Invisibile all’interno di spazi, bisogna trovare l’essenza del suono, la cosa fondamentale nella spiritualità dell’uomo è la luce che cerchiamo in noi stessi.
Cerchiamo regole, forme, canoni, ma non cogliamo mai il reale funzionamento del mondo. La vera forma di tutto ciò che è fuori di noi, come di tutto ciò che è dentro di noi, è per gli uomini un eterno mistero. L\’incapacità di risolvere questo mistero ci terrorizza, ci costringe ad oscillare tra la ricerca di un\’armonia impossibile e l\’abbandono al caos.
C’è qualcosa nell’arte, come nella natura, che ci rassicura e qualcosa che invece ci tormenta, ci turba. Ci rassicura un prato verde pieno di fiori, un cielo azzurro senza nuvole, ci turba l’immobilità di un lago, la violenza di una tempesta. Ci placa la bellezza di una statua greca di Fidia o la Venere di Milo. Ci sgomenta il Monaco di Friedrich, solo dinanzi all’immensità del mare. Due sentimenti eterni in perenne lotta: la ricerca dell’ordine e il fascino del caos. Dentro questa lotta abita l’uomo, e ci siamo noi, tutti.
Questo lavoro è fuori dalla norma, come un simposio informale, un po’ seduta d’ascolto e un po’ esperimento di immersione multisensoriale, “assenza” tra il sacro e profano nel caos dell’arte. È come un fiore in un campo, un albero in un giardino, un cigno in uno specchio d’acqua e come il fiore, l’albero, il cigno, vive nella moltitudine delle cose. L’esperienza della colpa, del rimorso, dell’assenza, il coraggio, il rischio, l’energia della lotta, la prova, la resistenza, l’abbandono, la ferita, l’interruzione, l’inizio della trasformazione, la conversione, la purificazione, la trasformazione, l’incontro, lo scontro, il riconoscimento, elementi di riflessione del lavoro.
Si tratta di evidenziare, nel dialogo con l’immagine, l’analogia tra esperienza estetica ed esperienza spirituale. Cosa è un suono? È per definizione qualcosa di ‘miracoloso’, sia che si tratti di miracoli della vita quotidiana sia che si tratti di miracoli delle sfere più elevate come quella divina, lo spirito del suono eleva l’essere umano, è solo quando credo che comprendo le ragioni della fede e così nel suono c’è sempre un elemento che sfugge al nostro controllo e alla comprensione, qualcosa di misterioso e mistico.
Questa è una riflessione acustica e sensoriale di ciò che per noi si muove più velocemente, oltre ad avere una forte valenza simbolica e sacra. Il lavoro è articolato in tre sezioni: tempo e luce, natura e silenzio, luce e ombra. Dopo aver girato in lungo e in largo e attraversato strade vuote, piazze piene di rumori, poeti e musicisti e qualche pittore, martiri e santi e clandestini senza meta e bambini che giocano a mosca cieca e spazi vuoti da utilizzare come una tela bianca dove poter ascoltare il silenzio, l’arte è ormai un crocevia, di passione amore e sofferenza. Ormai persi nelle nuove tecnologie, siamo alla ricerca di noi stessi; l’arte ormai è naufraga di una identità propria, ciechi e clandestini non distinguiamo più la luce e i colori, rimane solo la passione e l’amore interiore nell’arte, come i suoni che circolano nell’aria, ormai sordi non distinguiamo una poesia dal rumore, la musica ormai vive nel nostro silenzio.
Paolo Coteni
Paolo Coteni è in mostra con La Ferita presso Apocryphal Gallery dal 15 al 19 luglio. Solo su Instagram: @apocryphalgallery
Pittore sonoro, sperimentatore, Paolo Coteni si forma come artista negli anni settanta con un percorso non accademico e irregolare. Collabora con G. Chiari, lavora con L’Attico e ll Beat ’72. Dal tocco anarchico, è un dissacratore visivo e sonoro, un visionario, che ribalta il senso di ogni cosa. Ha curato mostre ed eventi, è autore di trasmissioni radiofoniche ed ha diretto la rivista Oltre Silenzio. È docente presso l\’Accademia di Belle Arti e direttore Artistico di Silenzio associazione culturale. È considerato un pioniere della ricerca e sperimentazione dei nuovi linguaggi artistici e musicali.