1 – 30 ottobre 2021
Istituto Italiano di Cultura di Tokyo
Dopo le installazioni e la conferenza realizzate in occasione della Giornata del Contemporaneo 2020, una mostra collettiva chiude il ciclo dedicato a Italia Zokugo, vale a dire ‘gergo, vernacolo italiano’.
Le opere di dieci diversi artisti selezionate dal curatore Gabriele Tosi intrecciano tra loro una conversazione seria e scanzonata, appassionata e irriverente, che prendendo le mosse dai modelli e dai generi della tradizione aulica ne opera una traslazione verso il concreto, il quotidiano, e quindi necessariamente, data la frantumata realtà storico -geografica italiana, verso il quartiere, il villaggio, il campanile. La gravitas accademica resta riconoscibile anche nello stravolgimento che può arrivare alla parodia, come la lingua nazionale resta riconoscibile attraverso le sue realizzazioni vernacolari e gergali, in quei particolarismi che poi, spesso, finiscono per imporsi come nuova norma generale.
Questa dinamica dialettica tra nazionale e locale, tra vicolo e accademia resta, secondo Tosi, una caratteristica costante dell’arte italiana, al di là del succedersi degli ismi, delle correnti e delle mode, e la piccola ma corposa panoramica offerta in Italia Zokugo vuole essere una chiave per interpretare un aspetto importante della creatività artistica italiana di ieri, di oggi, e probabilmente di domani.
Fabrizio Bellomo (Bari, 1982. Vive a Milano). La sua ricerca riguarda il potere esercitato dalle immagini, nel tentativo di svelarne i meccanismi a partire da un’analisi dei media. Artista multidisciplinare, ha pubblicato libri, diretto film e curato mostre e rassegne.
Lorenza Boisi (Milano, 1972. Vive a Laveno-Mombello, Varese). Lavora con pittura e ceramica, riflettendo sulla qualità dei media e negoziando in essi tratti accademici e naïf. È animatrice della scena culturale e iniziatrice di numerosi progetti sulla pittura e sull’espressione nella contemporaneità.
Cristian Chironi (Nuoro, 1974. Vive a Bologna). Lavora incrociando performance, video, fotografia e installazione. I suoi progetti riscrivono figure storiche e memorie collettive, ponendo la realtà al vaglio della finzione e dell’immagine.
Michelangelo Consani (Livorno, 1971. Vive a Castell’Anselmo). Le sue opere sono spesso composte da molti elementi di diversa provenienza che, caricati di specifiche funzioni, collaborano alla dispersione e alla concentrazione di paesaggi poetici e politici.
Cleo Fariselli (Cesenatico, 1982. Vive a Torino). Lavora con scultura e pittura, spesso ricercando una performatività a bassa frequenza volta a generare un’esperienza intima ma collettiva delle opere. Attraverso la manipolazione di oggetti, segni e materiali fa emergere immagini solitamente interiori e celate.
Stefano Giuri (Neviano, 1991. Vive a Firenze). Racconti clandestini, oggetti e segni che vengono alla luce dal sapere di pochi sono gli elementi di rappresentazioni caustiche che chiamano in causa i riti, le celebrazioni e le forme caratteristiche del paesaggio figurativo occidentale. Artista molto attivo sulla scena anche come curatore, dirige la programmazione di Toast Project Space a Firenze.
Fabrizio Perghem (Rovereto, 1981. Vive a Milano). Il suo lavoro rivela l’attitudine scultorea che le comunità esercitano sul paesaggio, innescando trasformazioni morfologiche e costruendo immaginari infedeli. Lavora con la scultura e con il suono, sperimentando forme di documentazione indirette e riducendo la predominanza conoscitiva del visivo.
Giulio Saverio Rossi (Massa, 1988. Vive a Torino). Lavora con la pittura, praticando le potenzialità critiche di un medium inattuale nei confronti dell’immagine contemporanea. Rimettendo in gioco tecniche e processi tradizionali, le sue opere ricercano ragioni storiche e scientifiche dei fenomeni culturali legati allo sguardo.
Davide Mancini Zanchi (Urbino, 1986. Vive a Acqualagna). Realizza oggetti e scenari dove media tradizionali (scultura, pittura, ceramica e performance) si scambiano ruoli e funzioni con cose economiche e comuni. Spesso coloratissime, ludiche e divertenti, le sue opere contengono ossessioni e aspetti ostili della cultura concettuale e creativa.
Yoshida Moe (Kakogawa, 1975. Vive a Bologna e New York). Guardando al linguaggio come a un territorio di connessione tra regni diversi, i lavori di Yoshida si collocano tra scultura e dispositivo scenico, tra pittura astratta e illustrazione anatomica. Il suo lavoro è spesso innesco di collaborazioni e progettualità multidisciplinari e transnazionali.
Matteo Coluccia (Neviano, 1992. Vive a Firenze). Lavora con pittura, scultura e performance creando una tensione fra la creazione dell’immagine e la sua distruzione. Per Italia Zokugo ha curato l’identità visiva e il catalogo, miscelando elementi visivi dei documenti ufficiali italiani con altri provenienti da tabloid e pubblicazioni tradizionali giapponesi.
Italia Zokugo, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura, è ideato e curato da Gabriele Tosi, in collaborazione con l’artista Yoshida Moe Yoshida e con la partecipazione di Gallery Taga2 di Hikaru Taga.
La mostra è aperta dal 1 al 30 ottobre, dal lunedì al sabato dalle 11:00 alle 17:00. Domenica chiuso.
Istituto Italiano di Cultura
2-1-30 Kudan Minami, Chiyoda-ku, Tokyo 102-0074
eventi.iictokyo@esteri.it
Immagine di copertina: Boisi Lorenza, In the studio n. 3 portrait of Eckehard Fuchs, 2016. Olio su tela 40 x 30 cm. Courtesy ribot arte contemporanea Milano