Le opere si chiamano tutte Wall, 01, 02, 03… accompagnate da una breve sigla identificativa per non confondersi tra l’una e l’altra; a oggi sono tredici, realizzate nell’arco di due anni, di cui una posta al di fuori delle mura che recintano l’edificio. Poi ci sono i progetti collaterali – installazioni sorte spontaneamente con pile di libri, la ciclabile light, i Brainphone del corso di ceramica (solo per citare tre esempi tra i tanti) – che arricchiscono ancor di più l’offerta. Ebbene sì, di offerta si tratta, dato che la scuolamuseo di Monteverde ha finalmente aperto le proprie porte al pubblico, ogni martedì e giovedì pomeriggio dalle 14:00 alle 17:30. L’obiettivo è di riuscire a accogliere curiosi, abitanti della zona e appassionati di arte contemporanea un sabato al mese, per rendere ancor più agevole la fruizione dei suoi spazi, ipotizzando gennaio 2017 come data iniziale dei cinque appuntamenti prima della pausa estiva.
La scuolamuseo di Monteverde nasce all’interno del programma di SCHOOL01, il laboratorio attivo dal 2014 nell’Istituto Comprensivo Fabrizio De Andrè di via Fabiola a Roma che coinvolge i ragazzi dagli 11 ai 15 anni nel pensare-pianificare-eseguire-mentenere opere d’arte sperimentali nel luogo dove studiano tutti i giorni. «È un progetto di cittadinanza attiva teso a migliorare il proprio quartiere, è un progetto inclusivo dove nessuno rimane indietro, che combatte la dispersione scolastica, e che sostiene l’integrazione degli alunni che provengono da altri paesi» scrive Andrea Biavati, artista nonché fondatore e instancabile promotore dell’iniziativa. Da un biennio, dunque, per quindici minuti, a coppie, gli studenti di prima, seconda e terza media vengono quotidianamente sollecitati a trasformare aule, corridoi, e mura di cinta in supporti per mettere alla prova la personale inventiva. Ciascun intervento è discusso, valutato e completato dalle sette classi in modo spesso corale: «Mentre i primi due anni sono stati interlocutori, anche con me stesso, dovendo capire se il metodo adottato fosse il migliore per la didattica, oggi vedo che i ragazzi hanno acquisito una capacità di organizzarsi, di elaborazione. Questo in realtà non si può sempre chiamare arte, ma è creatività, è pensiero libero, quindi funziona. In aggiunta alle opere, inoltre, hanno cominciato a fare critica, a raccontarle, come con le audio guide, che riferiscono il motivo per cui sono nate, come, i mezzi, i tempi, le forze messe in campo».
Una simile funzione divulgativa la ha il Wall informativo, l’ultimo sforzo delle terze al termine del proprio percorso.
«Lì hanno imparato il micro marketing, giungendo alla conclusione che dovevano tassarsi donando un euro ciascuno. Sono stati loro a proporlo per far comprendere a chi entra nell’Istituto che il De Andrè è una scuolamuseo: è un muro interattivo dove spingendo dei bottoni una voce introduce il progetto. Vi abbiamo impiegato 6 mesi, sia per pianificare il disegno – ci sono delle icone che rappresentano un libro (la scuola), un tubetto di colore (il programma artistico), il wi-fi (l’apertura e la condivisione), le cuffiette (l’audio) – che per farlo funzionare con Arduino. Io non ne capisco nulla, hanno dovuto pensare a tutto i ragazzi, e tante volte si sono scoraggiati nella difficoltà di risolvere i problemi. Abbiamo anche riutilizzato il pongo, che esternamente con l’acqua si scioglie, per nascondere il cablaggio dei fili di rame che trasmettono il segnale. È un forte motivo di orgoglio, non tanto per il lavoro intelligente, piacevole e brillante, quanto perché sentono che appartiene loro».
Tra i numerosi impegni portati a termine, vi sta dando egual soddisfazione il Wallout in via Ozanam 109, selezionato per la sezione Junior Street Art nella mostra Beyond del festival Outdoor, come tutta la serie di legami intrecciati con realtà esterne.
«Insieme all’Associazione Monteverde Attiva sono stati coinvolti i quattro plessi dell’Istituto Comprensivo per realizzare delle opere nel quartiere. Il messaggio era di far capire alle persone che stanno al di fuori cosa accade nella scuola. Gli studenti hanno scelto di fare il murale monocromo proprio perché generalmente sono colorati: solo il bianco si staglia sulla parete, senza essere chiassoso; sono origami a forma di animali; ha un sapore diverso.
Quest’anno ci siamo proposti di portare avanti iniziative con alunni non solo interni; di coinvolgere le quinte elementari per creare appartenenza all’Istituto; e di attivare collaborazioni ampie, come il gemellaggio con Potenza, dove è nata School02. I ragazzi di Roma e Potenza si sono incontrati e hanno sviluppato delle idee, però ancora embrionali. Giù la situazione è differente: devono trovare sovvenzioni per finanziarsi perché i due artisti che hanno seguito le prime passano al secondo, aggiungendosene due nuovi per le prime, e così via. Questo in quanto la scuola è molto grande, con molte aule. Sono scelte diverse: la loro necessità è di lavorare in maniera più metodica; io mi interfaccio con sette classi, gratuitamente, e le gestisco tutte insieme, dalla prima alla terza. A ma piace lasciar libera School02 di agire, sia nel modo organizzativo che creativo. Il fatto di confrontarsi è la cosa migliore per far crescere il progetto».
