Il 14 ottobre il Walker Art Center ha inaugurato la prima retrospettiva negli Stati Uniti dopo 35 anni di Jannis Kounellis (1936-2017), influente esponente dell’Arte Povera la cui ampia pratica interdisciplinare ha toccato questioni critiche legate alla cultura, la natura e l’umanità. Intitolata Jannis Kounellis in Six Acts, presenta 50 opere provenienti da tutte le fasi principali della carriera dell’autore, comprese alcune esposte al pubblico per la prima volta. Mentre il suo lavoro è ampiamente rinomato in Europa, soprattutto nel paese d’adozione, l’Italia, questo è rimasto meno conosciuto negli Stati Uniti. La retrospettiva, quindi, introduce la ricerca di Kounellis – che rimane profondamente rilevante per i dialoghi sull’arte contemporanea – a un pubblico diverso, e offre nuovi studi che arricchiscono la comprensione globale della sua visione e del suo approccio innovativi. La mostra, co-organizzata con il Museo Jumex di Città del Messico, è curata da Vincenzo de Bellis.
Sebbene la pratica di Kounellis abbia abbracciato oggetti trovati, scultura, installazione e performance, egli si è sempre riferito alle sue opere come a dipinti, e ha sempre considerato l’incorporazione di diversi media come un mezzo per trascendere i confini della pittura e unirla più attivamente alla vita. Anziché svolgersi cronologicamente, Jannis Kounellis in Six Acts è organizzata in sei sezioni tematiche che esplorano le innovazioni e le evoluzioni materiali e concettuali dell’artista.
“Jannis Kounellis è un gigante dell’arte del XX secolo. Ha influenzato molti artisti emergenti nei suoi oltre sessant’anni di carriera. La sua prima mostra negli Stati Uniti risale al 1972 e non riesco a pensare a un momento migliore del 50° anniversario di quella presentazione per dargli finalmente l’esposizione che merita in questo Paese“, ha dichiarato de Bellis. “Kounellis ha anche viaggiato tutta la vita, da un Paese all’altro, per realizzare il suo sogno di artista. Le sue opere parlano di memoria, storia e migrazione, temi che oggi sono molto importanti e risonanti“.
Kounellis è nato in Grecia, ma ha trascorso la maggior parte del suo tempo in Italia, essendosi trasferito a Roma nel 1956 per frequentare l’Accademia di Belle Arti. Le prime opere, che inizia a esporre a fine anni Cinquanta, presentano lettere, numeri e simboli, in riferimento a pubblicità, articoli di giornale e segnaletica stradale. Queste tele di grandi dimensioni e i lavori su carta riflettono l’interesse innato di fondere l’esperienza della pittura con l’esperienza della vita. Nel 1966, inizia a incorporare nelle tele oggetti trovati come sacchi di iuta, caffè, terra, fuoco e oro, liberando ulteriormente la pittura dai suoi confini tradizionali. Nel 1969 presenta una delle sue installazioni viventi più iconiche alla Galleria l’Attico di Roma: si tratta di 12 cavalli che trasformano il contesto della galleria e rendono i visitatori parte attiva dell’esperienza. Il continuo impegno di Kounellis nei confronti di materiali umili, della natura e delle confluenze tra arte e vita lo hanno reso una figura centrale del movimento italiano dell’Arte Povera degli anni Sessanta e Settanta.
Dagli anni Ottanta in poi, Kounellis ha continuato a costruire il suo vocabolario di materiali, introducendo fumo, scaffali, carrelli, aperture bloccate, cumuli di fondi di caffè e carbone, oltre ad altri segni di commercio, trasporto ed economia. Ha anche continuato a sperimentare e ad abbracciare elementi di performance che hanno portato lo spettatore in connessione attiva con il suo lavoro e con le idee di memoria, storia, linguaggio e natura che sono state al centro della sua opera per oltre cinque decenni. La ricerca, durata tutta la carriera, delle relazioni tra natura, cultura e umanità rende il suo lavoro incredibilmente risonante nei dialoghi dell’arte contemporanea e influente per generazioni di artisti.