Venerdì 3 e sabato 4 febbraio 2023 ore 20.00 – 02.00
Punta della Dogana, Venezia
Leïla Ka, Carmen Villain, Marta Cuscunà, Charlotte Adigéry & Bolis Pupul, Riccardo Benassi, Nkisi, Andrea Belfi, Mellina Boubetra, Tolouse Low Trax, Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp, Deena Abdelwahed
Ideato da Palazzo Grassi – Punta della Dogana, realizzato in collaborazione con Terraforma ed Enrico Bettinello
Venerdì 3 e sabato 4 febbraio 2023, Set Up torna a Punta della Dogana investendone gli spazi per accogliere due serate di musica, danza e performance, offrendo un’esperienza unica all’interno della ex Dogana del Mar nel periodo di tempo che va dal disallestimento della mostra “Bruce Nauman: Contrapposto Studies” e l’apertura della nuova collettiva “Icônes”, a cura di Emma Lavigne e Bruno Racine, il 2 aprile 2023.
Questa nuova edizione vede la partecipazione di artisti internazionali, di generazioni, ispirazioni e influenze culturali differenti che si alterneranno tra le navate e all’interno del cubo di Punta della Dogana, offrendo al pubblico prospettive inedite sugli spazi di questo straordinario complesso architettonico. Un’esperienza altamente immersiva in cui le barriere tra artista e osservatore tendono ad assottigliarsi, nella scoperta delle sonorità contemporanee e delle più attuali ricerche sul movimento.
Gli artisti invitati a presentare le proprie opere performative al pubblico di Punta della Dogana per Set Up 2023 sono: la danzatrice e autrice francese Leïla Ka (Francia), la dj e producer di origini norvegesi-messicane Carmen Villain (Nuovo Messico), la performer e attivista ecofemminista Marta Cuscunà (Italia), il duo elettronico di Gand Charlotte Adigéry & Bolis Pupul (Belgio), l’artista “delle città”, per dirla come Jimmie Durham, Riccardo Benassi (Italia), la dj fondatrice del collettivo di musicisti della diaspora africana NON Worldwide Nkisi (Regno Unito), il percussionista e compositore Andrea Belfi (Italia), la danzatrice hip-hop Mellina Boubetra (Francia), il producer dalle eleganti sonorità afro-barocche Tolouse Low Trax (Germania), il gruppo post-punk de l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp (Svizzera) e l’esploratrice sonora Deena Abdelwahed (Tunisia/Francia).
Teatro, coreografie e attivismo veicolato attraverso il corpo, gli arpeggi oscuri e le sperimentazioni estreme, fino all’afro avant-pop e le suggesioni musicali più innovative, il rapporto tra corpo e voce, il movimento e la forza dei segni performativi, sono tutti elementi che gli spettatori sono invitati a esplorare in un programma che si sviluppa negli spazi di Punta della Dogana, per rinnovare la propria prospettiva percettiva ed emozionale.
PROGRAMMA – SET UP 4° edizione
(L’ordine delle esibizioni potrebbe variare)
Venerdì 3 febbraio 2023 | Ore 20.00 – 02.00
Leïla Ka – Danza | Navata 1
Leïla Ka ha iniziato la sua carriera con la danza urbana, che ha rapidamente incrociato con altre influenze. Dopo aver lavorato come interprete, in particolare per Maguy Marin, ha scoperto una teatralità danzata che ha mantenuto come possibile forma di arricchimento del suo lavoro. e si è lanciata nella creazione della sua prima opera Pode ser. Questo assolo, che ha vinto cinque premi internazionali ed è stato eseguito più di 140 volte dalla sua creazione, nel 2018, si avvicina liberamente con la danza e il teatro urbano contemporaneo nel tentativo di illustrare la complessità e la difficoltà dell’essere. Un tema che l’autrice riprende e tratta su scala comunitaria in un secondo pezzo, il duetto C’est toi qu’on adore e in una terza creazione, l’assolo, Se faire la belle. Leïla sta attualmente lavorando a un’opera collettiva ed è artista associata presso CENTQUATREPARIS, La Garance, Scène nationale de Cavaillon, ed è sostenuta dalla Rete Tremplin – che fornisce sostegno ai coreografi emergenti – fino al 2024.
