13 – 15 maggio 2022
ARTE FIERA 2022, Bologna
Invernomuto, VERNASCACADABRA | Muna Mussie, PERSONA | Luca Trevisani, AI PIEDI DEL PANE | Jacopo Benassi, UNISEX
A cura di Silvia Fanti/Xing
Torna ad Arte Fiera Bologna la terza edizione di Oplà. Performing Activities, programma di live arts a cura di Silvia Fanti/Xing. Venerdi 13, sabato 14, domenica 15 maggio 2022 Arte Fiera accoglierà un nuovo ciclo di azioni performative – prodotte per l’occasione – di quattro protagonisti della scena contemporanea italiana: Invernomuto, Muna Mussie, Luca Trevisani e Jacopo Benassi.
Lavorare nel contemporaneo significa oggi creare occasioni, contesti e tempi che mostrino non più “che cosa è” l’arte, ma “che cosa fa” l’arte. Come rispondere quindi alla proposta di portare la Performance in una fiera d’arte senza fare della decorazione o semplicemente sentirsi fuori luogo? Oplà. Performing activities insinua delle performance in un contesto funzionale, attivando la possibilità di partecipazione e condivisione dell’opera dal vivo. Piuttosto che presentare dei singoli gesti conclusi e di durata definita, il performativo è inteso come un’attività: costruzione di una serie di micro-sistemi di creazione, relazione, servizio. (Silvia Fanti)
Muna Mussie, Persona
ven 13, sab 14, dom 15 maggio 2022 h 11.00 > 20.00 – Padiglione 15 Stand F4
Persona, l’attività di Muna Mussie per Oplà 2022, è un incontro ad personam mediato dalla pratica del cucito, in cui la lingua è spazio politico-affettivo. Dopo diversi lavori con la macchina da cucire digitale basati sulla trascrizione in forma di ricamo di parole e segni da indossare, offrendo il suo intervento l’artista sfida il visitatore della fiera a farsi ricamare su uno dei capi che indossa il proprio peggior difetto. Poter esporre anche il peggio di sé può essere un modo per esorcizzare certi timori, alleggerire tensioni e giocare con le convenzioni in occasioni sociali incentrate sul valore. Ingmar Bergman è stato il maestro dell’osservazione dell’inconscio con occhio asettico, freddo, allucinato. Cosa si riflette sullo specchio? Per l’occasione l’artista ha riportato la sceneggiatura del film Persona in un libro intessuto da sfogliare nello spogliatoio. La ricerca di Mussie prova ostinatamente a sfuggire alla letteralità della significazione. Le sue prime operazioni sono legate al cucito come strumento artistico. Risale al 2007 FFMM, progetto sviluppato assieme a Flavio Favelli: una collezione di abiti su cui sono trascritte date, luoghi, numeri di telefono, targhe appartenenti alla storia pubblica o privata, proseguito con la creazione di piccoli quadri o oggetti che seguivano le stesse intenzioni. A distanza di 10 anni, per Atlas of Transitions Biennale – Right to the City, Mussie mette in dialogo la sua ricerca con i saperi più tradizionali del ricamo legati a differenti culture, confluiti nella creazione collettiva di un libro di stoffa. Punteggiatura è un ‘tessuto sociale’ costruito in dialogo con un nucleo di donne a Bologna di differenti provenienze, dall’Africa all’Europa orientale, Asia e Sud America. Nella performance Curva viene presentata l’anima-automa del suo strumento creativo, la macchina da cucire, con uno studio sul ritmo ipnotico. Per la mostra personale Bologna St. 173 ricama su numerosi nezela, tipici tessuti della tradizione eritrea, differenti sigle di associazioni e movimenti politici, nati tra gli anni ’70 e ’90 durante la diaspora eritrea. Infine per Memory Matters, il recente progetto della Fondazione Sandretto Re Rebaudengo per la Biennale Democrazia in collaborazione con Black History Month Florence, crea l’installazione performativa Oblio in cui un gruppo di donne migranti, attraverso la pratica del cucire e scucire la parola ‘oblio’ sulla facciata di un ponteggio, diventa un contro-monumento estemporaneo ed attivo, in risposta a monumenti storici sempre più scomodi e impossibili da ‘indossare’.
