Si è conclusa oggi a Roma la mostra Fierae, che ha visto protagonista la Minigallery di Assisi, in “trasferta” con cinque degli artisti con cui collabora con più frequenza: Sonia Agosti, Stefano Frascarelli, Sergej Glinkov, Giancarlo Savino e Angelo Zanella. L’esposizione, che rientra nel progetto di dare visibilità nel cuore della capitale, presso Le Artigiane, a realtà che operano in contesti “periferici” è già al suo secondo appuntamento. Abbiamo incontrato il gallerista, autore anch’egli presente con i propri lavori, e ci siamo fatti raccontare, prendendo come spunto quest’ultima esperienza, la storia l’assetto e i progetti della Minigallery, realtà attivissima non solo nel comune di origine.
Redazione Contemporary Arts: Cominciamo dall’inizio. Quando nasce e come si sviluppa nel tempo la Minigallery?
Stefano Frascarelli: Nasce alla fine del 2009, a dicembre. Si chiama così perché lo spazio in cui prende vita è molto piccolo, anche se rispetto al precedente – ha cambiato sede da tre anni, sempre nel centro storico di Assisi – ha una personalità maggiore e consente di portare avanti progetti più articolati.
Il gruppo iniziale è composto da autori locali; è partita da un radicamento sul territorio: l’Umbria è povera di arte contemporanea, e questo è un esperimento non così comune. Col passare degli anni, però, l’esperienza è aumentata e anche i rapporti con pittori e scultori da altre parti d’Italia. Oggi la galleria sta cercando di allargare il proprio raggio di azione sia coinvolgendo artisti nazionali, sia muovendosi al di fuori delle proprie mura, collaborando con diversi enti e associazioni. E la mostra da Le Artigiane ne è un esempio: ci ha permesso non solo di esporre a Roma, ma anche di lavorare con un non profit romano, così come di incontrare un pubblico diverso che per una realtà che sta in provincia non è sempre facile.
R.C.Ar: Non è la prima volta che come autore esponi in questa città; alcuni degli artisti che rappresenti vengono proprio da qui, o vi si sono stabiliti. Ma non è mai capitato in precedenza che vi presentassi la Minigallery quasi al completo. La ritieni ancora necessaria come tappa per una galleria indipendente?
S.F.: Roma è interessante per vari motivi. Tanto per cominciare è il centro urbano più vicino alla Minigallery, ma non è solo una questione di praticità. Per quanti periodi alterni possa vivere, è sempre una fucina di idee, eventi, con gallerie e musei di riferimento; è una città che si fa sentire. Cercare di avere un contatto più stretto viene spontaneo. Poi c’è stata nel tempo anche una facilità nel trovare una corrispondenza, sono nate delle collaborazioni in maniera spontanea, come con la Takeawaygallery o il MAAM. C’è una sorta di affinità; e questo è un altro dei motivi per cui viene voglia di cercare di farvi delle cose.
R.C.Ar: Ritornando alla mostra: da Le Artigiane hai presentato quasi un “the best of”. So che mancano all’appello un paio di artisti con cui sei solito collaborare, ma diciamo che il nucleo centrale della Minigallery è presente. Sono soprattutto pittori: cosa li accomuna?
S.F.:In questo caso, tematicamente, non ci siamo dati limiti. Ciascuno ha esposto la propria produzione significativa riproponendo in piccolo la filosofia della Minigallery, cioè creare un panorama diversificato in grado di includere espressioni diverse tra loro, un gesto che vada incontro al visitatore. Come se entrando da Le Artigiane si fosse entrati alla Minigallery, vedendo quello che si trova in galleria, cioè un alternarsi di opere eterogenee di artisti eterogenei, l’unico modo per essere liberi nell’apprezzarne il lavoro.
La galleria segue principalmente la pittura, con incursioni nella scultura – che però è complicata per un discorso di spazio – ma in maniera trasversale, senza settorializzazione: non si dedica solo all’astratto piuttosto che al figurativo; non predilige una tecnica, non fa selezioni riguardo all’aspetto anagrafico degli artisti. Sono autori diversi che però se si fa un’analisi attenta hanno un minimo comune denominatore, che non è la parte che affiora, visiva, il dipinto in sé, ma un’attitudine generale.
R.C.Ar: Dicevamo inizialmente che sono sempre più frequenti le uscite “fuori dalla galleria”, nel senso che, a parte questa breve parentesi romana, la Minigallery è spesso attiva in Umbria in sedi e luoghi pubblici e istituzionali con progetti ad hoc, installazioni o altro. Ce ne parli?
S.F.: Chiaramente il primo posto dove viene spontaneo fare delle cose è proprio Assisi, sia perché c’è un contatto diretto con l’Amministrazione, Associazioni o altre realtà, sia perché, essendo una città votata alle arti ma non attiva sul contemporaneo, è ancora più interessante interagirvi, stimolare il contesto.
Lo scorso inverno ad esempio è stata realizzata per la prima volta – pur essendo uno sito museale aperto tutto l’anno – una mostra all’interno del Foro Romano, uno spazio pubblico, di proprietà del Comune, i resti dell’antica piazza romana; centrale, ma non sempre privilegiata dai visitatori. L’idea di collocare delle opere contemporanee in un ambiente antico ha prodotto un esito positivo e ha fatto sì che si sviluppasse un contatto con la vicina Bastia Umbra: la stessa esposizione è stata trasportata a distanza di pochi mesi nella Chiesa di Santa Croce.
R.C.Ar: Poi c’è l’intervento presso la Fonte di San Nicolò, sempre ad Assisi…
S.F.: Sì, la Fonte di San Nicolò, vicina alla piazza principale, non ha un grandissimo pregio artistico, però è contestualizzata in uno punto di gran passaggio, e sembrava interessante da sfruttare per fare in modo che chi vi sostasse vedesse anche altro. In più, essendo una fonte, quindi una vasca, impone un’ulteriore attenzione: qualsiasi opera venga fatta deve dialogare con l’elemento dell’acqua. La Minigallery, inoltre, per le dimensioni, non potrebbe dedicarsi alle installazioni senza questi spazi esterni.
La prima esperienza è stata quella con Alberto Timossi e, dato che è stata apprezzata e commentata, che c’è stata una risposta, abbiamo replicato e adesso è in corso un allestimento di Lello Torchia.
R.C.Ar: Questo ti permette dunque di collaborare anche con artisti che operano generalmente in contesti diversi…
S.F.: …Che dentro la Minigallery è difficile proporre. La Fonte o comunque gli spazi esterni consentono di fare cose che non sarebbero possibili se non in forma ridotta. C’è poi da dire che Assisi dedica molta attenzione all’arte antica e non è ancora riuscita a trovare un metro per metterla in contatto con quella contemporanea, per cui l’intervento in piazza, pubblico, serve anche a creare rete, connessioni, suscitare interessi.
L’idea è di portare avanti l’appuntamento, per cui quando sarà terminata l’installazione di Lello Torchia probabilmente ci sarà un altro artista e, se tutto va bene, per la prima volta, faremo coincidere la mostra in galleria con quella alla Fonte, per incoraggiare una visione più completa dell’artista.
R.C.Ar: Per concludere, sei un pittore, un gallerista e curi da solo tutte le diverse fasi di ogni evento. L’indirizzo della Minigallery si può dire sia una tua diretta emanazione, ma sei propenso anche ad accettare progetti e idee esterne. Cosa c’è nel prossimo futuro?
S.F.: Continuare a mantenere la stessa linea, pur muovendosi in ambiti più strutturati.