L’omaggio di Mazzoleni a Torino
Corso Galileo Ferraris, incrocio via Cernaia
Mazzoleni inaugura il gruppo scultoreo dal titolo Anatomia Umana di Salvatore Astore, un regalo della galleria alla Città di Torino. Le opere appositamente studiate e realizzate per instaurare un dialogo con lo spazio urbano circostante, saranno collocate in modo permanente nel cuore della città di Torino in corso Galileo Ferraris, all’ incrocio con via Cernaia.
“Nell’opera di Salvatore Astore si incontrano il processo industriale e la capacità di immaginazione, due aspetti molto connessi alla tradizione di Torino, legata al lavoro e alla sua capacità di sperimentare attraverso l’arte. La nostra galleria ha deciso dunque di utilizzare la città come luogo espositivo, mettendo in dialogo un grande artista con lo spazio pubblico e due eroi della storia di Torino e d’Italia, Vittorio Emanuele II e Pietro Micca” dichiara Davide Mazzoleni, CEO della Galleria Mazzoleni.
Profondamente affascinato fin dall’inizio della sua carriera dai disegni anatomici di Leonardo da Vinci, a partire dal 1985 Astore incentra il suo lavoro sulla produzione di sculture antropomorfe in ferro saldato verniciato e successivamente in acciaio inox.
Francesco Poli ripercorre le tappe della sua poetica: “le lastre metalliche sagomate, che nelle prime opere erano colorate con vernici industriali, sono poi lasciate nude e semplicemente satinate. Queste forme plastiche, fondate su un’articolazione simmetrica delle parti, si presentano come grandi superfici a parete leggermente convesse, o come configurazioni volumetriche più o meno ogivali a tutto tondo, in acciaio inox, la cui compattezza è attraversata da profonde saldature. Sono simili a imponenti sezioni di calotte craniche segnate da organiche tracce di suture ossee, e appaiono nella loro fredda, vuota e monumentale immobilità come presenze quasi metafisiche in una dimensione spazio-temporale sospesa”.
Come evoluzione delle sculture degli anni ’80/’90, negli ultimi anni l’artista ha sviluppato un ciclo di opere di matrice organica analoga ma con sviluppi formali più liberi. Si tratta infatti di sculture di notevoli dimensioni caratterizzate dalla presenza di grandi fori, che rendono più fluido il rapporto con lo spazio esterno.
Il gruppo scultoreo Anatomia Umana è composto da una coppia di sculture verticali in acciaio inox satinato di oltre 5 metri di altezza, collocate in un punto nevralgico della città, all’incrocio tra corso Galileo Ferraris e via Cernaia. Le sculture acquistano uno specifico senso urbanistico e diventano segni plastici che valorizzano esteticamente l’inizio della lunga prospettiva dove svetta sullo sfondo il monumento a Vittorio Emanuele II. La monumentalità e l’essenzialità organica della materia instaurano un rapporto dialettico con il paesaggio urbano e naturale che le circonda.
La dimensione degli spazi concavi interni delle sculture, in contrapposizione alle superfici convesse esterne) si impone come protagonista e si inserisce all’interno di una dinamica dove l’alternanza tra vuoto e pieno viene scandita dal nostro immaginario. L’artista, in una sapiente retorica concettuale, sperimenta geometrismo e volumi, giungendo a una frontiera labile dove svanisce l’intervento umano e prosegue quello della natura, dando nascita a nuove forme, nuove anatomie.
Questo intervento artistico site-specific partecipa alla rivalutazione di uno spazio pubblico e si erge a modello di sinergia tra pubblico e privato. Grazie alla collaborazione tra la galleria Mazzoleni e le istituzioni pubbliche, il sito riqualificato si presenta come nuovo punto di riferimento e felice esempio di arte pubblica a beneficio dei cittadini e dei visitatori del capoluogo piemontese.
“Anatomia Umana, questo recente mio lavoro scultoreo in cui volutamente risaltano due enormi fori sagomati a forma di calotta cranica, è – a mio modo di vedere – la traduzione plastica di concetti come materia, peso, forma, vuoto che ho sempre indagato nel mio fare scultura. Il tentativo di mettere in relazione la parte con il tutto, la forma visibile delle cose con l’aspetto immateriale della conoscenza, così come l’urgenza di ricercare l’organicità della forma, è il mio modo di proseguire la ricerca sull’Uomo e sul rapporto fra l’uomo e il mondo” dichiara l’artista Salvatore Astore, autore di Anatomia Umana.