Muna Mussie (Keren, 1978), artista eritrea basata a Bologna, indaga nuovi linguaggi della scena e delle performing arts. Il suo lavoro, tra gesto, visione e parola, ricerca accordi precari per dare forma alla tensione che scaturisce tra differenti poli espressivi. Inizia il suo percorso artistico nel 1998 formandosi come attrice performer con il Teatrino Clandestino e con il Teatro Valdoca. Dal 2001 al 2005 è parte fondante nel collettivo di ricerca Open, progetto con il quale inizia a maturare il desiderio di indagare propri modi dello stare in scena. Dal 2006 crea lavori pienamente autoriali, di cui cura concezione, messa in scena e interpretazione. Le sue produzioni recenti, tra cui l’installazione e performance Milite Ignoto (2015), le performance Oasi (2018), Curva (2019), Curva Cieca (2021) e PF DJ (2021), indagano le apparizioni fantasmatiche e la storia minore. È autrice con Flavio Favelli della collezione di abiti FFMM (2007-2009). Tra i progetti scenici internazionali: Monkey See, Monkey Do (Chapter I-II, 2011-2012). Tra gli interventi oggettuali si segnala il progetto Punteggiatura (2018) basato sulla pratica del cucito, e Bologna St. 173 (2021), la mostra personale da Archive sites Milano, presentata anche a Savvy Contemporary Berlin, sui concetti di casa, cittadella, fortezza e libertà. Il recente progetto Oblio (2021) introduce una ricerca sull’arte pubblica. Il suo lavoro è stato presentato ad Art Fall/PAC Ferrara, Xing Raum e Live Arts Week Bologna, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo Torino, Museo Marino Marini Firenze, Workspace Brussels, MAMbo Bologna, Màntica Cesena, Santarcangelo Festival, Viafarini Milano, Ipercorpo Festival, Museion Bolzano, Festival Pergine Spettacolo, Sale Docks Venezia, ERT Bologna, Manifesta 13 Marsiglia, Happening! festival NAM Not A Museum Manifattura Tabacchi Firenze, Zona K Milano, Short Theatre Roma, Savvy Contemporary Berlin, Biennale Democrazia Torino.
Luca Trevisani, Ai piedi del pane
ven 13, sab 14, dom 15 maggio 2022 h 12.00 > 19.00 – Padiglione 15 Area A2
Ai piedi del pane. Luca Trevisani dedica al pane l’attività performativa inedita concepita per Oplà. Performing activities 2022, incentrata su una nuova serie di sculture metamorfiche. Il pane per Trevisani è l’oggetto tecnologico più importante della storia, che molti ritengono povero e scontato, ma che contiene in sé un’incredibile potere. Si tratta di opere da indossare, scarpe con suole di pane innestate su tomaie preesistenti, bassorilievi da portare a spasso per gli spazi di Arte Fiera, in un gesto di archeologia culturale che sfida con ironia le nostre gerarchie di valori materiali. Scarpe da calzare e attivare, in una sorta di stress test d’autore all’interno dei padiglioni. Se ogni scultura è un concentrato di realtà, così anche l’alimento più basilare come il pane, o la scarpa nella sua funzionalità, sintetizzano storia, cultura, tempo, relazioni sociali. Se i manufatti e la gestualità sono un processo di formalizzazione del mondo, una messa in forma delle sue energie, operata tramite scelte di gusto, appartenenza e ideologia, Trevisani chiama all’invenzione e allo stravolgimento. La sua calzoleria selvaggia si insinua mimeticamente mescolando contemporaneo e tradizione, la storia materiale e quella sociale, Pollicino e il feticismo. Tramite le sue sculture biologiche, Trevisani cristallizza l’atto del camminare e allo stesso modo espande la sua dimensione temporale, sperimentando la metamorfosi dei corpi. Ai piedi del pane è un nuovo coerente capitolo della ricerca plastica di Luca Trevisani, che da oltre quindici anni interroga le caratteristiche storiche della scultura, in un laboratorio dinamico che sonda l’indeterminatezza del mondo materiale e la nostra esperienza delle cose.