Carmen Villain – Live set | Cubo
Carmen Villain, nome d’arte di Carmen Hillestad, è una musicista/producer nata a Midland, nel Michigan, e di stanza a Oslo. Archiviata una carriera da top model che l’ha portata sulle pagine di Elle, Vogue e Marie Claire, pubblica il suo album di debutto nel 2013. “Sleeper” la rivela in qualità di cantautrice indierock influenzata dal suono ruvido degli anni ‘90, in particolar modo Sonic Youth e Royal Trux. A partire da questo primo tassello l’artista di origini messicano-norvegesi inizia un graduale processo di evoluzione sonora, orientandosi verso strutture atmosferiche di matrice ambient. “Infinite Avenue” del 2017, pur presentando i primi segnali di questa conversione, è ancora un disco di canzoni caratterizzato da dolenti trame psych-folk e sfumature dream-pop. È con “Both Lines Will Be Blue” (2019), primo lavoro interamente strumentale, che si compie definitivamente la transizione da songwriter a tessitrice di paesaggi ambient, scaturiti dall’intersezione di modulazioni sintetiche, field recording e influenze jazz. I successivi tasselli vedono Villain esplorare il lessico elettronico alla ricerca di una definizione sempre più ibrida e sfaccettata, i cui risultati sono efficacemente cristallizzati nella suite “Affection in a Time of Crisis” (2020) prodotta per Longform Editions e soprattutto nel dinamico “Only Love From Now On” (2022).
Marta Cuscunà – Performance | Navata 1
Marta Cuscunà è autrice e performer di teatro visuale, nella sua ricerca unisce l’attivismo alla drammaturgia per il teatro di figura. Nel 2009 vince il Premio Scenario per Ustica con “È bello vivere liberi!” primo capitolo di “Resistenze femminili”, una trilogia di cui fanno parte “La semplicità ingannata” e “Sorry, boys”. Ne “Il canto della caduta” unisce l’immaginario ancestrale del mito di Fanes ai principi di animatronica utilizzati per manovrare i pupazzi. “Earthbound” è un monologo di fantascienza per attrice solista e creature meccaniche, ispirato all’ultimo saggio ecofemminista di Donna Haraway. Nel 2021 diventa artista associata al Piccolo Teatro e partecipa alla trasmissione di Rai 3 “La Fabbrica del mondo” di Marco Paolini e Telmo Pievani per la quale scrive e interpreta “Corvi alla fine del mondo”, miniserie in sei episodi dedicata ai temi dell’ecofemminismo. Dal 2009 al 2019 ha fatto parte di Fies Factory, un progetto di Centrale Fies.
Charlotte Adigéry & Bolis Pupul – Musica | Navata 2
Appropriazione culturale. Misoginia e razzismo. Vanità dei social media. Post-colonialismo e correttezza politica. Non sono argomenti che normalmente si sentono sulla pista da ballo, ma Charlotte Adigéry e Bolis Pupul stanno rompendo le regole con la loro musica. Il duo di Gand, che ha debuttato con l’EP “Zandoli” del 2019 per l’etichetta discografica DEEWEE di Soulwax, è un narratore d’eccezione di musica elettronica.
Riccardo Benassi – Performance | Cubo – Dancefloorensick Chapters 1, 2, 3
Del suo lavoro Benassi afferma: “Dancefloorensick è una parola che ho creato mischiando tre parole: Dancefloor + Forensic + Sick. Utilizzo spesso i neologismi perchè mi permettono di far atterrare sulla realtà un’idea, concedendole di uscire dalla mia mente per incontrare altre persone. Dancefloorensick è una serie di video-essays divisa in sei capitoli che – se visti uno dopo l’altro – compongono un unico flusso, suonano come un mixtape. Una collezione di appunti che ambiscono alla poesia, sapendola irraggiungibile: si sono presi momentaneamente per mano e poi hanno messo in discussione la linearità formando un cerchio e – forse – interrompendo il ronzio. Ronzio di speaker accesi e pronti che tuttavia non emettono ancora suono. Ronzio di idee contrastanti che mi illudo di codificare. Ronzio dei Big Data che un esercito di AI sta cercando di discernere tra rumore e informazione. Ronzio da linguaggio online standardizzato, sintomo di crisi identitaria e conformismo pilotato. Ronzio delle cicale che erano qua ben prima che noi arrivassimo. Ronzio dei respiratori in terapia intensiva che sostituisce il ticchettio dell’orologio a parete. Ronzio di droni che stiamo già imparando ad abbattere con la fionda. Poi, finalmente, la musica, e spesso – anche con il senno di poi – si tratta di una voce amica.” “Dancefloorensick è stata co-prodotta dal Centre d’Art Contemporain Genève per la Biennale de l’Image en Mouvement 2021 e dal MACRO — Museo d’Arte Contemporanea di Roma per Retrofuturo 2022”.
