La questione sociale cominciò ad assumere un ruolo rivoluzionario solo quando, nell’età moderna e non prima, gli uomini cominciarono a mettere in dubbio che la povertà fosse intrinseca alla natura umana.
Hannah Arendt, in Sulla Rivoluzione, sostiene che sia stata questa nuova consapevolezza ad alimentare quel movimento che portò il duca di Liancourt a correggere Luigi XVI quando quest’ultimo, sconvolto dalle insurrezioni di piazza del 1798, dichiarò “C’est une Révolte” – “Non, Sire, c’est une révolution!”. La Arendt sostiene che la risposta del duca non fu altro che la presa di coscienza che ciò che stava accadendo in piazza della Bastiglia fosse qualcosa che andava al di là delle capacità di controllo a disposizione del re. Il popolo reagiva all’ordine costituito e, per la prima volta, mirava a crearne uno nuovo che non era il risultato di una concessione elargita dalla Provvidenza, o dalla clemenza di un sovrano, ma l’opera del popolo stesso.
Quando la novità raggiunse la piazza – continua la Arendt – divenne l’inizio di una nuova storia [… ] – in cui – per la prima volta in piena luce era la moltitudine dei poveri e degli oppressi, che per tutti i secoli precedenti era rimasta nascosta nel buio e nella vergogna.
La res pubblica doveva ora necessariamente aprirsi a questi nuovi attori, a questo ‘movimento irresistibile’ che per Hamilton “rivendicavano l’onore della razza umana” e per Roberspierre “affermava la grandezza dell’uomo di fronte alla piccolezza dei grandi”.
Il grido di “Liberté, Egualité, Fraternité” echeggiò con tale potenza da arrivare fino alle porte del nuovo continente. Ed è l’effetto che questo grido ha avuto nel nuovo mondo al centro del romanzo di Alejo Carpentier, Il Secolo dei Lumi. L’onda irrefrenabile nata in Europa si incarna, per mano dell’autore cubano, in Victor Hugues, personaggio realmente esistito e che nel racconto indossa gli abiti di un commerciante di Port-au-Prince che semplicemente suonando al campanello di una casa, irrompe, incanta e cambia per sempre la vita di tre fratelli, a Cuba e in tutto il continente.
Le nuove idee portate da Hugues sono troppo potenti, la prospettiva del mondo che esse presentano troppo più giusta, la possibilità di poter essere attori di una nuova storia, di un nuovo mondo, troppo affascinante per non sedurre i tre giovani e trascinarli in quella che è l’avventura che cambierà per sempre la loro vita. Tra imbarchi su vascelli che solcano le smeralde e cristalline acque del Mar dei Caraibi, discussioni addolcite dallo zucchero dei frutti tropicali, fughe nascosti nelle stive di vecchi mercantili, il romanzo racconta, attraverso gli occhi di uno dei fratelli, Esteban, la rivoluzione come si é svolta nel Caribe. Una rivoluzione che però é diversa da quella del vecchio continente, sebbene ogni elemento che ha caratterizzato la storia europea trova il proprio corrispettivo caribeño: alle sporche e grigie strade di Parigi si sostituiscono quelle colorate e caotiche dell’Havana e Port-au-Prince; agli attacchi contro Versailles e la Bastiglia subentrano quelli contro le case coloniali e le compagnie di commercio internazionali; la Vandea diventa tutto il Caribe; lo stesso Robespierre trova il omologo nello stesso Victor Hughes. Solo la ghigliottina non si traduce in nient’altro che se stessa, rimanendo la regina incontrastata della rivoluzione in entrambi i mondi.
Se la rivoluzione francese è troppo spesso considerata un capitolo della storia che ha tradito se stesso e gli ideali di cui si faceva portatrice, il Secolo dei Lumi fa eco a questa posizione. Hannah Arendt, nel suo Sulla Rivoluzione, spiega che le ragioni che hanno portato alla trasformazione della rivoluzione in terrore possono essere ricondotte principalmente all’incapacità dei leader di rimanere fedeli al popolo. Con il solo obiettivo di rispettare ciecamente i principi rivoluzionari, Robespierre e compagni si sono dimenticati dell’importanza della realtà, delle ragioni che hanno spinto i cuori in piazza della Bastiglia, e hanno reso la rivoluzione cieca di fronte alle differenze umane. Quando la pretesa di uguaglianza diventa sorda di fronte all’importanza e alla ricchezza delle differenze, la violenza è la sola arma disponibile.
Come in Europa, il bagno di sangue che ha inondato le strade francesi ha finito per colorare anche le acque del nuovo mondo. Gli ultimi, quegli stessi che si erano battuti per un nuovo mondo, sono finiti schiacciati dalla presunzione di giustizia di colui che li aveva ispirati, che li aveva fatti sognare. Arroccato nel suo feudo, leader indiscusso e ‘incorruttibile’, il Robespierre caraibico si allontana dal popolo, dai suoi amici, dai suoi consiglieri, asserragliandosi dietro le porte del potere e tradendo i suoi stessi ideali “in nome della rivoluzione”.
Victor Hugo, in Novantatré definisce la rivoluzione come “una forma del fenomeno immanente che ci assedia da ogni lato, e che noi chiamiamo Necessità. Di fronte a questo misterioso intreccio di benefici e di sofferenza, si drizza il perché della storia. Perché si. Questa, che è la risposta di chi non sa nulla, è anche la risposta di chi sa tutto”. É di fronte a chi vuole presentare l’esperienza rivoluzionaria come un totale fallimento, che si alza quel ‘perché della storia’ citato da Hugo, e lo fa negli abiti di Sofia, una dei tre fratelli protagonisti del racconto. É lei a mostrare come ciò che iniziò nel 1789 non fu una mera parentesi di sangue, ma una vera e propria breccia nel muro della storia. E’ lei, una donna, che mostra quanto i sogni iniziati a Parigi continuino a vivere in quella che Proudhon ha definito come “la rivoluzione permanente” perché “c’era, doveva esserci, era necessario che ci fosse nel tempo presente, qualsiasi tempo presente, un Mondo Migliore”.
Ho fatto l’esame di seconda elementare nel 1975.
Il socialismo era come l’universo:in espansione.
La maestra mi chiese di Massimiliano Robespierre.
Le risposi che i Giacobini avevano ragione e che,
Terrore o no la Rivoluzione Francese era stata una cosa giusta.
La maestra non ritenne di fare altre domande.
Buona rivoluzione e buona resistenza.
Stefania
Immagine di copertina: Photo credit Untitled, Alberto Martin – CC BY-NC 2.0
References: Hannah Arendt, Sulla Rivoluzione – Victor Hugo, Novantatré