Luca Trevisani (Verona, 1979, vive a Milano) è un artista la cui pratica multidisciplinare è stata esposta a livello internazionale in musei e istituzioni, tra cui MAXXI Roma, Biennale of Sydney, Manifesta 7 Rovereto, Biennale di Architettura di Venezia, MOT Museum of Contemporary Art Tokyo, Kunsthalle Wien, Kunstverein Braunschweig, ZKM Karlsruhe, Magasin Grenoble. Oltre a premi e mostre in importanti centri d’arte e musei ha pubblicato diversi libri tra cui: The effort took ist tools (Argobooks, 2008), Luca Trevisani (Silvana Editoriale, 2009), The art of Folding for young and old (Cura Books, 2012), Water Ikebana (Humboldt Books, 2014), Grand Hotel et des Palmes (NERO Editions, 2015), Via Roma 398. Palermo (Humboldt Books, 2018). Ha scritto testi e saggi, tra gli altri, sul lavoro di Francesco Lo Savio, Luca Vitone, Giovanni Anceschi, Gianni Colombo, Liam Gillick, Mark Manders. Insegna allo IUAV a Venezia, e presso la Libera Università di Bolzano. La sua ricerca spazia fra la scultura e il video, e attraversa discipline di confine come le arti performative e quelle grafiche, l’architettura e il design, il cinema di ricerca o l’architettura, in una perpetua condizione magnetica e mutante. Nelle sue opere le caratteristiche storiche della scultura sono interrogate se non addirittura sovvertite, in un’incessante indagine sulla materia e sulle narrazioni. La traiettoria della ricerca di Trevisani è quella di un esploratore; un libero pensatore che studia con curiosità – ma anche con distacco – le più diverse ed eclettiche forme del linguaggio plastico, agendole dall’interno pur senza mai ambire a possederle definitivamente, ma piuttosto cercando di svelarne – e se possibile modificarne – la loro microfisica. Conservando sopra ogni altra quell’assoluta passione per l’utilità pratica e sociale del proprio lavoro e per le grandi questioni che esso coltiva, che costituisce forse la vera cifra di chi pratica con autorevolezza la ricerca artistica.
Invernomuto, VERNASCACADABRA
ven 21, sab 22, dom 23 gennaio 2022 h 11.00 > 20.00 ogni ora – su impianto amplifonico del Padiglione 15
L’ocarina è uno strumento a fiato tradizionalmente costruito in terracotta. Il nome deriva dalla sua forma, che ricorda una piccola oca senza testa. Si sostiene che lo strumento fu inventato da Giuseppe Donati nella provincia bolognese, artigiano di Budrio, intorno alla metà del XIX secolo e da lì si diffuse in varie aree geografiche (Austria, Sud Tirolo soprattutto, ma anche Corea, Giappone, Perù e Ungheria). A parte gli utilizzi tradizionali e folkloristici, l’ocarina compare in alcune celebri colonne sonore di Ennio Morricone, nelle composizioni di György Ligeti, in una serie anime giapponese degli anni ’70 (Capitan Harlock), la utilizzarono i Duran Duran e nel seminale videogioco The Legend of Zelda: Ocarina of Time assume una funzione di macchina del tempo e teletrasporto. L’intervento di Invernomuto per Oplà 2022 si manifesta attraverso il sistema di interfono della fiera di Bologna. VERNASCACADABRA è composto da una serie di composizioni per ocarina – immaginate, suonate e postprodotte da Invernomuto – annunciate e diffuse con cadenza regolare durante gli orari di apertura della fiera. L’intervento si inserisce in un percorso storico-musicale che Invernomuto porta avanti da anni, a partire dal suono e dagli immaginari che genera. In particolare il lavoro corre in parallelo a Black Med, un progetto di ricerca sonora sul Mediterraneo che Invernomuto ha iniziato nel 2018, consultabile online sulla piattaforma blackmed.invernomuto.info.