Nkisi – Dj-set | Navata 2
Melika Ngombe Kolongo è nata in Congo, cresciuta in Belgio e ha iniziato a usare il nome Nkisi dopo essersi trasferita a Londra nel 2012. Nkisi produce brani da club intensi e potenti, influenzati in egual misura da poliritmi africani, dalla techno hardcore e dai film horror italiani degli anni Settanta. La musicista e artista visiva è una dei co-fondatori di NON Worldwide, un collettivo di artisti sperimentali della diaspora africana. Dopo aver pubblicato diversi EP digitali e in vinile nel corso degli anni 2010, il debutto completo di Nkisi, “7 Directions”, è apparso nel 2019. Nel 2020, la nuova etichetta di Nkisi, INITIATION, si presenta con “INT001”, un EP di tre tracce che fonde strategie ritmiche di rumore con linguaggi segreti di tamburi provenienti dalla antiche tradizioni Kongo. Nkisi incanala 160+ bpm, percussioni metalliche frenetiche e ipnotizza la pista da ballo in uno spazio trascendentale e ritualistico. Gravitando verso il lato più aggressivo della musica dance, pur mantenendo un forte fattore emotivo e un senso sognante, ha iniziato a produrre musica oltre a essere resident di una serata fissa nel club Endless. I suoi primi dischi, “16” e “21”, sono apparsi su Doomcore, l’etichetta di Amburgo gestita da Low Entropy, rispettivamente nel 2014 e nel 2015. Insieme a Chino Amobi e Angel-Ho, Nkisi ha fondato NON Worldwide nel 2015 e ha iniziato a comparire nelle compilation dell’etichetta. Nel gennaio del 2016 ha iniziato a condurre un programma mensile su NTS Radio e ha composto musica per installazioni e spettacoli teatrali tenuti in diverse gallerie di Londra e d’Europa negli anni successivi. La sua prima uscita in vinile, “Kill EP”, è stata pubblicata da MW nel 2017. Durante l’anno ha anche curato il festival annuale del Wysing Arts Centre di Cambridge, intitolato “Opaque Poetics”. L’EP di Nkisi “The Dark Orchestra” è stato pubblicato dall’impronta Arcola di Warp, da tempo inattiva, dopo la sua ripresa all’inizio del 2018. Il suo album di debutto, “7 Directions”, è stato pubblicato dall’etichetta di Lee Gamble UIQ nel 2019 ed è ispirato alla cosmologia africana dei Bantu-Kongo, in particolare agli scritti dello studioso Kongo Kimbwandende Kia Bunseki Fu-Kiau.
Sabato 4 febbraio 2023 | Ore 20.00 – 02.00
Andrea Belfi – Drums & electronics | Cubo
Batterista, compositore e musicista sperimentale italiano di base a Berlino, Andrea Belfi ha costruito negli anni un linguaggio sonoro estremamente personale, facendo interagire un essenziale set di batteria con un altrettanto minimale set elettronico e miscelando così la complessità timbrica dei suoni acustici con le infinite possibilità offerte dai supporti digitali. In questi anni Belfi si è guadagnato un’importante reputazione internazionale per le sue performance dal vivo, tanto energiche quanto ipnotiche e immersive. Nel 2019 è stato invitato da Thom Yorke ad aprire i concerti del Tomorrow Modern Boxes tour in Europa e Nord America. Ha collaborato, in studio e sul palco, con artisti del calibro di Nils Frahm, Mouse on Mars, Jóhann Jóhannsson, Mike Watt, Circuit des Yeux e David Grubbs. Ha suonato alla Philharmonie de Paris, Montreux Jazz Festival, The Greek Theater (Los Angeles), Unsound Festival (Cracovia), Barbican Center (Londra), Issue Project Room (New York), CTM Festival (Berlino), Fondazione Prada (Milano). I suoi ultimi dischi, l’LP “Ore” (per la londinese Float Records) e l’EP “Strata”, hanno consolidato il suo percorso artistico e catturato nuovi fan, tra cui influenti critici e addetti ai lavori come Mary Anne Hobbs, Gilles Petterson e Sasha Frere-Jones. A marzo 2023 uscirà il suo nuovo album, intitolato “Eternally Frozen”, che consiste in una serie di composizioni per ensemble di ottoni, percussioni ed elettronica. Un ulteriore passo in avanti per Belfi, che in questo caso riveste il ruolo di compositore.
