È ubicato in una delle strade più frequentate della capitale, a Prati, quartiere cardine per il turismo, sulla “rotta” che porta a San Pietro, in via Cola di Rienzo. Parliamo di uno dei mercati coperti, storici della città, quello di Piazza dell’Unità. Edificio degli anni ’20, struttura compatta e orizzontale caratterizzata da un ingresso monumentale e quattro identiche torrette angolari, al suo interno reca ancora traccia dell’arredo d’epoca. Vetrate, ferro e cemento; immensi lucernari; una terrazza panoramica sebbene chiusa al pubblico. Vale una visita solo per questo. Se poi si aggiunge che da almeno un anno sta vivendo una fase di rinnovamento, anche se dal basso e molto molto lenta, non si può non segnare in agenda una data per andarvi in perlustrazione. In mattinata però, perché nonostante la recente delibera in materia, con relativa possibilità di rimanere aperte fino a sera, dopo le 15.00 chiudono la maggior parte delle attività. E così pensa l’intero quartiere, che in mancanza di un piano di comunicazione crede che per quell’ora vengano addirittura sbarrate le porte dello stabile.
Ma è proprio sulla percezione della diversa china intrapresa dal mercato che le “botteghe” da poco insediatesi stanno lavorando: fare un sito (o almeno metterlo all’ordine del giorno nella prossima riunione “di condominio”, come lo chiamano, scherzosamente, lì); attuare strategie per divulgare, via web e offline, l’arrivo dei nuovi esercizi e l’offerta, in generale, che vi si può trovare; creare eventi per coinvolgere non solo visitatori dalla zona ma allargarsi all’intera città. Pensare gli ambienti come un luogo di aggregazione, da vivere non solo per acquistare beni di prima necessità. Una sfida in linea con l’attuale trend internazionale: tra degustazioni, presentazioni di libri, mostre di arte contemporanea, colazioni e workshop riportare il mercato all’altezza tanto dei “concorrenti” romani (alcuni dei quali decisamente più “avanti”) quanto appunto degli standard europei.
Le potenzialità ci sono eccome, a partire dalla centralità della posizione, con la metropolitana a cinque minuti, e la particolarità della struttura. Anche l’assortimento (quel che ne rimane: sono attivi 43 esercizi, gli altri sono chiusi da anni) è di livello. L’ortofrutta ad esempio è eccellente; molti sono produttori, e se ancora mancano banchi interamente dedicati al biologico (come spezie, esotico, e tutte le nicchie che “tirano”) la maggior parte è a km 0, con primizie e prodotti “pronti all’uso”. Sul “food”, inoltre, vi sono novità: con l’apertura di Banchetto 26 e alcune postazioni che sfruttano gli espositori rimasti vuoti è possibile pranzare, rinfrescarsi con una centrifuga o solo degustare una birra artigianale o un buon bicchiere di vino.
Il vero cambiamento però c’è stato con l’arrivo delle tre – chiamiamole – botteghe artigiane e della libreria. Dapprima ha preso in affitto un box Anna, per esporre mobili e oggetti di design e creare un angolo dedicato all’upcycling. In un secondo momento a lei si è unita Lusiana e oggi Magazzino 23.9 è anche laboratorio, oltre che punto espositivo, dove assieme a manufatti “fabbricati” davanti ai propri occhi si trovano chicche provenienti da mezzo mondo, preferibilmente uniche e di recupero.
A inizio 2015 sono arrivate Ida e Renee con Banco Trentaquattro. Disegnano abiti e ospitano accessori realizzati da amiche. Lo stile è sofisticato ma accessibile e moderno, le materie prime ricercate con cura, la fattura pregiata e rigorosamente “handmade”. Da qualche mese hanno uno stand anche al Mercato di Testaccio, e si stanno strutturando sempre più: si è unita una terza socia, Marta, e per l’inverno 2016-17 hanno in programma una vera e propria collezione. Sono loro ad aver “coinvolto”, o meglio indicato a Clelia e Tina, poi a Paola e Michela le potenzialità del mercato.
Clelia e Tina, assieme a Orietta, hanno aperto Toc Toc nell’estate 2015. Hanno cominciato presentando bijoux e accessori, e nel tempo hanno introdotto nell’assortimento capi di artigiani “scovati” con attenzione e una propria linea prodotta da un laboratorio a conduzione familiare di Orvieto. La formula è la qualità sartoriale e il Made in Italy; le caratteristiche il tessuto in maglina e la personalizzazione; le forme fluide e la versatilità.
Paola e Michela, infine, hanno concepito uno spazio innovativo non solo per il luogo, ma per la città in generale, una libreria interamente dedicata al cibo, Racconti di Gusto. Sugli scaffali, organizzati tematicamente, si affastellano romanzi e graphic novel, saggi, ricettari, manualistica; titoli dedicati agli chef, le cucine del mondo, gli ingredienti, le tecniche di cottura, il vino, le guide per una sana alimentazione… In pochi metri quadri tutte le ultime novità del settore.
Sono dunque queste realtà che, spinte da una visione lungimirante e cosmopolita stanno provando a dare una scossa alla vita di “Piazza dell’Unità”. A presentare progetti e creare movimento, provocare una discontinuità nell’andamento discendente cui si era avviato lo spazio negli ultimi anni, giunto a un vero e proprio “abbandono” da parte del quartiere non solo per la concorrenza della grande distribuzione ma anche del vicino Trionfale, con più offerta. Tanti, quindi, gli appuntamenti in programma da monitorare nella stagione a venire, volti a intendere il Mercato dell’Unità come centro di incontro, conoscenza e divertimento.