Invernomuto è il nome della personalità artistica generata nel 2003 da Simone Bertuzzi (Piacenza, 1983) e Simone Trabucchi (Piacenza 1982. Vivono e lavorano a Milano). Invernomuto è autore di progetti di ricerca articolati nel tempo e nello spazio, da cui derivano cicli di opere fra loro interconnesse. Su una base teorica comune Invernomuto tende a ragionare in modo aperto e rizomatico, sviluppando differenti output che assumono la forma di immagini in movimento, suoni, azioni performative e progetti editoriali, nel contesto di una pratica definita dall’utilizzo tanto disperso quanto puntuale di media differenti. La realtà vi è osservata secondo principi e interessi documentaristici, ma per restituirne una rappresentazione immaginifica e quasi astratta, che apre a margini di riflessione e interrogazione critici. Invernomuto indaga in particolare universi sottoculturali, muovendosi attraverso pratiche diverse, in cui l’idioma vernacolare fa parte di un percorso di avvicinamento e affezione alle culture orali e alle mitologie contemporanee, osservate con uno sguardo che desidera esserne profondamente contaminato e rigenerato. All’interno di questo processo un ruolo fondamentale è svolto dalla dichiarata inautenticità di alcuni dei materiali utilizzati, che sottolinea non solo il dato reale ma anche quello fittizio e mistificato delle realtà che Invernomuto esplora. Entrambi gli artisti sviluppano inoltre linee di ricerca individuali, con i progetti musicali Palm Wine e STILL. Nel 2021 partecipano a Liverpool Biennial 2021, 58th October Salon-Belgrade Biennial 2021, Pompeii Commitment, Pompei, Live Arts Week X Bologna. Tra le mostre personali: The Green Parrot, Barcellona (2021); Auto Italia, Londra (2020); Galleria Nazionale, Roma (2019); NN Contemporary Art, Northampton (2019); Pinksummer, Genova (2019); Artspeak, Vancouver (2015); Marsèlleria, Milano e ar/ge kunst, Bolzano (entrambe 2014). Il loro lavoro è stato inoltre esposto a Tate, Londra; Manifesta 12 Palermo; Villa Medici, Roma; Alserkal Avenue, Dubai; Kunsthalle Wien, Vienna; Nuit Blanche 2017, Parigi; Museion, Bolzano; Kunstverein München, Monaco; Bozar, Bruxelles; FAR°, Nyon; Centre d’Art Contemporain, Ginevra; Bétonsalon, Parigi; Istituto Italiano di Cultura. Addis Abeba; American Academy in Rome, Roma; PAC, Milano; Vleeshal, Middelburg; Centre Pompidou, Parigi; Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino; Hangar Bicocca, Milano; Netmage 07/09, Bologna; Premio Furla, Bologna; No Fun Fest 2009, New York; Biennale Architettura 11, Venezia. Invernomuto è rappresentato da Pinksummer gallery, Genova.
Jacopo Benassi, UNISEX
ven 13, sab 14, dom 15 maggio 2022 h 14.00 > 15.00 + h 17.00 > 18.00 – Pad 18 bagni
UNISEX è l’auto-documentazione di un’azione in tempo reale del fotografo, artista e performer Jacopo Benassi. Viscerale, totalizzante, intrinsecamente performativo, Benassi è una figura che culla coerentemente le contraddizioni della vita. Come lui, le sue fotografie sono vere, sincere, sporcate da quei vettori conflittuali che compongono il tutto. Da un anno circa ha iniziato un percorso di auto-esposizione pubblica, con azioni in cui si concede allo spettatore: un atto di apertura verso l’esterno che costituisce un punto zero nella carriera dell’artista aprendo più fronti (“entro nella macchina fotografica, ne esco performer e scultore”). Il progetto per Oplà è una ‘situazione’ governata dall’artista che, con la stessa padronanza e indifferenza di un custode di bagni pubblici o un addetto alle pulizie, gestirà per due momenti al giorno una session di live-shooting automatico e di registrazione/mixing audio. La funzionalità normata delle toilette subiscono un ampiamento di servizio. UNISEX è una sala prove e un set partecipato. UNISEX è uno spazio dove non esistono differenze di nessun tipo. Il performer interviene con la fotocamera e con i suoni campionati della sua voce e quella del pubblico -se lo vuole- che formeranno un refrain di slogan, nel rito di aspersione d’immagini guidate dal caso, sotto i flash a ripercussione del carrello delle pulizie. Questa occupazione di uno spazio rilancia la FBI – Fondazione Benassi Iacopo, una nuova realtà espositiva avviata qualche mese fa nel bagno dello studio di Jacopo Benassi di La Spezia.
