I walk alone di Ivan Urban Gobbo è un progetto in divenire nato nel 2016; una narrazione di solitudini e città in più tappe e serie che descrive il rapporto dell\’uomo con l’ambiente contemporaneo. Ad oggi comprende Roma, Lisbona e Amburgo: sono le zone liminari, interstiziali, dove tradizione e nuovi assetti negoziano quotidianamente le proprie ragioni che vengono raccontate. Esclusi dunque i paesaggi da cartolina, è la parte urbana in via di cambiamento a prevalere.
Di Amburgo, il lavoro qui presentato, Ivan sottolinea le strutture di transito o il vecchio mercato, in cui la mattina suonano gruppi rock e i ragazzi usciti dai locali condividono i loro riti con famiglie e bambini. Metropoli di porto, di frontiera, gotica e recente, lattiginosa e cupa, è ripresa durante il lungo inverno, la neve che cade, semideserta. Non si tratta di descrivere il luogo, ma di restituirne la particolare percezione; di osservarne gli effetti che produce su chi vive. Di frequente sembra che gli edifici incombano sulle persone; in alcuni casi una sottile indifferenza, distanza, permea uomini e cose. In tutte le immagini bello e brutto sono sospesi.
Con poche, concise frasi, infine Ivan accompagna l’osservatore nella comprensione della città. Cenni, indicazioni, riferimenti concreti servono a non smarrirsi nello scorrere delle fotografie. Si parte dal vecchio distretto operaio di St. Pauli; si passa per il quartiere a luci rosse e si raggiunge la Speicherstadt, l’area dei magazzini merci ottocenteschi dove oggi si trovano loft, centri culturali, uffici. Tre zone, dieci istantanee; scatti anche a distanza di anni; una mappatura visiva e a parole. Amburgo: ricca, razionale, contraddittoria.