Salvatore Astore nasce il 20 aprile 1957 a San Pancrazio Salentino, in provincia di Brindisi. Trasferitosi giovanissimo con la famiglia a Torino dove ancora oggi vive e lavora, dapprima si diploma al Liceo artistico della città e poi studia all’Accademia Albertina di Belle Arti. Attivo già dagli anni Ottanta sulla scena italiana e internazionale, Astore ha privilegiato i linguaggi della scultura, della pittura e del disegno, dando vita a cicli di opere che corrispondono a periodi storici e fasi esistenziali diverse, accomunati però da un profondo desiderio di sperimentazione di tecniche e materiali legati al contesto urbano industriale, e da un interesse specifico per la condizione e il destino dell’essere umano.
Dopo una serie di lavori pittorici dedicati alle Anatomie umane e animali, nel 1984, Astore inizia a produrre un ciclo di sculture di medie e grandi dimensioni, realizzate dapprima in ferro saldato e verniciato e poi in acciaio inox, fortemente ancorate alla volontà di creare un vocabolario di forme nuove e autentiche inscritte nella logica delle strutture organiche. Le “Calotte”, i “Container”, le “Suture e Forma”, accompagnati dalle pitture intitolate “Cervelli” inaugurano una straordinaria stagione espositiva legata all’indagine sulla plasticità della forma, libera dai consueti autoriferimenti all’arte figurativa e incentrata sull’idea di un rinnovato interesse per l’individuo e il suo tempo. Nel 1987, una mostra intitolata Immagine Eretta, allestita presso i magazzini di Gondrand di Torino, chiarisce i termini entro i quali si inscrivono questo nuovo “Minimalismo organico” e questo “moderno antropocentrismo”.
Alla fine degli anni ’80, Astore inizia ad esporre le sue opere a Milano negli spazi di Valeria Belvedere. Sono anni in cui si cerca di fare il punto su una nuova generazione di artisti post-poveristi e Salvatore Astore viene invitato nel 1991 alla mostra Anni’90, a cura di Renato Barilli ai Musei Comunali di Rimini organizzata dalla GAM di Bologna e poi nel 1992 ad Avanguardie in Piemonte 1960-1990, curata dalle storiche dell’arte italiane Mirella Bandini e Marisa Vescovo. Partecipa nel 1992 all’esposizione Avanguardie in Piemonte 1960-90; nel 1996 alla XII Quadriennale di Roma, alle mostre Generazione ’80 e Anni ’90, quest’ultima a cura di Renato Barilli.
A metà degli anni ’90, l’incontro con l’artista americano Sol Lewitt, verso il quale Astore ha sempre guardato con grande interesse, incide e rafforza lo spirito della sua ricerca artistica. In anni più recenti, dopo un ciclo di lavori pittorici, la scultura torna protagonista nel 2008, anno in cui partecipa alla XIII Biennale di Scultura a Carrara e poi nel 2010 con una grande mostra personale intitolata C’era una Volta e una Stanza, allestita presso la Fondazione 107, a Torino. Nel 2018 la mostra Anatomico Organico Industriale, ancora alla Fondazione 107, mette in relazione il clima creativo della Torino degli anni ’80 con la ricerca artistica di Astore, Ragalzi e Stoisa. Nello stesso anno ricordiamo la mostra collettiva presso il Museo Ettore Fico di Torino 100% Italia, Cent’anni di capolavori.
In anni recenti il rapporto decennale con la famiglia Mazzoleni si consolida attraverso diversi progetti curati dalla galleria, tra cui il ciclo di sculture in acciaio dal titolo Speciazione, installato presso il gran parterre della Reggia di Venaria, nell’ambito del festival ART SITE FEST, a cura di Domenico Maria Papa.
Salvatore Astore ha collaborato con numerosi curatori e critici fra cui ricordiamo Maurizio Calvesi, Tommaso Trini, Luciano Caramel, Francesco Poli, Flaminio Gualdoni, Enrico Crispolti, Paolo Fossati, Luca Beatrice, Marisa Vescovo, Mirella Bandini, Elena Pontiggia, Martina Corgnati.
Opere dell’artista sono presenti in varie collezioni pubbliche tra cui il Museo d’Arte contemporanea di Bologna, la Galleria d’Arte Moderna di Torino, il PAC di Milano e la Sol Lewitt Collection in Connecticut.
Il progetto espositivo, che si inserisce all’interno delle ricorrenze del quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci, è realizzato in collaborazione con la Città di Torino, sotto il coordinamento dell’Ufficio Arte Pubblica e con i patrocini della Regione Piemonte e della Città Metropolitana di Torino. L’inaugurazione si terrà giovedì 11
novembre in presenza dell’artista e delle Istituzioni. L’illuminazione dell’opera è a cura di Iren, l’operazione è resa possibile grazie al sostegno di Banca Intermobiliare, e al sostegno di aziende e mecenati del territorio tra i quali Assistudio, Gruppo Building, Damilano, Deltratre, Subduded, Vestil.