Jacopo Benassi (1970), fotografo e artista, vive e lavora a La Spezia. Negli anni sviluppa uno stile personale, dove la profondità di campo viene annullata e la luce del flash diviene una firma, un limite stilistico che Benassi si autoimpone per arrivare ad una fotografia cruda e priva di mediazioni. I soggetti fotografati sono i più disparati, un’umanità varia che si muove dalla cultura underground e musicale internazionale – a partire dall’esperienza del club B-Tomic, gestito dallo stesso fotografo assieme ad alcuni amici – ai ritratti di modelle, attrici, artisti, stilisti pubblicati in alcune delle più importanti riviste italiane, fino all’indagine sul corpo, spaziando dall’autoritratto, alla documentazione di incontri sessuali, alla statuaria antica. Benassi è occasionalmente anche performer e musicista. La sperimentazione sulla performance si lega sempre alla musica e viene mediata dall’immagine fotografica, soggetto e oggetto della sua ricerca. Recenti mostre personali: PAST (2021) alla Galleria Francesca Minini di Milano, Vuoto (2020) al Centro Pecci Prato, CRACK (2019) doppia mostra a CAMERA – Centro italiano per la fotografia di Torino e al Festival Fotografia Europea di Reggio Emilia, e Bologna Portraits (2019) a Palazzo Bentivoglio a Bologna. Ha esposto per FotoGrafia – International Festival of Rome (2009), Vade retro. Arte e omossessualità, da von Gloeden a Pierre et Gilles (2007) alla Palazzina Reale di Firenze, Aphotography (2005) alla Changing Role gallery a Napoli, Artissima (2006-2007) a Torino. Ha collaborato con registi e scrittori come Paolo Sorrentino, Daniele Ciprì, Asia Argento e Maurizio Maggiani, e con il creative director Federico Pepe (per COCO, un progetto di musica e videoarte e per pubblicazioni di Le Dictateur). Nel 2011 ha aperto la Talkinass – Paper and Records e prodotto magazine e CD live di artisti della scena underground. Attivo nell’auto-editoria ha realizzato proprie pubblicazioni a tiratura limitata e un magazine prodotto in tempo reale al Palais de Tokyo di Parigi. Ha preso parte ad eventi tra cui No Soul for Sale (2010) alla Tate Modern di Londra, curato da Maurizio Cattelan e Massimiliano Gioni. Ultimamente Benassi si è orientato alla creazione di dispositivi di performance e fotografia basati sulla pratica del Live Shooting dando vita al solo Hunt me down (2021) e alle collaborazioni con alcuni dei protagonisti della scena performativa, visiva e musicale italiana: con Lady Maru per Brutal Casual (2020), con Kinkaleri per No Title Yet (2017) e ONCE MORE (2020), con Sissi per Rollers (2019). La 1861 United Agency ha pubblicato una monumentale monografia di Benassi: The Ecology of Image (2009). Ha inoltre pubblicato i libri fotografici FAGS (NERO, 2020), Dying in Venice (bruno, 2015), Bologna Portraits (Damiani, 2019), Mis Q Lee (Quinlan, 2018), Gli aspetti irrilevanti (Mondadori, 2016) con Paolo Sorrentino. Ha realizzato i dischi ONCE MORE con Kinkaleri (Xing, 2021), e Benassi plays Benassi (2019), auto-documentazione sonora e fotografica del suo corpo, con remix di Khan of Finland e Jochen Arbeit. Ha collaborato con numerose riviste in Italia e all’estero: Rolling Stone, GQ, Wired italia, Wired U.S.A, Riders, 11 Freunde, e Crush Fanzine, Dapper Dan, Vice, Almaviva/Le Figaro, Gioia, Purple fr.
Arte Fiera
Quartiere Fieristico di Bologna, Padiglioni 15 e 18
Ingresso Nord della Fiera (da Piazza Costituzione: servizio gratuito di navette ogni 2 minuti)
051/282111, www.artefiera.it
apertura al pubblico 13-15 maggio 2022 h 11.00-20.00