Mellina Boubetra – Danza | Navata 1
Mellina Boubetra ha iniziato a ballare in un centro sociale di Colombes, la sua città natale. Ha scoperto l’hip-Hop in giovanissima età e con il suo l’insegnante Mohamed El Hajoui ha creato il duo Jazz Rock e Locking “Second souffle”, che debutta nel 2006. Dopo aver studiato biologia per diversi anni, ha deciso alla fine del 2015 di dedicarsi alla danza. Inizia con delle battles all style e gradualmente si muove verso la creazione. Si è unita alla compagnia Des pieds au mur di John Degois per lo spettacolo “De bois e…” nel 2016. Nel 2017 ha incontrato Andrew Skeels per lo spettacolo teatrale “Finding Now” e nel 2018 la compagnia Dyptik per “Le Cri”.
Tolouse Low Trax – Electro | Cubo
“La primitività nella mia musica è legata a qualcosa di semplice, e questo non deve essere necessariamente minimal. La musica che rimane incompiuta contiene un momento di bellezza. Un velo di segretezza. Lavoro in modo molto semplice: preferisco ridurre le mie possibilità. Le limitazioni offrono molte libertà”. L’etica di Tolouse Low Trax, alias di Detlef Weinrich, si traduce nelle sue molteplici uscite su etichette come Idle Press, Infiné, Karaoke Kalk, Kunstkopf, Neubau, Themes For Great Cities, Antitote o Córto, Cities, Antitote o Cómeme. Il produttore tedesco non è di certo un nuovo arrivato nella scena: ancora membro attivo di Kreidler, è l’uomo che sta dietro alla Dusseldorf, il famigerato Salon des Amateurs. Le sue produzioni come Tolouse Low Trax esplorano l’eleganza afro-barocca attraverso arpeggi oscuri, l’ipnosi a rilascio lento trasforma i generi in scenari sfocati in cui ci si perde facilmente e quando si vuole tornare indietro, è troppo tardi.
Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp – Tropical postpunk – afro avantpop | Navata 2
Nata a Ginevra nel 2006 su impulso del contrabbassista Vincent Bertholet, l’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp è inizialmente un sestetto (“un gruppo rock con marimba” lo definisce Bertholet) il cui nome intende omaggiare le orchestre africane (che spesso, un po’ pomposamente, si autodefiniscono onnipotenti) e l’arte dada, fondendo così uno spirito ecologista e una programmatica ritrosia a schemi, convenzioni ed etichette di genere. È nel 2016, in occasione dei dieci anni del progetto, che arriva la decisione di allargare la band. Nel corso del tempo la line-up si stabilizza a 12 elementi: doppia sezione ritmica, contrabbasso, due marimba, due violoncelli, violino, fiati, chitarre. L’Orchestre Tout Puissant Marcel Duchamp ha all’attivo cinque album in studio, di cui il penultimo e il terzultimo prodotti da John Parish (PJ Harvey). Il loro ultimo disco “We’re ok but we’re lost anyway” (uscito ancora con Bongo Joe Records) è stato accolto da una vera e propria ovazione da parte della critica (4° posto della classifica 2021 di Blow Up, nei top 50 di Rumore e al 6° posto dei dischi world per Il Giornale della Musica) ed è menzionato anche da Gilles Petterson come una delle migliori uscite nello scorso anno.
Riccardo Benassi – Performance | Cubo – Dancefloorensick Chapters 4, 5, 6
Deena Abdelwahed – Dj-set | Navata 2
Dopo gli inizi in una band jazz e molteplici interventi nella scena elettronica di Tunisi, la produttrice e DJ Deena Abdelwhahed si è trasferita in Francia nel 2016. Ha firmato per l’etichetta parigina InFiné e ha pubblicato due EP, “Klabb” (2017) e “Dhakar” (2020) e un album intitolato “Khonnar” (2018), acclamato da diversi media internazionali come Pitchfork e The Guardian. Le sue esplorazioni musicali tentano di recuperare gli elementi che compongono la diversità della musica araba, traendo ispirazione dalla dance elettronica influenzata dalla Club music e dall’attuale scena avanguardistica e sperimentale. Ha co-prodotto il brano “an itch” che compare nell’ultimo album di Fever Ray, “Plunge” e ha prodotto diversi remix di Bachar Mar-Khalifé, Flore, Domenico Torti e Afrika Bambaataa, tra gli altri. Ha anche collaborato con la comunità della danza, chiamata da Alexandre Roccoli a scrivere ed eseguire la musica per “Weaver” nel 2017. Deena Abdelwahed si è esibita sul palco di diversi festival ed eventi di fama come il Sonar Festival, per due volte, Les Dunes Electroniques in Tunisia, il CTM Festival di Berlino, il Dekmantel di Amsterdam, il Dour festival o il Mutek Festival di Città del Messico e club come la Concrète e il Dehors Brut di Parigi, il Berghain di Berlino e il Mutabor di Mosca, tra gli altri.