Tornando al museo, quali gli ultimi lavori conclusi, che chi verrà a visitarlo si troverà di fronte?
«L’anno è iniziato parlando di riciclo, svincolandoci però dalle classiche modalità proposte nelle aule (prendi la lattina, la bottiglia, i tappini di plastica e mettili tutti attaccati, ecc…). Ragionando coi ragazzi abbiamo capito che c’è un materiale importante, i compiti in classe, che dopo un quinquennio vengono buttati al macero; un materiale che ha richiesto fatica, sudore, pianti, copiato, note, e dentro vi è la vita. La rigenerazione è consistita nello strapparli, sminuzzarli, frullarli con l’acqua, creare la cellulosa, prendere un retino di base per produrre un nuovo foglio, né più né meno di come si fa nelle cartiere. Solo che questo è di 6 metri x 3, e ci abbiamo impiegato 6 mesi di tempo. Per me era finito, ma lì è cominciato tutto da capo: volevano farvi un aeroplanino e non potendo piegarlo ce lo hanno dipinto sopra, col chiaroscuro. Altro lavoro interessante, per commemorare De Andrè cui la scuola è dedicata, è “il collage” che lo ritrae con la stessa modularità che connota l’intero progetto School01. Una stratificazioni di piccole azioni, circa 1200 tessere di diverse gradazioni di grigio che collocate una a fianco all’altra, come pixel, ne ricreano l’immagine».
Alcuni interventi, invece, proseguiranno il quadrimestre appena al principio.
«Sì, sono estremamente lunghi. Con le prime, ad esempio, abbiamo restaurato dei disegni di 15 anni fa che si trovano nei corridoi. La preside mi ha chiesto di cancellarli, ma coi ragazzi, ipotizzando che anche i nostri si sarebbero potuti eliminare tra vent’anni, abbiamo optato per la tutela. Col gessetto bianco, quello che usano quotidianamente sulla lavagna, li hanno ricoperti, facendo sì che si continuassero a intravedere. La cancellazione è solo simbolica, li abbiamo esaltati, trasformando qualcosa di vecchio in qualcosa di attuale. Nella scuola ce ne sono tanti e potremmo ricorrere ai pastelli a cera, alle matite, alle tempere allungate con l’acqua, alla carta velina…
Poi di non ancora terminato c’è il Wall11 Chewing gum, il murale con i chewing gum, appunto, che va di moda tra i giovani, però evitando stratificazioni in base alla tonalità, già viste e riviste. Abbiamo individuato un disegno – ovviamente un banco e una sedia, perché sono abituati a attaccarcele sotto – che ingrandito è stato riportato a muro con la tecnica dello spolvero, e colorato con la gomma da masticare a mo’ di plastilina, stesa omogenea. Così non si capisce con cosa è realizzato».
Assieme al museo state progettando una biblioteca.
«A scuola ce n’è una vetusta, che deve essere riorganizzata, e con un genitore, architetto, abbiamo deciso di fare delle lezioni specifiche per consentire ai ragazzi delle terze di essere indipendenti nella sua ideazione. Lo spazio immaginato non ha scaffali su scaffali ma è un grande soggiorno dove tutti si possono sdraiare per terra, leggere, comunicare; dove ci sono iPad, tablet o reader; un ambiente che per noi è qualcosa di futuro ma che loro già vivono come quotidiano. Abbiamo trovato i finanziamenti per la parte centrale, imbiancandola, grazie a dei bandi ai quali la De Andrè ha partecipato. Abbiamo anche ragionato sul suo legame col museo e visto che di biblioteche ce ne sono tante a Monteverde la conclusione è stata quella di specializzarla sull’arte contemporanea, che significa che richiederemo i testi alla Biennale, a Kassel e via discorrendo, in modo tale da avere un panorama vasto di ciò che avviene nel mondo. Chiaramente sarà fruibile, aperta al pubblico, ma c’è tanto da lavorare, servono fondi, accordi con il Municipio, e con associazioni di bibliotecari. Dall’idea alla messa in atto dell’opera possono passare anni, bisogna essere costanti».
La stessa costanza che serve per tenere aperta la scuolamuseo.
«Si mette in moto un processo senza fine: il museo non devi solo farlo visitare ma restaurare, mantenere, devi inventarti dei sistemi diversi ogni volta, come fanno gli spazi ufficiali: c’è la mostra permanente e quella temporanea, che dà il polso dell’innovazione; ci sono i cantieri che cambiano anche all’ultimo, perché ogni cosa è soggetta a votazione e se i ragazzi non vogliono fare non fanno, sono molto coerenti e decisionisti; poi c’è la comunicazione, l’informazione. Tenere le porte schiuse significa creare una consapevolezza su Monteverde, stare lì quotidianamente a dire che possono venire a toccare con mano le opere.
Per ora sono io a guidare il tutto, martedì e giovedì, dove ho la certezza di essere presente per portare le persone in giro dato che non possono muoversi per la scuola da soli. L’ingresso prevede una sottoscrizione di 5 euro: il ricavato serve a finanziare le spese dei nuovi lavori; e l’ipotetica apertura di sabato, che sarà dispendiosa. Non solo: il biglietto non è un semplice cartoncino ma una stampa numerata creata dagli alunni, da collezionare, e a condurre i visitatori tra le sale, le nuovissime audio guide, anch’esse pensate, scritte e interpretate da loro».
Per rimanere aggiornati sulle iniziative e i nuovi progetti di School01 potete consultare il sito school01.org e soprattutto seguire la spassosa pagina facebook, vero e proprio diario di bordo dell’iniziativa.