da zoomare per godere di ogni minuto dettaglio). Solo le italiane sono 154: Gli Uffizi, Palazzo Te, la Valle dei Templi, i Capitolini e i Mercati di Traiano, Palazzo Ducale di Venezia, il Pio Monte della Misericordia, per ricordarne alcune. In questa sede ci limitiamo a segnalare le pagine dedicate al contemporaneo, ma il catalogo completo lo si può scorrere al seguente link: artsandculture.google.com/search/partner.
Le strutture che stanno sfruttando al meglio il mezzo, in questi giorni di comunicazione a distanza, sono sia Pirelli HangarBiccocca che il Museo Madre. Il primo, grazie alle visione a 360°, dà la possibilità di fare una passeggiata virtuale tra l’installazione permanente di Anselm Kiefer e gli interventi luminosi di Cerith Wyn Evans. La app di Google, inoltre, preserva l’archivio iconografico della storia espositiva della fondazione dal 2012 a oggi, con 36 progetti e più di 400 immagini. Il Madre di Napoli ha invece pensato, per la campagna #iorestoacasa, di portarvi, ogni mercoledì, I sei anni di Marcello Rumma 1965-1970, la mostra in corso dal 14 dicembre nei saloni del Palazzo Donnaregina, e di narrarla attraverso foto e video. (Per maggiori informazioni sulle attività digitali di entrambi gli spazi: Madre door-to-door e Art To The People)
Per quanto riguarda i musei che hanno stabilito la propria presenza sulla piattaforma, senza però aver elaborato, per essa, un palinsesto atto a incrementarne i contenuti durante la chiusura forzata, è interessante il profilo de La Galleria Nazionale di Roma, che contiene focus (tra gli altri) sui capolavori custoditi, sul riallestimento delle sale (Time is Out of Joint), sulle donazioni di Palma Bucarelli e Vittorio Rubiu (che ha devoluto quadri e plastiche possedute dal padre adottivo Cesare Brandi) alla GNAM stessa, e sulle varie Avanguardie e espressioni. Vale la pena, poi, immergersi tra i giardini e gli ambienti interni, con un tour in HD 360°. Anche il Museion di Bolzano è da menzionare: non particolarmente costante nel caricare le novità, ha tuttavia creato due “album” davvero ben articolati, che ne approfondiscono storia e collezioni, inserendo, inoltre, 307 opere tra sculture, performance, libri e allestimenti site specific. Ulteriori spazi aderenti a Google Arts & Culture: il Maxxi di Roma, il Museo del Novecento e la Triennale di Milano, il MART di Trento e Rovereto, Palazzo Grassi a Venezia, il CAMUSAC di Cassino.
Vi sono infine enti, istituzioni e progetti, non classificabili sotto la voce di musei, che non si possono comunque non “visitare”: la Biennale di Venezia, che ha messo online l’edizione Arte del 2015 curata da Okwui Enwezor e intitolata All The World’s Futures – dedicando singoli spot tanto all’esposizione principale che ai padiglioni nazionali, e arricchendo il tutto con video e percorsi virtuali nelle sedi – e la sezione Architettura del 2016, Reporting from the Front, di Alejandro Aravena; Viafarini, con il catalogo digitalizzato, organizzato in ordine alfabetico, degli artisti supportati negli anni; la Fondazione Made in Cloister, che si muove tra la produzione di mostre, l’impegno nella rigenerazione urbana e il rilancio del fare artigianale; i molti laboratori dislocati nel Nord e Sud Italia focalizzati sulla street art (Outdoor, Inward Osservatorio sulla Creatività Urbana, Emergence Festival).
E se proprio non fosse stato sufficiente, perché non estendere la ricerca agli altri paesi? Tutto (o quasi) il patrimonio mondiale è a portata di un click: https://artsandculture.google.com/category/place